L'arsenale iraniano
© Withub
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L'instabilità della regione non risale alla fondazione dello Stato di Israele nel 1948, ma almeno a 30 anni prima. Un tensione internazionale di lungo, lunghissimo corso che dall'accordo Sykes-Picot ha portato all’attuale scontro con l'Iran e i suoi satelliti
di Maurizio PerrielloLe fiamme della guerra in Medioriente hanno illuminato una tragica verità. Come il conflitto in Ucraina non è che la prosecuzione di uno stato di guerra che dura dal 1918, anche lo scontro tra Israele e i suoi nemici rappresenta la conseguenza diretta di una tensione internazionale di lungo, lunghissimo corso. Nata non con la fondazione dello Stato di Israele nel 1948, ma sempre sul finire della Prima Guerra Mondiale, con la dissoluzione dell'Impero Ottomano e il disegno a tavolino di confini irreali da parte delle potenze vincitrici. Parliamo di un patto noto soprattutto agli specialisti, siglato nel 1916 fra Gran Bretagna e Francia: l'accordo Sykes-Picot. Non si tratta del solito salto nella storia fine a se stesso, perché nella divisione artificiosa di quella che una volta era chiamata Asia Minore possiamo riconoscere le tensioni che attraverso tutto il Novecento ci hanno portato alla situazione attuale. E che, forse, ci consentono anche di guardare oltre.
Il Medioriente l'abbiamo inventato noi occidentali più di cent'anni fa. L'America non era ancora la prima potenza del pianeta, ma si preparava a diventarlo. Col suo intervento in Europa nel 1917 era riuscita a dare la spinta decisiva per sconfiggere la Germania, gettando però anche le basi del revanscismo tedesco che hanno portato alla Seconda Guerra Mondiale. Un anno prima, nel 1916, un diplomatico francese e un diplomatico inglese firmarono un accordo super segreto, che non fu ratificato da nessun Parlamento e che divise l'Asia Minore in sfere d’influenza e aree di controllo diretto. Senza farla troppo lunga: alla Gran Bretagna fu assegnato il controllo degli odierni Giordania, Iraq e del territorio intorno al porto di Haifa, mentre alla Francia andarono il sud-est della Turchia, la parte nord dell'Iraq, la Siria e il Libano. L'area che successivamente venne riconosciuta come Palestina doveva essere amministrata in maniera comune, coinvolgendo anche la Russia e altre potenze. Parliamo della metà superiore dell'attuale Israele, compresa la città sacra di Gerusalemme.
Da anni si discute molto sulla responsabilità occidentale per i mali del Medioriente. Una decina di anni fa fu l'Isis ad additare Mark Sykes e François Georges-Picot come i diavoli che hanno dato inizio all'inferno che vediamo ancora oggi. Tuttora sono molti gli estremisti, islamici e nazionalisti, a pensarla così. Senza dubbio francesi e inglesi hanno tracciato sulla mappa frontiere arbitrarie senza considerare le divisioni religiose e tribali all'interno dei neonati Paesi, condannando l'intera regione all'instabilità. Ma attenzione ad addossare tutte le colpe a Sykes e Picot, che di fatto erano poco più di due sprovveduti della politica. Il primo era un parlamentare al suo primo incarico, convinto che il mondo fosse manipolato da un'oligarchia di ebrei, salvo poi sviluppare simpatia per sionismo e nazionalismo arabo. Picot era invece un nazionalista esaltato dall’idea di costituire una Grande Siria francese sulla scia del Regno di Gerusalemme fondato più di 800 anni prima in seguito alla Prima Crociata. L'accordo in sé non voleva produrre effetti geopolitici o giuridici immediati, ma piuttosto fungere da dichiarazione d'intenti fra i due imperi. E poi a fine guerra si vedrà. Per di più, il memorandum fu siglato nel silenzio quando ancora non era chiaro chi avrebbe vinto la Prima Guerra Mondiale. La ricetta di un disastro annunciato, insomma. Nel 1917 un'altra intesa, la Dichiarazione di Balfour, aggiunse un altro ingrediente al calderone, perché incoraggiò per la prima volta l'ambizione degli ebrei a immaginare una nazione tutta loro, benedetta dal diritto internazionale. Ci sono poi particolari buffi riguardanti l'accordo. Visto l’obbligo di dover rispettare l'assoluta segretezza, la maggior parte dei negoziati Sykes-Picot fu affidata a un fantomatico ufficiale arabo, che nessuno conosceva in realtà, che con gli inglesi si finse un emissario dei nazionalisti arabi e con i nazionalisti arabi un inviato del governo inglese.
