Brando Benifei, Pietro Bartolo, Alessandra Moretti e Pierfrancesco Majorino sono stati bloccati a circa 150 metri dal confine
Non si placano le polemiche per la visita di sabato di quattro eurodeputati italiani del Pd, bloccati dagli agenti al confine tra Croazia e Bosnia, per verificare le condizioni di vita dei migranti ne campo profughi di Lipa a Bihac. Per Zagabria "non era altro che una ennesima provocazione contro la polizia croata" e un "tentativo di screditare la reputazione" del Paese. Sorpresi gli esponenti dem: "Ci aspettavamo delle scuse, non delle false accuse".
Brando Benifei, Pietro Bartolo, Alessandra Moretti e Pierfrancesco Majorino sono stati bloccati a circa 150 metri dal confine, ha ricordato il ministro degli Interni croato, Davor Bozinovic.
"Siamo sorpresi dalle parole del ministro Bozinovic, ci aspettavamo delle scuse per averci impedito di fare il nostro lavoro, non delle false accuse. Possediamo foto, audio e video che provano che siamo stati fermati quando ancora lontani dal confine, per impedire la nostra ispezione. Abbiamo informato le autorità croate della nostra visita con adeguato anticipo e assicurando il rispetto delle regole vigenti", si son difesi gli europarlamentari.
La tendopoli Il campo profughi di Lipa, nell'estremo nord-ovest della Bosnia-Erzegovina a ridosso della frontiera croata, è diventato nelle ultime settimane il simbolo dei nuovi disperati che sono tornati ad affollare la rotta balcanica, l'itinerario della speranza per milioni di migranti asiatici e mediorientali intenzionati a raggiungere fra mille rischi l'Europa occidentale per una vita migliore.
Distrutto da un incendio alla vigilia di Natale, con quasi mille profughi rimasti a lungo senza un riparo in preda a neve e gelo, a Lipa l'esercito bosniaco, tra le proteste e le pressioni dell'Unione europea, ha realizzato una tendopoli temporanea in attesa della completa ricostruzione del campo con standard e accorgimenti che lo rendano abitabile anche nelle condizioni del gelido inverno balcanico.