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Gaza, Hamas: "Rilasceremo gli ostaggi come da accordi, ma non tutti" | Netanyahu: "Sarà guerra se sabato non libereranno gli israeliani"

Egitto: "Un piano per la ricostruzione senza sfollamenti". La delegazione di Hamas: "Trump sui palestinesi un appello alla pulizia etnica"

di Redazione online
12 Feb 2025 - 21:48

La guerra in Medioriente tra Israele e Hamas e che coinvolge Libano, Siria e Iran, è giunta al giorno 495. La tregua torna in bilico. Hamas manda una sua delegazione al Cairo per colloqui sulla tregua e poi fa sapere che sabato rilasceranno gli ostaggi israeliani come da accordi, "ma non tutti". Le minacce di Trump sulla liberazione degli ostaggi "non fanno altro che complicare ulteriormente le cose", affermano i fondamentalisti. Le sue parole sullo sfollamento dei palestinesi sono "razziste e un appello alla pulizia etnica". Il premier israeliano Netanyahu afferma che "se Hamas non restituisce gli ostaggi entro sabato a mezzogiorno, il cessate il fuoco verrà interrotto e l'esercito a combattere intensamente finché i terroristi non saranno definitivamente sconfitti".  L'Egitto intende "presentare una visione globale per la ricostruzione" della Striscia di Gaza che garantisca ai palestinesi il mantenimento delle loro terre. 

Gaza, la liberazione dei tre ostaggi israeliani Sharabi, Or Levy e Ohad Ben Ami

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Le agenzie di intelligence statunitensi ritengono che Israele stia "prendendo in considerazione" la possibilità di "attacchi significativi contro i siti nucleari iraniani" nel corso del 2025, sfruttando il recente indebolimento di Teheran. Lo hanno detto alcuni funzionari anonimi al Wall Street Journal, aggiungendo che la segnalazione dell'intelligence Usa sarebbe arrivata all'interno di un rapporto prodotto negli ultimi giorni dell'amministrazione Biden. Il documento mette anche in guardia le autorità federali in merito alla possibilità di "ulteriori attività militari ad alta intensità" in Medioriente, alla luce del progressivo deterioramento delle capacità militari iraniane nel corso del 2024. Secondo il rapporto, Israele potrebbe fare pressione sull'amministrazione Trump per ottenere il sostegno statunitense agli attacchi, per "timore che il tempo per impedire all'Iran di sviluppare una arma nucleare si stia esaurendo".


Il portavoce di Hamas, Sami Abu Zuhri, ha dichiarato che il gruppo fondamentalista è "impegnato" a rispettare il calendario precedentemente concordato per l'accordo sugli ostaggi, ma anche che non rilascerà "tutti" gli israeliani sabato. Secondo i termini originali della prima fase dell'accordo sul cessate il fuoco, tre ostaggi dovrebbero essere rilasciati proprio questo sabato.



"Segnali positivi" arrivano dal Cairo sulla tenuta della tregua a Gaza. Secondo un funzionario egiziano a conoscenza del dossier le due parti sarebbero vicine a un accordo: Israele si è impegnato a fornire più tende, rifugi e attrezzature pesanti, mentre un funzionario di Hamas, Mahmoud Merdawi, ha appunto parlato di "segnali positivi" per il rilascio del sesto gruppo ostaggi sabato (che dovrebbero essere 3). Anche se, ha aggiunto, la fazione palestinese non ha ancora ricevuto le garanzie da Israele in merito alla consegna degli aiuti umanitari.


Il presidente russo Vladimir Putin ha avuto oggi una conversazione telefonica con il nuovo leader siriano Jolani. Lo riferisce il Cremlino. 


Il presidente egiziano Abdel-Fattah al Sisi non andrà a Washington per incontrare Donald Trump se l'agenda dei colloqui includerà il piano Usa di sfollare i palestinesi da Gaza. Lo hanno fatto sapere due fonti di sicurezza del Cairo, secondo quanto riportano i media israeliani. Trump aveva invitato Sisi durante una telefonata lo scorso primo febbraio, ma ancora non era stata programmata una data del faccia a faccia. Ieri il governo egiziano ha annunciato di voler presentare un programma organico per la ricostruzione della Striscia che "garantisca i palestinesi rimangano nella loro terra".


