Missili balistici, navi ed elicotteri: la pressione militare della Cina su Taiwan
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Intanto Tokyo fa sapere che 5 dei missili lanciati durante le maxi manovre militari sono finiti nella zona economica esclusiva del Giappone
La Cina ha dato il via alle più grandi esercitazioni militari mai fatte intorno a Taiwan, in risposta alla visita sull'isola della presidente della Camera Usa Nancy Pelosi. Secondo Taipei sono stati 11 i missili balistici lanciati da Pechino nella giornata di giovedì. Cinque, ha fatto sapere Tokyo, hanno raggiunto la zona economica esclusiva del Giappone. Pechino contro gli Usa: "Hanno creato la crisi". Blinken: "Gli Usa contro qualsiasi cambiamento dello status quo di Taiwan".
Tapei: "Ci prepariamo alla guerra senza cercare la guerra" - "Il ministero della Difesa nazionale sottolinea che si atterrà al principio di prepararsi alla guerra senza cercare la guerra", si legge in un comunicato diffuso dalle forze armate di Taipei, in cui si accusa inoltre il governo di Pechino di "comportamento irrazionale". Le esercitazioni avrebbero infatti "l'intenzione di cambiare lo status quo e d'interrompere la pace e la stabilità regionali. L'esercito nazionale continuerà a rafforzare la sua allerta e le truppe a tutti i livelli condurranno l'addestramento quotidiano".
Taipei: "La Cina ha lanciato 11 missili balistici" - Secondo il ministero della Difesa di Taipei, Pechino, nella giornata di giovedì ha lanciato 11 missili balistici Dongfeng (DF) nelle acque intorno a Taiwan. L'esercito di Taipei "ha colto immediatamente le dinamiche di lancio, attivato i relativi sistemi di Difesa e rafforzato la prontezza al combattimento".
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Le esercitazione si protrarranno fino a lunedì - Le esercitazioni di Pechino, che si concluderanno lunedì, sono focalizzate sull'addestramento congiunto con sessioni di blocco, assalto di target marittimi, attacchi sulla terraferma e attività di controllo dello spazio aereo, nell'ambito di un test generale sulle capacità di combattimento e di coordinamento delle truppe, secondo un dispaccio della Xinhua.
Pechino contro gli Usa: "Hanno creato la crisi" - Sulle responsabilità della crisi è già partito una scambio di accuse. La Cina ha infatti attaccato il G7. "Sono gli Stati Uniti che hanno provocato i guai, la crisi e che continuano ad aumentare le tensioni", ha affermato il ministro degli Esteri Wang Yi, commentando con toni aspri il comunicato congiunto del G7 che ha chiesto a Pechino di evitare una "aggressiva attività militare per il rischio di una escalation non necessaria e di non cambiare unilateralmente lo status quo con la forza". La palese provocazione Usa, con la visita a Taipei della speaker della Camera Nancy Pelosi, "ha creato un pessimo precedente se non viene corretto e contrastato", ha aggiunto Wang in una nota ministeriale.
Blinken: "Usa contro qualsiasi cambiamento dello status quo di Taiwan" - La posizione degli Stati Uniti resta intanto immutata. "Gli Stati Uniti si oppongono a qualsiasi sforzo unilaterale per cambiare lo status quo di Taiwan, soprattutto con la forza", ha dichiarato infatti il segretario di Stato americano, Antony Blinken, a Phnom Penh, in Cambogia, dove si trova per partecipare al vertice dell'Asean. "La politica degli Usa sull'isola non è cambiata", ha ribadito Nlinken sottolineando che "la stabilità dello stretto è nell'interesse dell'intera regione".
Tokyo: "Cinque missili cinesi su nostra zona economica" - Intanto, sale l'allerta anche Tokyo. Cinque missili balistici lanciati dalla Cina sono infatti finiti nella zona economica esclusiva del Giappone. Lo
riferisce la Difesa nipponica, protestando per l'azione di Pechino. Già precedentemente i media di Tokyo parlavano di una preoccupazione diffusa dato che le manovre militari "potrebbero accelerare le discussioni in corso sul suo ruolo in caso di contingenza taiwanese, costringendo i politici nipponici a pensare in modo più concreto a tale eventualità",