Libano, la rete di tunnel di Hezbollah scoperta da Israele
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La potenziale offensiva di terra in Libano passa dalla "metropolitana" lunga centinaia di chilometri che corre sottoterra, a ridosso della frontiera. Dalle gallerie d'attacco ai cunicoli esplosivi: perché questo labirinto può fare la differenza
di Maurizio Perriello© Alma Research and Education Center
Dalla "dottrina della piovra" alla "decapitazione del serpente". La strategia bellica di Israele si è evoluta dallo scontro a bassa intensità coi nemici che lo circondano a una catena di raid mirati per azzerare i vertici politico-militari delle milizie filo-iraniane. Obliterata la capacità militare di Hamas, lo Stato ebraico si è lanciato con forza contro il più potente degli agenti di prossimità di Teheran in Medio Oriente: Hezbollah. Dopo i pesanti bombardamenti su Beirut, in cui sono morti leader del calibro di Hassan Nasrallah, la vera domanda diventa: quale sarà la prossima mossa? Molti analisti disegnano lo scenario di un'invasione terrestre del Libano, in vista del quale l'esercito israeliano si sarebbe esercitato per mesi. Utilizzando anche la lunghissima rete di tunnel sotterranei realizzati dal gruppo sciita.
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Secondo quanto riportato dal Wall Street Journal, i raid (contenuti) effettuati dalle forze speciali israeliane in Libano negli ultimi mesi hanno incluso l'invio di truppe nei tunnel di Hezbollah scavati lungo il confine. Si potrebbe trattare della fase preparatorio di una possibile offensiva terrestre più ampia che, secondo gli analisti americani, potrebbe avere luogo già questa settimana. Nella consapevolezza che le tempistiche della potenziale incursione potrebbero cambiare, a seconda della costante evoluzione del conflitto e della pressione che gli Stati Uniti eserciteranno per evitare una guerra allargata. In questo caso, al posto di una vera e propria operazione di terra, che scatenerebbe anche la risposta diretta dell'Iran e della sua rete di proxy, Israele potrebbe optare per una serie di incursioni più ampie in Libano.
Quasi tutto lascia dunque presupporre che Israele si stia preparando a penetrare nel sud del Libano via terra, almeno per alcuni chilometri. L’incursione avrebbe un obiettivo tattico: neutralizzare i temibili missili anticarro di Hezbollah, con gittata di 4 chilometri, che il sistema Iron Dome non riesce a intercettare. Dall’8 ottobre 2023 ne sono stati sparati a centinaia contro il territorio e i centri abitati israeliani al di là del confine.
La rete di tunnel predisposta da Hezbollah è lunga centinaia di chilometri e sbuca direttamente in Israele. Si tratta di una versione più capillare e articolata dei cunicoli costruiti da Hamas tra Striscia di Gaza e Stato ebraico. I miliziani sciiti l'hanno scavata e rafforzata nel corso di anni e anni di lavori, ma gran parte di questo dedalo sotterraneo era stata distrutta dalle Idf durante l'operazione "Northern Shield" nel gennaio 2019. Le nuove operazioni israeliane nei tunnel di Hezbollah sono nate dalla scoperta, a gennaio di quest'anno, di un maxi cunicolo di Hamas nella Striscia. Lungo quattro chilometri e largo abbastanza da consentire il passaggio dei veicoli, il super tunnel parte da Jabaliya, a nord di Gaza City, e sbuca a 400 metri dal valico di frontiera di Erez, in Israele. E non è che una delle numerose strutture simili che corrono sotto il tappeto del Medio Oriente. Questa scoperta, dicevamo, ha riacceso il dibattito anche sulle gallerie al confine con il Libano alla luce dell'escalation dello scontro con il "Partito di dio" e dell'evacuazione forzata di decine di migliaia di israeliani residenti nel nord del Paese.
Come spiegato al Times of Israel da Tal Beeri, direttore del dipartimento di ricerca dell'Alma Research and Education Center ed ex membro dell'intelligence militare israeliana, il progetto dei tunnel libanesi è stato avviato molto prima rispetto a quello di Gaza. Le informazioni di intelligence esistenti indicano una vasta rete di tunnel nel Libano meridionale, profonda e multiforme. Diversi anni fa, Beeri era riuscito a rintracciare una mappa di quella che ha definito la "terra dei tunnel" nel sud del Libano. "La mappa è contrassegnata, da una parte sconosciuta, con poligoni (cerchi) che indicano 36 aree, città e villaggi", ha scritto in un articolo del 2021. "Nella nostra valutazione, questi poligoni contrassegnano i centri di stazionamento di Hezbollah come parte del piano di difesa contro un'invasione israeliana del Libano. Ogni centro di stazionamento locale possiede una rete di tunnel sotterranei locali. Tra tutti questi centri, è stata costruita un'infrastruttura di tunnel regionali interconnessa". Una sorta di "metropolitana" della guerra, con tutte le strumentazioni per affrontare le ostilità. Il report degli analisti ha ricostruito il percorso, lungo 45 chilometri, di un "tunnel di attacco" che corre sotto il Libano meridionale.
Nell'intervista rilasciata al Times of Israel, Tal Beeri distingue tra i diversi tipi di tunnel predisposti da Hezbollah. Ci sono quelli definiti "tunnel di attacco", grandi e lunghi, che conducono da una parte all'altra della frontiera. Ci si può entrare con veicoli e persino camion di medie dimensioni. Ci sono poi i "tunnel tattici", cioè quelli che le Idf hanno distrutto nel 2019. Sono stati costruiti per consentire lo spostamento di persone, a piedi o al massimo in sella a motociclette. Le gallerie tattiche sprofondano nei pressi dei villaggi e consentono ai terroristi di combattere direttamente da sottoterra, di uscire e sparare per poi rientrare rapidamente, di rifornirsi dai depositi di armi all'interno e di riposare al sicuro. A questi si aggiungono anche i cosiddetti "proximate tunnel", simili a quelli tattici ma che non attraversano il confine. Consentono l'accesso e la riemersione in patria, per condurre attacchi transfrontalieri. Ci sono infine tunnel esplosivi, scavati con il solo scopo di piazzare ordigni e cariche al loro interno da far detonare qualora le forze israeliane dovessero operare in territorio libanese.
Gli analisti israeliani hanno scoperto ulteriori dettagli sulla costruzione dei tunnel libanesi. Fin dagli anni Ottanta, con un picco sul finire del secolo, lo scavo delle gallerie di Hezbollah ha visto l'assistenza della Corea del Nord, Paese con una grande tradizione ed esperienza nella realizzazione di cunicoli in aree montuose e rocciose. Dopo la guerra israelo-libanese del 2006, alla rete sotterranea ha iniziato a collaborare materialmente anche l'Iran. Il supporto nordcoreano, in know-how e tecnologie, ha consentito ai miliziani sciiti di diventare autonomi nella costruzione dei tunnel. In seguito il "Partito di dio" ha fondato società, di proprietà sciita, impegnate sulla carta in lavori su infrastrutture civili nella Valle della Beqa'. I progetti erano supervisionati da un'azienda denominata "Jihad Construction", ufficialmente attiva nel campo agricolo e nella ricostruzione di edifici a beneficio della comunità, ma in realtà in corsa per la realizzazione della rete di tunnel.