 Hamas ha affermato in una nota che la sua delegazione guidata da Khalil Al-Hayya è arrivata al Cairo per discutere l'attuazione dell'accordo di cessate il fuoco e di rilascio degli ostaggi con Israele. Lo riporta Haaretz citando media internazionali. 


I mediatori del Qatar e dell'Egitto stanno "lavorando intensamente" per risolvere la crisi relativa all'accordo di cessate il fuoco a Gaza. Lo ha detto oggi una fonte palestinese all'Afp, dopo che Israele ha minacciato di riprendere i combattimenti se Hamas non libererà gli ostaggi entro il fine settimana. "I mediatori del Qatar e dell'Egitto sono in contatto con la parte americana. Stanno lavorando intensamente per risolvere la crisi e costringere Israele ad attuare il protocollo umanitario dell'accordo di cessate il fuoco e ad avviare i negoziati per la seconda fase", ha dichiarato la fonte in condizione di anonimato.


"Gaza non è una terra vuota, è un territorio in cui vivono due milioni di persone. Non si può dire a due milioni di persone: ok, adesso sapete che c'è? Vi dovete spostare": è una delle affermazioni durante un'intervista del presidente francese, Emmanuel Macron, all'emittente americana Cnn, rispondendo a una domanda sul piano di Donald Trump per Gaza. Un progetto "efficace" per risollevare il territorio abitato da milioni di palestinesi "non significa automaticamente mancare di rispetto alla popolazione palestinese - ha aggiunto Macron - e allo stesso tempo alla Giordania e all'Egitto". Il presidente francese ha inoltre ribadito il suo "disaccordo" con il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahou: "Ancora una volta - ha sottolineato - dichiaro che non credo che un'operazione così massiccia, che abbia nel mirino dei civili, sia la risposta giusta".


La Cina ha ribadito la sua opposizione al "trasferimento forzato" degli abitanti di Gaza. "Gaza appartiene ai palestinesi ed è parte integrante del territorio palestinese", ha dichiarato Guo Jiakun, portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, in risposta a una domanda sul contestato piano del presidente americano Donald Trump di svuotare il territorio dei suoi abitanti. "Siamo contrari al trasferimento forzato degli abitanti di Gaza", ha sottolineato nel corso di una regolare conferenza stampa.


A tre settimane dell'inizio della tregua il rischio della ripresa dei combattimenti tra Hamas e Israele è concreto. Benyamin Netanyahu ha infatti minacciato il ritorno della guerra se sabato gli ostaggi non saranno rilasciati. Le autorità della Striscia hanno infatti detto che intendono ritardare la liberazione degli altri tre ostaggi dopo aver accusato Israele di non aver rispettato i termini dell'accordo, tra cui quello di non aver consentito l'ingresso a Gaza di un numero concordato di tende e di aiuti. 


Spostare i palestinesi dai loro territori della Striscia di Gaza e della Cisgiordania è "inaccettabile". Lo ha affermato il segretario generale della Lega Araba, Ahmed Aboul Gheit. "È inaccettabile per il mondo arabo che ha combattuto questa idea per 100 anni", ha affermato Gheit al World Governments Summit di Dubai, quando gli è stato chiesto del piano di Donald Trump di spostare gli abitanti di Gaza.


La Corea del Nord ha definito "ridicola" la proposta del presidente americano Donald Trump sulla presa del controllo Usa di Gaza e sul trasferimento in altre aree dei palestinesi per dare vita a una "Riviera del Medio Oriente", accusando Washington di estorsione. "Le scarse speranze di sicurezza e pace dei palestinesi sono state annientate dalla proposta", ha rimarcato un commento rilanciato dall'agenzia di stampa statale Kcna, secondo cui "il mondo sta ora ribollendo come una pentola di porridge per la dichiarazione bomba degli Stati Uniti".


L'Egitto intende "presentare una visione globale per la ricostruzione" della Striscia di Gaza che garantisca ai palestinesi il mantenimento delle loro terre. Lo afferma in un comunicato il ministero degli Esteri egiziano. L'Egitto "spera di cooperare" con l'amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump "per raggiungere una pace globale e giusta nella regione". 

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