Media: possibile una tregua temporanea per la fine del Ramadan. Iran: "Nessuna ambasciata di Tel Aviv è più sicura"
La guerra in Medioriente tra Israele e Hamas giunge al giorno 184. L'esercito israeliano ha ritirato tutte le truppe di terra dal sud della Striscia dopo 4 mesi di combattimenti. il capo dell'Idf precisa: "La guerra a Gaza continua, non ci stiamo fermando". E Gallant aggiunge: "Ritiro perché Hamas non c'è più a Khan Yunis". Il ministro degli Esteri israeliano Katz in visita diplomatica in Italia: "Priorità ostaggi e distruzione di Hamas". Dal Qatar, intanto, arrivano notizie di un possibile cessate il fuoco temporaneo per la fine del Ramadan. Teheran, in relazione all'attacco israeliano a Damasco, tuona: "La vendetta è inevitabile, decideremo dove e quando". E avverte: "Nessuna ambasciata israeliana è più sicura".
Aerei da combattimento delle forze armate israeliane hanno attaccato un lanciarazzi Hezbollah e infrastrutture operative nel sud del Libano. Lo riporta il quotidiano Haaretz. In precedenza, prosegue il giornale, i razzi lanciati contro Israele erano stati intercettati e altri razzi sono stati colpiti mentre si dirigevano verso il monte Dov, nel nord di Israele. Non sono state segnalate vittime.
L'emittente israeliana Channel 13 tv ha riferito che Israele si sta preparando a iniziare l'evacuazione di Rafah, nell'estremo sud della Striscia di Gaza, entro una settimana e che il processo potrebbe richiedere diversi mesi. Dopo il ritiro parziale delle truppe, l'emittente riporta che il ministero della Difesa di Tel Aviv sta pubblicando una gara d'appalto per l'acquisto di decine di migliaia di tende. Si prevede l'acquisto di circa 40mila tende, ciascuna adatta a 12 palestinesi. Le tende saranno consegnate a organizzazioni internazionali, per realizzare una grande tendopoli a cui arriveranno gli sfollati da Rafah diretti a nord.
"La guerra a Gaza continua, e siamo ben lontani dal fermarci". Lo ha detto il capo dell'esercito, il tenente generale Herzi Halevi, dopo l'annuncio del ritiro delle truppe di terra dal sud della Striscia di Gaza. Ufficiali militari, che hanno parlato a condizione di anonimato secondo la politica dell'esercito, hanno detto che una "forza significativa" è rimasta a Gaza con "libertà di azione" per continuare le operazioni mirate, anche a Khan Younis, una roccaforte di Hamas e città natale del leader del gruppo, Yehya Sinwar.
"Il ritiro delle truppe da Khan Yunis è stato condotto nl momento in cui Hamas ha cessato di esistere come struttura militare in città". Lo ha detto il ministro della Difesa israeliano, Yoav Gallant, secondo cui "le nostre forze hanno lasciato l'area per prepararsi alle loro future missioni, inclusa la missione a Rafah".
"Sono stato felice di incontrare il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani a Roma. Gli ho chiesto di agire e di sostenere lo Stato di Israele per garantire che non venga presa alcuna decisione sul cessate il fuoco senza la condizione del rilascio immediato di tutti gli ostaggi. Insieme alle famiglie dei rapiti che mi accompagnavano, gli ho detto che gli obiettivi principali davanti ai nostri occhi sono il rilascio incondizionato di tutti i 133 rapiti e lo smantellamento dell'organizzazione terroristica Hamas". Lo scrive su X il ministro israeliano Israel Katz, postando una foto dell'incontro con Antonio Tajani.
"Ho ribadito al ministro" israeliano Israel Katz "la posizione italiana di un cessate il fuoco e di sospendere la decisione di attaccare Rafah ma allo stesso tempo gli ho ribadito che l'Italia chiede l'immediata liberazione degli ostaggi israeliani che sono nelle mani di Hamas, cosa che ho ribadito anche ai familiari degli ostaggi che ho incontrato con una particolare attenzione alle donne". Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani dopo aver incontrato l'omologo israeliano Katz. "Noi non siamo assolutamente favorevoli all'attacco a Rafah ma allo stesso tempo siamo per la liberazione immediata degli ostaggi senza condizioni". "Sul cessate il fuoco, Israele ribadisce: se c'è la consegna e la liberazione degli ostaggi, c'è anche il cessate il fuoco", sottolinea.
