L'offensiva di Israele, dichiara Guterres, è "il vero problema" nella consegna di aiuti alla Striscia: "Siamo per il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi"
La guerra in Medioriente giunge al giorno 77. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu approva la risoluzione a favore degli Emirati Arabi Uniti che chiede maggiori aiuti a Gaza, ma non la tregua. Il testo non include neanche l'originaria frase "urgente sospensione delle ostilità". Due le astensioni: Stati Uniti (delusi per la mancata condanna dell'attacco di Hamas del 7 ottobre) e Russia. L'offensiva di Israele, dice il segretario delle Nazioni Unite Guterres, è "il vero problema" nella consegna di aiuti alla Striscia: "Siamo per il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi". Israele, intanto, propone ad Hamas due settimane di tregua per far liberare altri ostaggi. Il bilancio dei morti a Gaza ha raggiunto 20.057 vittime e 53.320 feriti.
Hamas giudica come "un passo insufficiente" la risoluzione su Gaza votata oggi all'Onu e accusa gli Usa di aver "svuotato" il testo.
L'Ue accoglie "con favore" la risoluzione del Consiglio di sicurezza dell'Onu. Il testo "chiede una consegna rapida, sicura e più ampia degli aiuti alla popolazione di Gaza e getta le basi per la fine delle ostilità", scrive su X la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.
La decisione del Consiglio di Sicurezza "mantiene l'autorità della sicurezza di Israele di monitorare e ispezionare gli aiuti in ingresso a Gaza". Lo ha detto l'ambasciatore israeliano all'Onu Gilad Erdan che ha ringraziato gli Usa e il presidente Biden "per la loro ferma posizione di essere a fianco di Israele" e per aver "criticato aspramente il Cds e l'Onu per il loro silenzio di fronte alle atrocità del 7 ottobre". Secondo Erdan, l'Onu si è focalizzato solo sugli aiuti a Gaza, invece di farlo sulla "crisi umanitaria degli ostaggi".
L'offensiva di Israele è "il vero problema" nella consegna di aiuti alla Striscia di Gaza. Lo afferma il segretario generale dell'Onu, Antonio Guterres. "Riteniamo - aggiunge - che ci debba essere un immediato e senza condizioni rilascio degli ostaggi" nelle mani di Hamas.
"Israele continuerà la guerra fino al rilascio di tutti i rapiti e all'eliminazione di Hamas nella Striscia di Gaza". Lo ha detto il ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen, definendo tuttavia "giusta la decisione del Consiglio di sicurezza che l'Onu garantisca una razionalizzazione nel trasferimento degli aiuti umanitari e assicurarsi che arrivino a destinazione e non ad Hamas". Israele, ha aggiunto, "continuerà ad agire secondo il diritto internazionale, ma rivedrà tutti gli aiuti umanitari a Gaza per ragioni di sicurezza".
"Sappiamo che molto altro deve essere fatto per affrontare questa crisi umanitaria. Ma siamo chiari: Hamas non è interessata a una pace durata. Dobbiamo lavorare a un futuro in cui israeliani e palestinesi vivono fianco a fianco". Lo afferma l'ambasciatrice americana all'Onu Linda Thoms-Greenfield, dicendosi sorpresa e delusa dal fatto che il Consiglio di sicurezza non sia stato in grado di condannare l'attacco di Hamas del 7 ottobre. "Questa risoluzione parla della gravità della crisi", aggiunge sottolineando che "non c'è più tempo da perdere. Dobbiamo lavorare insieme per alleviare questa immensa sofferenza".
La risoluzione approvata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu chiede maggiori aiuti per Gaza, ma non chiede una tregua immediata. Il testo non include neanche l'originaria frase "urgente sospensione delle ostilità".
Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu approva la risoluzione a favore degli Emirati Arabi Uniti che prevede maggiori aiuti a Gaza. La risoluzione è stata approvata con 13 voti a favore, zero voti contrari e due astensioni: Stati Uniti e Russia.