Come tante frontiere interstatali in Africa, anche la mappa del Medioriente presenta confini strani per noi europei. In particolare quello tra Arabia Saudita e Giordania mostra un bizzarro zig-zag, una punta che si incunea sul fianco sinistro del regno hashemita. Leggenda vuole che sia stato tracciato dal mitologico primo ministro inglese Winston Churchill per uno starnuto o un colpo di singhiozzo (in inglese "Winston Hiccup"), al termine di una serata con molto alcol. All'epoca Churchill era Segretario di Stato per le Colonie e, negli ultimi anni della sua vita, si vantava di aver creato il protettorato britannico della Transgiordania nel 1921 "con un colpo di penna, una domenica pomeriggio a Il Cairo". In realtà i confini tra la Transgiordania e il sultanato di Nejd, Stato predecessore dell'Arabia Saudita, furono decisi in seguito e senza la partecipazione di Churchill. Il "singhiozzo" sulla cartina geografica è il frutto della cessione dovuta dagli inglesi al Sultanato di Nejd della regione strategica di Wadi Sirhan e dell'insediamento di Kaf.
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Quando la guerra finì, lo schema Sykes-Picot restò sulla carta e fu aggiornato dalla Conferenza di Sanremo del 1920. La Gran Bretagna ottenne il mandato e il controllo sulla Palestina. Aveva già le mani sull’Iran, assicurandosi grandi risorse petrolifere. Tre anni più tardi Londra cedette una parte delle Alture del Golan alla Francia, in cambio del distretto di Metulla. Segnando di fatto le faglie geopolitiche che ancora oggi animano il conflitto tra gli attori della regione. Le stesse Alture del Golan, ad esempio, nel 1973 divennero oggetto di una contesa tra Israele e Siria tuttora in corso, cruciale anche per gli interessi dell'Iran. Se lo Stato ebraico dovesse accordarsi con Damasco, la presa di Teheran sul governo siriano ne uscirebbe malconcia. Nel 1948 il mandato britannico sulla Palestina volse al termine, dopo anni di migrazione di ebrei nell'area. Nacque Israele. Il resto è storia nota.
La presa di britannici e francesi sul Medioriente iniziò a scemare in seguito alla crisi di Suez del 1956. Negli Anni Sessanta e Settanta, la Gran Bretagna iniziò a ritirarsi dalla Penisola arabica: dal Kuwait nel 1965, dal protettorato di Aden nel 1967, da Muscat e dall'Oman nel 1970 e dal Qatar, dagli Emirati e dal Bahrein nel 1971. Da allora, non ci sono stati praticamente cambiamenti nei confini dei Paesi arabi, fatta eccezione per l'unificazione del 1990 delle parti settentrionali e meridionali dello Yemen. L'Accordo di Oslo del 1993 tra palestinesi e israeliani ha portato solo a un limitato autogoverno palestinese nei territori geograficamente non collegati della Cisgiordania e della Striscia di Gaza. La situazione di stallo nel mondo arabo ha iniziato a dissolversi nel Nuovo Millennio, dopo l'invasione statunitense dell'Iraq nel 2003 e la guerra civile siriana del 2011 contro il regime del presidente Bashar al-Assad. Entrambe gli eventi fecero il gioco dell'Iran, rinnovato nella sua missione imperiale dal panislamismo col quale vuole tutt'oggi controllare le comunità sciite di tutto il mondo musulmano. Fece anche la guerra all'Isis per questo motivo. Nel giugno 2014, lo Stato Islamico fece cadere i posti di confine tra Iraq e Siria, come parte del piano annunciato per ripristinare il Califfato sulle rovine del confine Sykes-Picot. Tutta la zona divenne il cortile di casa di Teheran, in opposizione ai tentativi di normalizzazione diplomatica fra Israele e monarchie arabe a maggioranza sunnita. Sono i cosiddetti Accordi di Abramo, voluti dagli Stati Uniti, che l'Iran vuole distruggere. È quest'ultimo il nocciolo strategico della guerra attuale.
Ma se i confini del Medioriente sono stati decisi dopo la guerra mondiale, perché vengono condannati così tanto gli accordi Sykes-Picot? La loro cattiva fama è dovuta soprattutto a Lenin, che dopo la Rivoluzione Russa rese noti tutti i documenti nascosti nei cassetti dello zar per mostrare l'ipocrisia degli imperi europei e la necessità di uno Stato socialista. Lo scandalo fu enorme all'epoca, perché Francia e Gran Bretagna si erano impegnate a non spartirsi le terre ex ottomane prima di essersi consultate con i futuri vincitori della guerra e con le popolazioni locali. In generale, neanche gli accordi successivi al conflitto mondiale furono i soli diretti responsabili della situazione attuale. All'epoca divisioni come quelle tra sunniti e sciiti non rivestiva la stessa importanza che poi fece esplodere lo scontro con l'Iran dopo la Rivoluzione Islamica di Khomeini del 1979. Il fallimento della rivolta panaraba per l'indipendenza dalle potenze occidentali si unì alla richiesta dei locali ai francesi di amministrare la Siria come un'unica entità statuale, e non divisa in due regni distinti come invece voleva Parigi.