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La vicepresidente commenta per la prima volta il risultato elettorale. In giornata la telefonata di congratulazioni al nuovo presidente
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Il risultato delle elezioni presidenziali statunitensi "non è quello che volevamo, e non è ciò per cui abbiamo combattuto e votato". Lo ha detto la vicepresidente Kamala Harris, parlando ai suoi sostenitori alla Howard University di Washington dopo la sconfitta alle elezioni contro Donald Trump. "Ma voglio dirvi una cosa: la luce delle promesse americane continuerà a brillare finché non ci arrenderemo, e finché continueremo a combattere", ha detto, ringraziando i suoi sostenitori per la fiducia. "So che avete sentimenti contrastanti. Ma dobbiamo accettare il risultato del voto", ha aggiunto Harris ribadendo di essere impegnata con Donald Trump per una "transizione pacifica".
La vicepresidente degli Stati Uniti, ha ringraziato la sua famiglia e il presidente Joe Biden, aggiungendo di essere "orgogliosa" della sua campagna elettorale per la Casa Bianca. Riconoscendo la sconfitta contro Donald Trump, la Harris ha esortato ai suoi sostenitori a "continuare a combattere privatamente" per la libertà e la democrazia.
La guerriera gioiosa ha perso la battaglia più importante della sua vita, distrutto i sogni suoi e di milioni di americani e provocato un bagno di sangue democratico attraverso tutta l'America. Dopo una notte in silenzio in cui, dalla sua alma mater di Washington, ha visto drammaticamente colorarsi di rosso uno Stato dopo l'altro, Kamala Harris oggi ha chiamato il suo rivale Donald Trump per congratularsi, concedergli la vittoria e discutere di una "transizione pacifica" del potere (a parti invertite, per usare un eufemismo, non sarebbe stato così scontato). Ma può essere considerata la sola responsabile del fallimento? Per la maggior parte degli analisti la risposta è no. Se, per la seconda volta, i democratici non sono riusciti sfondare il soffitto di cristallo e per la seconda volta Trump è riuscito a trionfare, le ragioni e i responsabili sono tanti. Primo in ordine di importanza Joe Biden, l'anziano commander-in-chief che si è ostinato a ricandidarsi salvo poi ritirarsi a quattro mesi dalle elezioni dopo un dibattito disastroso, quando ormai la gara era forse già irrecuperabile.
Tracotante lui e poco incisivi i big del partito che non lo ha silurato un anno fa, a partire da Barack e Michelle Obama fino a Nancy Pelosi. Alla vicepresidente non è restato che assumersi questa responsabilità e condurre la campagna più breve della storia. Certo l'errore più grande e, forse fatale, di Harris è stato quello di non prendere subito e in modo forte le distanza dal suo boss, se non timidamente nelle ultime settimane di campagna. Per gli esperti, avrebbe dovuto mostrare un taglio netto con la precedente amministrazione soprattutto sull'economia e la guerra a Gaza, due temi che le sono costati milioni e milioni di voti e Stati in bilico come la Pennsylvania e il Michigan. Sul Medio Oriente Harris si è giocata sia il sostegno degli arabo-americani, che non le hanno perdonato l'appoggio quasi incondizionato ad Israele, sia degli ebrei conservatori che hanno imputato al governo democratico un crescente antisemitsmo negli Stati Uniti dopo gli attacchi del 7 ottobre.
Quanto all'economia, un analista ha sintetizzato che "gli americani votano con il portafoglio", per spiegare che la sconfitta della democratica è stata principalmente causata da una congiuntura peggiore rispetto ai quattro anni di governo Trump e al costante aumento dei prezzi, complici naturalmente gli effetti della pandemia di Covid e due guerre, in Ucraina e a Gaza. Harris non solo ha ereditato da Biden un Paese in condizioni difficili ma ha anche pagato la crescente impopolarità del presidente, che le si è appiccicata addosso come una lettera scarlatta. Un altro fattore cruciale per la sconfitta della democratica è stata la battaglia dei sessi, gli uomini contro le donne. Harris, che con la scelta di Tim Walz sperava di attirare anche una parte di elettori più moderati, alla fine non è riuscita a convincere né i maschi bianchi, né i neri, né quelli latini. E questo è avvenuto soprattutto nelle grandi città come Filadelfia, Detroit e Milwaukee, dove nel 2020 Biden aveva conquistato il 90% del voto black. Ma anche le donne hanno tradito la candidata, almeno il 52% di quelle bianche.
Nonostante la battaglia sui diritti riproduttivi, all'aborto hanno preferito alla vice presidente un uomo di 78 anni che ha contribuito a dare il via libera ai tanti divieti sull'interruzione di gravidanza nel Paese, è stato condannato per violenza sessuale ed ha alle spalle una serie di comportamenti molesti nei confronti delle donne. Tra le ragioni della debacle, qualche osservatore ha fatto anche notare una mancanza di spontaneità da parte della democratica che, ad esempio, raramente in questi mesi di campagna ha raccontato la storia della sua famiglia: il padre giamaicano e la madre indiana che sono emigrati negli Stati Uniti e sono riusciti a realizzare il loro sogno americano. Una storia di riscatto e speranza realizzata, non solo una parola, che Harris avrebbe potuto cavalcare di più per convincere gli americani a scegliere il suo sogno di un'America diversa da quella di Trump.
Kamala Harris "è stata una partner incredibile", ha dichiarato Joe Biden in una dichiarazione, elogiando "l'integrità, il coraggio e il temperamento" della vicepresidente dopo la sconfitta di stretta misura con Donald Trump. "Continuerà a essere una leader che i nostri figli ammireranno per le generazioni a venire, lasciando il suo segno nel futuro dell'America", ha aggiunto il Presidente degli Stati Uniti, la cui prima dichiarazione personale dopo le elezioni è prevista giovedì davanti al popolo americano. "Quella che abbiamo visto oggi è la Kamala che ammiro profondamente: in circostanze straordinarie, si è fatta avanti e ha guidato una campagna elettorale storica, presentando la sua visione per un Paese piu' libero e giusto", ha detto.