Il portavoce della Casa Bianca per la sicurezza nazionale, John Kirby, ha dichiarato all'emittente Abc che gli Stati Uniti ritengono che il parziale ritiro israeliano dal sud della Striscia di Gaza "sia in realtà solo un momento di riposo e di rifornimento per queste truppe che sono state sul terreno per quattro mesi e non necessariamente, a quanto ci risulta, indicativo di una nuova operazione in arrivo per queste truppe".
Il quotidiano del Qatar "Al-Arabi Al-Jadid", ripreso dai media israeliani, ha riferito da fonti egiziane di un possibile cessate il fuoco temporaneo a Gaza per la festa imminente di Eid al-Fitr che chiude il Ramadan. La festa dura tre giorni e comincia la sera di martedì 9 aprile.
L'amministrazione Biden è sempre più frustrata con la condotta militare di Israele e "questo è stato il messaggio centrale che il presidente ha recapitato al premier Benjamin Netanyahu nella telefonata dei giorni scorsi. Devono fare di più". Lo ha detto il portavoce del consiglio alla sicurezza nazionale della Casa Bianca, John Kirby.
"Ringrazio il Papa per aver risposto alla richiesta di incontrare le famiglie dei rapiti per rafforzarle e sostenere il ritorno dei sequestrati a casa. Il sostegno del Papa ha un grande peso morale e pratico, e sono convinto contribuira' al ritorno a casa dei sequestrati". Lo ha affermato in una nota il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz, da oggi in visita a Roma, dopo che il Vaticano ha annunciato che Papa Francesco incontrerà le famiglie degli ostaggi che accompagnano il capo della diplomazia israeliana nel suo viaggio in Italia.
Migliaia di famiglie palestinesi sfollate da Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, sono sulla via del ritorno in città dopo il ritiro dell'esercito israeliano dalla zona. Lo hanno riferito fonti locali che si trovano a Rafah dove si trovano centinaia di migliaia di sfollati.
Il Gabinetto di guerra ha conferito "un mandato significativo" alla squadra negoziale israeliana per i negoziati che da stasera ripartono al Cairo per una tregua e il rilascio degli ostaggi. Lo ha detto una fonte israeliana, citata dai media. Della squadra dovrebbero far parte il capo del Mossad David Barnea, quello dello Shin Bet Ronen Bar e il generale Nitzan Alon, responsabile dello sforzo di intelligence per liberare i rapiti.
Lunedì mattina, intorno alle 8.30, papa Francesco riceverà in Vaticano i familiari di cinque ostaggi israeliani nelle mani di Hamas. Lo apprende da fonti diplomatiche. I familiari degli ostaggi sono giunti a Roma con il ministro degli Esteri Israel Katz, che incontrerà a sua volta in Vaticano il segretario per i Rapporti con gli Stati mons. Paul Richard Gallagher. L'incontro col Papa è invece riservato ai soli familiari.
Benyamin Netanyahu ha fatto un appello "all'unità del Paese" denunciando, in riferimento alle manifestazioni in tutta Israele contro la politica del governo, che "in queste ore una minoranza estrema e violenta sta cercando di trascinare il Paese nella divisione. Non c'è niente che i nostri nemici desiderino di più.- Vorrebbero che la divisione interna e l'odio gratuito ci fermassero poco prima della vittoria".
"Ho detto chiaramente alla comunità internazionale: non ci sarà cessate il fuoco senza il ritorno degli ostaggi". Lo ha affermato Benyamin Netanyahu durante la riunione di governo. "Questa - ha aggiunto - è la politica dell'esecutivo israeliano e accolgo con favore il fatto che l'amministrazione Biden abbia chiarito l'altro giorno che questa è anche la sua posizione. Vorrei chiarire ancora una cosa: non è Israele a impedire un accordo ma Hamas. Le sue richieste etreme hanno lo scopo di porre fine alla guerra e lasciare intatta" la fazione islamica.
"Secondo le notizie, la guerra a Gaza ha ucciso oltre 13mila bambini e ne ha feriti molti di più. In rovina casa, scuole e ospedali. Uccisi insegnanti, medici e operatori umanitari. La carestia è imminente. Il livello e la velocità della distruzione sono sconvolgenti. I bambini hanno bisogno di un cessate il fuoco ora". Lo ha scritto la direttrice generale dell'Unicef, Catherine Russell, sul suo profilo X. "I due bambini ancora in ostaggio a Gaza, Kfir e Ariel, devono essere rilasciati. Sono passati più di 180 giorni di angoscia per gli ostaggi e le famiglie. I bambini hanno perso i familiari e mancano loro i genitori e i loro cari ancora in ostaggio. Tutti gli ostaggi devono essere rilasciati ora", ha concluso.
