Gaza, rilasciati centinaia di detenuti palestinesi
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Auto investe pedoni a nord di Tel Aviv: ucciso l'attentatore. Le truppe israeliane non lasceranno il corridoio Filadelfia, la zona cuscinetto tra Egitto e Gaza. Il gruppo islamista avverte: "È una violazione degli accordi"
di Redazione onlineLa guerra in Medioriente tra Israele e Hamas e che coinvolge Libano, Siria e Iran, è giunta al giorno 511. Il gruppo fondamentalista si è detto pronto a cedere il potere politico e la governance amministrativa della Striscia di Gaza a "un governo di unità palestinese". Un'indagine dell'esercito israeliano ha stabilito che gli islamisti palestinesi sono stati in grado di portare a termine l'attacco del 7 ottobre 2023 perché le Idf hanno valutato male le intenzioni di Hamas e ne hanno sottovalutato le capacità. Sospetto attacco terroristico nel nord di Israele: un auto si è lanciata contro i pedoni causando alcuni feriti. Un funzionario israeliano ha inviato una dichiarazione ai media affermando che le truppe non si ritireranno dal "corridoio Filadelfia", la zona cuscinetto tra Egitto e Gaza, nonostante l'accordo di cessate il fuoco imponga all'esercito di abbandonare il tratto di confine al termine della prima fase.
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Il movimento islamista di Hamas sarebbe "pronto a cedere il potere politico e la governance amministrativa" nella Striscia di Gaza a "un governo di unità palestinese", ma "non deporrà le armi in mancanza di uno Stato palestinese indipendente". Lo ha detto Basem Naim, funzionario dell'ufficio politico di Hamas, all'emittente Nbc News. I fondamentalisti hanno accusato Israele di voler rallentare di proposito i negoziati sulla prossima fase del cessate il fuoco, al fine di avere un pretesto per riprendere la guerra.
Un'indagine dell'esercito israeliano ha stabilito che Hamas è stata in grado di portare a termine l'attacco del 7 ottobre 2023, quello con più vittime nella storia di Israele, perché l'Idf ha valutato male le intenzioni di Hamas e ne ha sottovalutato le capacità. I risultati dell'inchiesta, pubblicati oggi, potrebbero spingere il primo ministro Benjamin Netanyahu a lanciare un'indagine più ampia e ampiamente richiesta per esaminare il processo decisionale politico che ha preceduto l'attacco. Molti israeliani ritengono che i fallimenti del 7 ottobre vadano oltre l'esercito e accusano Netanyahu di una politica fallimentare di deterrenza e contenimento negli anni precedenti l'attacco, citando per esempio il fatto di avere consentito al Qatar di inviare denaro a Gaza e il fatto che sia stato messo da parte il rivale di Hamas, cioè l'Autorità nazionale palestinese (Anp) internazionalmente riconosciuta. Il primo ministro israeliano non si è assunto la responsabilità, affermando che risponderà alle domande più dure solo dopo la guerra. Nonostante la pressione pubblica, anche da parte delle famiglie delle circa 1.200 persone uccise nell'attacco del 7 ottobre e delle 251 prese in ostaggio a Gaza, Netanyahu ha resistito alle richieste di una commissione d'inchiesta.