Israele, attacco terroristico nel centro di Tel Aviv
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Le forze di sicurezza hanno dato la caccia all'uomo, un palestinese proveniente dalla Cisgiordania, per nove ore prima di localizzarlo nei pressi di una moschea a Jaffa. Abu Mazen condanna l'attacco
Almeno tre persone sono morte e altre 14 sono rimaste ferite in modo grave in un attacco messo a segno nei pressi della centralissima via Dizengoff di Tel Aviv, in Israele. Il terrorista, un palestinese proveniente dalla Cisgiordania che ha agito da solo, ha aperto il fuoco in punti diversi per poi dileguarsi. L'assalitore è stato poi localizzato nelle vicinanze di una moschea e ucciso. Il premier Bennett ha annunciato che Israele "resta in massima allerta" per "ogni altro attentato o attacchi imitativi". Abu Mazen condanna l'attentato.
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L'autore dell'attacco ha aperto il fuoco sugli inseguitori ed è stato colpito a sua volta. La polizia aveva subito avviato nell'intera zona una caccia all'uomo, appartamento per appartamento, protrattasi per nove ore.
In quel lasso di tempo l'uomo ha percorso un tragitto di diversi chilometri, fra Tel Aviv e Jaffa. Per questa ragione, secondo la radio militare, viene indagata la possibilità che abbia avuto un fiancheggiatore. Intanto la polizia israeliana ha dislocato tremila agenti a Gerusalemme per affrontare possibili tensioni durante le preghiere nella Spianata delle Moschee per il primo venerdì del Ramadan.
Una delle vittime si chiamava Barak Lufan, 35 anni, padre di 3 figli. Era del kibbutz di Givat Shmuel. Secondo i suoi social media, era allenatore della squadra paralimpica israeliana e di quella nazionale di kayak. Con la morte di Lufan sale a 14 il numero complessivo delle vittime di 4 attentati palestinesi in poco più di due settimane.
La condanna di Abu Mazen - Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, ha condannato "l'uccisione di due civili israeliani in una sparatoria nel centro di Tel Aviv", ribadendo che che "l'uccisione di palestinesi e israeliani conduce solo a un deterioramento della situazione" in un periodo segnato dal Ramadan, dalla Pasqua ebraica e da quella cristiana. Abu Mazen ha poi sottolineato il "pericolo delle continue incursioni sulla Moschea Al Aqsa e le azioni provocatorie di gruppi di coloni estremisti".