Decine di fermi, strade bloccate, proteste, cariche della polizia e scontri. Non si ferma la protesta nazionale del "Giorno di resistenza" organizzata contro la riforma giudiziaria voluta dal primo ministro Netanyahu
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In Israele è il "Giorno di resistenza ". Le strade di Tel Aviv, Haifa e Gerusalemme sono affollate di manifestanti che protestano contro l'approvazione della modifica della cosiddetta "clausola di ragionevolezza". Si tratta di un provvedimento che limita le capacità della Corte Suprema di intervenire, in determinati casi, su provvedimenti del governo, di singoli ministri e altri funzionari eletti.
Come riferisce la polizia israeliana, sono almeno 66 i manifestanti arrestati nelle manifestazioni in corso contro la riforma della giustizia presentata dal ministro Yariv Levin. In migliaia bloccano le principali autostrade del Paese, mentre altri si stanno radunando nei pressi del terminal principale dell'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv.
I manifestanti sostengono che la riforma della giustizia rappresenti un profondo pericolo per la democrazia israeliana. Il motivo riguarderebbe l'accentramento di molte prerogative, prima affidate alla Corte suprema, ora al governo stesso. Un bilanciamento tra poteri che farebbe comodo all'esecutivo di Netanyahu a scapito degli organi giudiziari. Il governo ritiene che la Corte suprema abbia troppa discrezionalità di intervento in diverse materie sulle quali il potere spetterebbe invece all'esecutivo.
Il leader del partito di unità nazionale Benny Gantz ha parlato durante la manifestazione in Kaplan Street a Tel Aviv. "Sono preoccupati per il Paese e sono qui a condurre questa lotta", dice Gantz dei manifestanti. "Li invito a continuare in questa direzione. Alla fine le proteste bloccheranno questo colpo di stato giudiziario".
Anche da Arnon Bar-David , capo della federazione sindacale israeliana Histadrut, è arrivato un appello pubblico a Netanyahu per "fermare il caos". "Se la situazione dovesse precipitare interverremo energicamente", ha dichiarato durante la conferenza stampa.
Circa 300 riservisti dell'unità informatica militare di Israele hanno firmato una lettera dicendo che non si sarebbero offerti volontari per garantire l'ordine pubblico. Secondo i militari, il governo ha dimostrato che "è determinato a distruggere lo stato di Israele" con la riforma giudiziaria.