© Ansa
© Ansa
Cresce la tensione dopo l'attacco di Tel Aviv al consolato iraniano di Damasco. Hamas ribadisce la propria posizione: "Accordo solo con il cessate il fuoco e il ritiro delle truppe israeliane"
© Ansa
© Ansa
La guerra in Medioriente tra Israele e Hamas giunge al giorno 183. Circa 100mila israeliani sono scesi in piazza a Tel Aviv per protestare contro il governo Netanyahu e per chiedere un accordo che riporti a casa gli ostaggi ancora detenuti a Gaza. Ci sono stati scontri con la polizia. Dopo il recente attacco israeliano su Damasco, sono state udite altre esplosioni nelle vicinanze della capitale siriana. Teheran afferma: "La vendetta è inevitabile, decideremo dove e quando" e mette in guardia gli Usa di "stare lontani da Israele" per "non farsi male". Secondo i media americani, le truppe iraniane sono "in massima allerta". Per l'emittente Cbs, Teheran aspetterà la fine del Ramadan per attaccare con droni e missili lo Stato ebraico. Hezbollah: "La guerra è a un punto di svolta". Intanto, Hamas rifiuta di fare marcia indietro e ribadisce la sua posizione per un accordo: "Cessate il fuoco permanente, ritiro dell'esercito da Gaza e scambio di prigionieri". I miliziani hanno comunque accettato di inviare una delegazione per rinnovare i colloqui al Cairo questo fine settimana.
Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz e cinque famiglie degli ostaggi partiranno domenica per una visita diplomatica in Italia. Lo scrive Ynet, secondo cui l'obiettivo del viaggio è "convincere gli italiani a ritirare la loro opposizione all'operazione a Rafah, bloccare le richieste di cessate il fuoco unilaterale nell'Unione europea e aumentare la pressione sul Libano". La delegazione intende anche "ribadire la legittimità israeliana nel continuare i combattimenti e promuovere la questione dei rapiti".
I manifestanti di Tel Aviv hanno acceso diversi fuochi in Kaplan Street, nei pressi del ministero della Difesa, che sono stati rapidamente spenti dalla polizia con estintori. Gli agenti hanno poi usato la forza per allontanare le persone scese in piazza, mentre gli speaker del corteo cercavano di riprendere il controllo. La folla gridava "Polizia, chi proteggete esattamente?" e "Ben-Gvir è un terrorista".
Sono circa 100mila gli israeliani scesi in piazza a Tel Aviv per protestare contro il governo Netanyahu e per un accordo che riporti a casa gli ostaggi ancora detenuti a Gaza, a sei mesi dal loro rapimento da parte di Hamas. I media parlano invece di "decine di migliaia", ma definiscono comunque la manifestazione come "la più grande dal 7 ottobre". La protesta si è svolta nei pressi del ministero della Difesa - l'unico a Tel Aviv - per concentrarsi all'incrocio della Ayalon, la tangenziale, rinominata "Piazza della democrazia". Tra gli slogan campeggiano quelli che chiedono "elezioni subito" e "liberate gli ostaggi subito".
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu "si mette tra noi e i nostri cari". Lo hanno detto i parenti degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas in conferenza stampa a Tel Aviv prima delle proteste in programma questa sera. Lo riporta il Times of Israel. "Netanyahu sta fallendo di proposito nell'accordo e si sta frapponendo tra noi e i nostri cari a Gaza", ha detto Einav Zangauker, il cui figlio Matan Zangauker è tenuto prigioniero, "gli ostaggi non hanno tempo per le elezioni e per aspettare, l'ostacolo all'accordo deve essere rimosso adesso e Netanyahu sostituito immediatamente".
Il leader dell'opposizione israeliana Yair Lapid partirà in serata per Washington dove incontrerà il consigliere per la Sicurezza nazionale Usa Jake Sullivan e il
segretario di Stato americano Antony Blinken. Lo ha annunciato l'ufficio di Lapid citato dal Jerusalem Post. Durante la sua visita, Lapid incontrerà alti funzionari dell'amministrazione americana alla Casa Bianca e al Dipartimento di Stato, nonché senatori democratici e repubblicani, tra cui il presidente della commissione per le relazioni estere del Senato, Ben Cardin, il leader della maggioranza democratica Chuck Schumer e Lindsey Graham.
Sono stati 9 i razzi lanciati dal Libano verso il nord di Israele, dove sono più volte risuonate le sirene di allarme inviando la gente nei rifugi. Lo ha fatto sapere, citato dai media, il portavoce militare aggiungendo che alcuni dei razzi da oltre confine sono stati intercettati dal sistema di difesa antimissili Iron Dome, altri invece sono caduti in zone aperte.
Sette bambini sono rimasti uccisi nell'esplosione di un ordigno nelle campagne di Daraa, nel sud della Siria, vicino alle frontiere con la Giordania, il Libano e Israele. Lo riferiscono i media statali citati da Al Arabiya.