Una delegazione di Hamas è arrivata al Cairo da Doha per una visita in Egitto che durerà diversi giorni, in risposta all'invito del Paese a proseguire i negoziati per raggiungere un accordo sulla Striscia di Gaza. La delegazione è stata accolta all'aeroporto del Cairo, come di consueto, da alti funzionari dell'intelligence egiziana e accompagnata sotto scorta nel luogo dei negoziati. Sabato sera era arrivato al Cairo anche il capo della Cia William Burns.
Un alto funzionario iraniano, Yahya Rahim Safavi, ha dichiarato che nessuna delle ambasciate israeliane nel mondo è più sicura, come riferisce l'agenzia di stampa Tasnim citata dalla Retuers sul suo sito. Il funzionario, un consigliere della guida suprema, ha parlato in seguito all'attacco attribuito a Israele contro il consolato iraniano a Damasco, per cui Teheran ha minacciato ritorsioni. Negli ultimi giorni Tel Aviv ha chiuso 30 ambasciate, compresa quella a Roma.
"Non venga meno la nostra preghiera per la pace, una pace giusta, duratura, in particolare per la martoriata Ucraina e per la Palestina e Israele. Lo Spirito del Signore risorto illumini e sostenga quanti lavorano per diminuire la tensione e favorire gesti che rendano possibili i negoziati. Il Signore dia ai dirigenti la capacità di fermarsi un po' per trattare, per negoziare". Lo ha detto papa Francesco in un nuovo appello alla pace, durante la recita del Regina Coeli.
L'esercito israeliano ha annunciato di aver ritirato tutte le truppe di terra combattenti dal sud della Striscia, dopo circa quattro mesi di forti combattimenti. Lo hanno riferito i media spiegando che solo la Brigata Nahal è rimasta sul posto con il compito di tenere in sicurezza il cosiddetto "Corridoio Netzarim" che attraversa la Striscia, lungo la costa dal confine nord, nei pressi del kibbutz Beeri, fino al sud.
"L'apparato della Difesa ha completato i preparativi di risposta in caso di qualsiasi scenario che si possa sviluppare con l'Iran". Lo ha detto il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant dopo tutte le valutazioni della situazione in atto.
"Il 7 ottobre è un giorno di dolore per Israele e per il mondo. Niente può giustificare l'orrore scatenato da Hamas. Condanno ancora una volta l'uso della violenza sessuale, della tortura e del rapimento di civili e chiedo il rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi". Lo scrive su X il Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, a sei mesi dall'attacco di Hamas del 7 ottobre 2023.
L'esercito israeliano ha annunciato la morte di 4 soldati in combattimento a Gaza, nel sud della Striscia. Lo ha fatto sapere il portavoce militare, aggiungendo che "uomini armati usciti da un tunnel in un edificio distrutto hanno aperto il fuoco contro le truppe di pattuglia lungo la rotta logistica dell'Idf a Khan Yunis".
Il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz e cinque famiglie degli ostaggi partiranno domenica per una visita diplomatica in Italia. Lo scrive Ynet, secondo cui l'obiettivo del viaggio è "convincere gli italiani a ritirare la loro opposizione all'operazione a Rafah, bloccare le richieste di cessate il fuoco unilaterale nell'Unione europea e aumentare la pressione sul Libano". La delegazione intende anche "ribadire la legittimità israeliana nel continuare i combattimenti e promuovere la questione dei rapiti".
I manifestanti di Tel Aviv hanno acceso diversi fuochi in Kaplan Street, nei pressi del ministero della Difesa, che sono stati rapidamente spenti dalla polizia con estintori. Gli agenti hanno poi usato la forza per allontanare le persone scese in piazza, mentre gli speaker del corteo cercavano di riprendere il controllo. La folla gridava "Polizia, chi proteggete esattamente?" e "Ben-Gvir è un terrorista".
Sono circa 100mila gli israeliani scesi in piazza a Tel Aviv per protestare contro il governo Netanyahu e per un accordo che riporti a casa gli ostaggi ancora detenuti a Gaza, a sei mesi dal loro rapimento da parte di Hamas. I media parlano invece di "decine di migliaia", ma definiscono comunque la manifestazione come "la più grande dal 7 ottobre". La protesta si è svolta nei pressi del ministero della Difesa - l'unico a Tel Aviv - per concentrarsi all'incrocio della Ayalon, la tangenziale, rinominata "Piazza della democrazia". Tra gli slogan campeggiano quelli che chiedono "elezioni subito" e "liberate gli ostaggi subito".