"No a una occupazione perpetua"

Kerry: Usa non sono contro Israele,ma servono 2 Stati con Palestina

All'Onu parla il Segretario di Stato americano nel discorso più importante della sua carriera politica: "Nessun complotto, non lasciamo ai coloni il destino di Israele"

28 Dic 2016 - 18:50

"La soluzione di due Stati per israeliani e palestinesi è in pericolo". Così il segretario di Stato americano John Kerry, sottolineando che ci si sta muovendo verso una soluzione che non piace a nessuno. "La nostra amicizia con Israele non significa che gli Stati Uniti devono accettare ogni politica: lo status quo punta a una perpetua occupazione", spiega. Per Kerry "l'agenda dei coloni non deve definire il futuro di Tel Aviv poiché minaccia la pace".

All'Onu nessun complotto, stop accuse - "Respingo anche le critiche di chi sostiene che gli Stati Uniti sono stata la forza motrice" della risoluzione all'Onu. Lo afferma il segretario di Stato John Kerry rispondendo alle critiche di Israele, che ha parlato di complotto dell'amministrazione Obama. "Non abbiamo messo a punto la bozza originale della risoluzione", aggiunge Kerry. Le accuse di Israele con "l'amministrazione" sono "solo un diversivo". "Respingiamo le critiche di chi dice che con il voto all'Onu abbiamo abbandonato Israele". Dice Kerry sottolineando che nella risoluzione all'Onu della scorsa settimana "non c'è nulla di nuovo".

La soluzione dei due Stati è a rischio, impossibile tacere - "Nonostante i nostri migliori sforzi negli anni, la soluzione a due Stati è adesso in serio pericolo" e "non possiamo, in buona coscienza, non fare nulla e non dire nulla, quando vediamo le speranze della pace che vanno via". Secondo Kerry "la soluzione a due Stati è l'unico modo per raggiungere la pace fra israeliani e palestinesi". "La verità è che le tendenze sul terreno - violenza, terrorismo, incitamento, espansione degli insediamenti e l'occupazione apparentemente senza fine - stanno distruggendo le speranze per la pace da entrambe le parti e stanno sempre più consolidando una irreversibile realtà a uno Stato, che la maggior parte delle persone in realtà non vuole", ha detto ancora Kerry.


La pace non imposta, servono trattative - "Non possiamo imporre la pace in medio oriente. La pace è possibile solo tramite trattative dirette". "Ogni amministrazione Usa, democratica o repubblicana, ha sempre opposto gli insediamenti e gli Usa hanno permesso il passaggio di risoluzioni che Israele opponeva", ha continuato Kerry leggendo un articolo del New York Times del 23 dicembre del 1987 che rendeva conto dell'approvazione di una risoluzione 26 anni prima dell'ultima ad essere fortemente criticata non sono da Israele ma anche dal presidente eletto Donald Trump; allora il presidente Usa era Ronald Reagan. "Non potevamo chiudere gli occhi" di fronte alla crescita esponenziale delle colonie e alla violenza palestinese, inclusa con un linguaggio diplomatico nella risoluzione diversamente da quella del 2011 su cui gli Usa aveva posto un veto perché appunto concentrata solo sugli insediamenti.

I coloni stanno decidendo il futuro di Israele - "L'agenda dei coloni è quella che sta definendo il futuro di Israele". Afferma Kerry sottolineando che la "la coalizione" guidata dal premier israeliano Benyamin Netanyahu "è la più a destra della storia israeliana, con un'agenda definita dagli elementi più estremisti". Non si può "ignorare la minaccia che gli insediamenti rappresentano per la pace", ha insistito Kerry, sebbene il problema in Medio Oriente vada al di là degli insediamenti.

Non c'è giustificazione per il terrorismo - "Non c'è alcuna giustificazione per il terrorismo" in Medio Oriente. Aggiunge Kerry durante una conferenza stampa nella quale è tornato a fare pressione sulla leadership palestinese affinché non inciti alla violenza nei confronti di civili israeliani. "Capiamo che l'autorità palestinese deve migliorare la sua governance", ha aggiunto. Quanto ad Hamas, "si rifiuta di riconoscere lo Stato di Israele, ed è disposta a mettere in pericolo i palestinesi nella Striscia di Gaza per portare avanti la sua agenda", una striscia che rappresenta "una delle maggiori concentrazioni di persone che hanno un bisogno estremo di assistenza".

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