Il capo dell'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, Martin Griffiths, ha affermato che la guerra di sei mesi tra Israele e Hamas a Gaza rappresenta "un tradimento dell'umanità". Secondo il funzionario Onu, nonostante "l'indignazione globale", "è stato fatto così poco per porvi fine, lasciando spazio a una così grande impunità". In una dichiarazione alla vigilia dei sei mesi della guerra, Griffiths ha chiesto "determinazione collettiva affinché si facciano i conti con questo tradimento dell'umanità".
Alcune esplosioni nelle vicinanze della capitale siriana Damasco vengono riferite con un post su X da Arab news. Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, la difesa aerea siriana ha colpito due obiettivi a sud di Damasco.
Hamas rifiuta di "fare marcia indietro" e resta sulle sue posizioni del 14 marzo riguardo a un possibile accordo per una tregua a Gaza anche se ha accettato di inviare una delegazione per rinnovare i colloqui al Cairo questo fine settimana. I miliziani ribadiscono che le sue condizioni sono "un cessate il fuoco permanente, il ritiro dell'esercito da Gaza, il ritorno degli sfollati, la libertà di movimento e un serio accordo di scambio di prigionieri".
Domani una delegazione di Hamas si recherà al Cairo, in Egitto, per negoziati su un accordo con Israele per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi. È quanto ha rivelato una fonte del movimento palestinese all'emittente Al Jazeera, che riporta come nelle ultime ore si siano svolti intensi contatti tra il leader di Hamas, Haniyeh, e i mediatori per riprendere i colloqui. Haniyeh ha assicurato ai mediatori che qualsiasi ciclo di negoziati dovrà iniziare sulla base di un cessate il fuoco permanente, con il ritiro totale dell'esercito israeliano e il ritorno incondizionato degli sfollati palestinesi.
"L'attacco israeliano non rimarrà senza risposta. La vendetta dell'Iran è inevitabile e Teheran deciderà come e quando effettuare l'operazione di rappresaglia". Lo ha dichiarato il capo di stato maggiore delle forze armate iraniane Mohammad Bagheri, citato dall'Irna. "Il recente attacco israeliano alla sede del consolato iraniano nella capitale siriana, Damasco, è una sorta di follia e rappresenta il suicidio del regime sionista", ha assicurato Bagheri, durante i funerali a Isfahan di uno dei due alti ufficiali uccisi, Mohmmad Reza Zahedi, comandante di un'unita' d'élite dei guardiani responsabile delle operazioni esterne dell'Iran.
Le sirene di allarme anti razzi stanno risuonando nel nord di Israele al confine con il Libano. Lo ha reso noto il portavoce militare.
L'ex speaker della camera Nancy Pelosi si aggiunge al coro dei democratici che chiedono a Joe Biden di sospendere il trasferimento di armi a Israele. "Alla luce del recente attacco contri gli operatori umanitari e alla sempre peggiore crisi umanitaria a Gaza, riteniamo che non sia giustificabile approvare i trasferimenti di armi a Israele", si legge in una lettera firmata da 36 democratici, fra i quali Pelosi.
L'Iran ha posto tutte le sue forze armate "in massima allerta" dopo aver preso la decisione di "rispondere direttamente" a Israele per l'attacco del primo aprile a Damasco "per creare deterrenza". Lo riferisce il New York Times, citando due funzionari iraniani che hanno richiesto l'anonimato.
Teheran "ha avvertito in un messaggio scritto la leadership americana di non lasciarsi trascinare nella trappola tesa dal premier israeliano Benjamin Netanyahu", che potrebbe provocare un conflitto diretto tra Stati Uniti e Iran: lo ha scritto ieri sera su X il vice capo dell'ufficio presidenziale iraniano, Mohammad Jamshidi. Il messaggio sottolineava: "State lontani (da Israele, ndr), così non vi farete del male", ha proseguito Jamshidi, aggiungendo: "In risposta, gli Stati Uniti hanno chiesto a Teheran di non prendere di mira le strutture americane".
Joe Biden ha scritto ai leader di Egitto e Qatar esortandoli a fare pressione su Hamas per un accordo con Israele sugli ostaggi. Lo afferma un funzionario dell'amministrazione americana, secondo quanto riportato dai media. Le lettere sono state portate a Il Cairo dal direttore della Cia Bill Burns.
Hamas ha rifiutato la più recente controproposta avanzata da Israele all'inizio di questa settimana. Lo ha detto un diplomatico a conoscenza delle discussioni alla Cnn. "Hanno rifiutato e hanno affermato che non include alcuna risposta alle loro richieste", ha detto il diplomatico. Hamas ritiene che "la proposta israeliana non contenga nulla di nuovo, quindi non vede la necessita' di modificare la sua proposta", ha aggiunto il funzionario.