Tutto nelle mani del partito democratico che ad agosto sceglierà il candidato. In pole Kamala Harris ma c'è l'ipotesi di mini primarie con altri esponenti. Rischio caos nel partito
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Il presidente Joe Biden ha annunciato il ritiro dalla corsa alla Casa Bianca 2024, dopo settimane di pressioni politiche che si erano accentuate per la terribile performance al dibattito tv con l'avversario repubblicano, Donald Trump. Per la sua successione Joe Biden ha dato il suo appoggio alla vicepresidente Kamala Harris, ma è un'investitura non scontata. Ecco cosa succede ora nel partito democratico dopo il passo indietro di Joe Biden.
Tutto è precipitato dal 27 giugno giorno in cui Biden ha sfidato in un dibattito tv Donald Trump. E' stata sotto ogni punto di vista una caporetto: voce roca, espressioni facciali imbarazzanti, linguaggio del corpo poco convincente, risposte confuse. Un fallimento su tutta la linea che ha acceso pesanti discussioni nel partito democratico per sostituirlo in corsa.
Per settimane, Biden ha sfidato le crescenti richieste dei democratici di farsi da parte. Ma solo lui poteva prendere questa decisione. Il presidente non poteva essere costretto a dimettersi dalla corsa, concordano gli esperti di ordinamento americano. Era qualcosa che doveva fare volontariamente. Biden ha infatti il sostegno di quasi tutti i delegati del processo primario e la maggior parte degli Stati ha già completato le proprie primarie. In agosto è prevista la convention democratica che avrebbe dovuto investirlo per la candidatura ufficiale.
Farsi da parte prima della convention democratica, che inizierà il 19 agosto a Chicago, è legalmente facile ma politicamente difficile, ha affermato alla rete Cbs Derek Muller, professore di diritto presso l'Università di Notre Dame, specializzato in diritto elettorale. "È politicamente caotico prima della convention, ma non lo è legalmente", ha detto Muller. Non c'è alcun impedimento legale al suo farsi da parte come presunto candidato democratico. La decisione su chi sostituirà Biden nella lista sarà lasciata ai delegati della convention democratica.
Biden avrà un peso politico nella scelta del successore Poiché si è fatto da parte prima della convention, è probabile che Biden avrà un'influenza significativa sulla scelta del Partito Democratico su chi prenderà il suo posto nella lista. Il candidato più probabile sarebbe Kamal Harris. Ma questa è ben lungi dall'essere una garanzia. Altri contendenti potrebbero sostenere le loro ragioni di fronte alle migliaia di delegati attualmente impegnati a votare per il signor Biden.
Una prevotazione a inizio agosto Se invece Kamala Harris diventasse la candidata presidenziale prima della convention, potrebbe scegliere il suo compagno di corsa, magari un altro democratico di spicco che si è comportato bene in una convention aperta. Il Democratic National Committee aveva pianificato di tenere un appello virtuale tra il 1° e il 7 agosto per nominare formalmente il signor Biden e Harris, quasi due settimane prima della convention di nomina del partito, che si terrà dal 19 al 22 agosto. L'appello virtuale era stato originariamente pianificato per rispettare la scadenza per la certificazione delle schede elettorali in Ohio in quella data.
Il ritiro di Biden complica il quadro ora. Il partito democratico non ha detto quale sia il piano per il futuro, ma le regole affermano che i delegati "eletti alla convention nazionale impegnati con un candidato presidenziale devono in tutta coscienza riflettere i sentimenti di coloro che li hanno eletti". Questo probabilmente significa che i delegati dovranno votare per Biden al primo scrutinio. Ma è invece più provabile che i democratici arrivino nelle prossime settimane a trovare una quadra per cercare di recuperare i consensi persi in questi mesi.
C'è però sul campo anche l'ipotesi di fare delle mini primarie nel partito per dare la possibilità ad altri candidati di farsi avanti. Certo, sarebbe una corsa in salita visto il poco tempo a disposizione, ma è una ipotesi non così remota. Quello che sicuramente il partito democratico deve cercare di evitare è arrivare al voto disintegrato dalle lotte interne. La scelta rapida di un successore di Biden darebbe invece un'idea di compattezza ma soprattutto darebbe al candidato qualche settimana di campagna elettorale in più per contrastare l'ascesa di Trump.