Tre morti (fra cui due minorenni) e almeno sei feriti: questo il bilancio della deflagrazione, avvenuta a Rafah nel sud della striscia di Gaza, di una jeep Hyundai. Lo ha riferito l'ospedale Yussef al-Najar di Rafah, che finora non ha reso noto l'identità degli uccisi. Testimoni sul posto aggiungono che il veicolo è stato attaccato dalla aviazione israeliana e che potrebbe essersi trattato di un'esecuzione mirata. In Israele l'episodio non è stato ancora commentato.
Funzionari israeliani stanno discutendo altre proposte per convincere Hamas a un negoziato che porti a un nuovo scambio di ostaggi, nonostante la fazione islamica abbia chiesto come condizione ineludibile per questo la fine della "aggressione" a Gaza. Lo ha riportato la tv Kan che cita fonti a conoscenza del dossier. Una delle possibilità studiate, e sulle quali Hamas starebbe riflettendo, è quella, secondo quanto riferito, di una tregua di circa 2 settimane in cambio di decine di ostaggi.
Dopo 17 ore circa di relativa calma, sono tornate le sirene di allarme anti razzi nelle aree israeliane al confine con il Libano. Lo ha fatto sapere l'esercito.
L'esercito israeliano ha annunciato che la Brigata 401 ha ormai il "controllo operativo" del quartiere Rimal di Gaza City. Secondo la dichiarazione, riportata da Haaretz, tunnel utilizzati dai leader di Hamas Ismail Haniyeh, Yahya Sinwar e Mohammed Def sono stati scoperti nella zona dalla squadra di combattimento della brigata, insieme alle unità d'elite Shaldag e Shayetet 13. Rimal, ora in larga parte ridotto in macerie dai bombardamenti israeliani, era considerato uno dei quartieri più benestanti della città, che ospitava uffici pubblici e sedi di organizzazioni internazionali.
E' stato di nuovo rinviato il voto al Consiglio di sicurezza dell'Onu sulla risoluzione a Gaza. Lo riferiscono fonti diplomatiche. Nella nuova bozza sarebbe scomparsa la richiesta della fine immediata dei combattimenti, rimpiazzata da misure urgenti per consentire gli aiuti umanitari
Il bilancio dei morti a Gaza ha raggiunto 20.057 vittime e 53.320 feriti dal 7 ottobre. Lo ha annunciato il ministero della Salute palestinese sui propri profili social. Nelle ultime 48 ore, aggiunge la nota, nella Striscia di Gaza si sono registrate 390 vittime e 734 feriti.
Nell'ultima bozza di risoluzione dell'Onu su Gaza, di cui la France Presse ha preso visione, si chiedono "misure urgenti per consentire immediatamente un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli e per creare le condizioni per una cessazione sostenibile delle ostilità". Quindi è sparito il passaggio sulla "fine immediata" dei combattimenti.
L'ambasciatrice degli Stati Uniti all'Onu Linda Thomas-Greenfield, ha dichiarato che dopo aver "lavorato duro e diligentemente nel corso della scorsa settimana" con l'Egitto e gli Emirati Arabi Uniti sulla risoluzione per Gaza, Washington era pronta "a sostenere la bozza così come era scritto". Lo riporta il New York Times. Non è chiaro a questo punto cosa possa aver impedito per l'ennesima volta il voto nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Una riunione a porte chiuse del Consiglio di sicurezza dell'Onu si è svolta al palazzo di Vetro per cercare di trovare un accordo sulla risoluzione per permettere agli aiuti umanitari di entrare a Gaza. Lo riporta il New York Times. Sulla misura continua ad esserci il veto degli Stati Uniti ed è improbabile che il voto già rimandato martedì e mercoledì possa avvenire nelle prossime ore.
Israele ha riconosciuto con gli Stati Uniti la necessità di una "transizione ad operazioni militari meno intensi". Lo ha detto il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale della Casa Bianca, John Kirby, senza tuttavia precisare i tempi di questo passaggio. "Gli israeliani decideranno quando e quale sarà la minore intensità e cosa ciò significa", ha sottolineato il funzionario della Casa Bianca. "Non dettiamo termini e tempistiche agli israeliani", ha ribadito precisando che gli Stati Uniti hanno comunicato ad Israele "l'importanza di passare a operazioni a bassa intensità".