Esplode la polemica sulle accuse misogine contro Angela Rayner. Altri tre ministri di Downing Street e due ministri ombra accusati di molestie sessuali: 56 in tutto i politici indagati
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Accavallerebbe le gambe come Sharon Stone in "Basic Instinct" per distrarre il premier Boris Johnson durante i suoi interventi in Parlamento dal momento che "sa che non può competere con la formazione oxfordiana di BoJo" su altri livelli. La polemica sulla deputata laburista Angela Rayner e il premier britannico (le accuse vengono da esponenti conservatori rimasti anonimi) diventa l'ultimo caso di misoginia. Mentre altri tre ministri del governo di Johnson, più due ministri ombra dell'opposizione, vengono accusati di molestie sessuali.
La deputata si difende - Il caso della deputata laburista, scrive il "Corriere della Sera", sta montando in Gran Bretagna sulla scia di dichiarazioni di parlamentari conservatori riferite da un articolo del "Mail on Sunday". Di fronte alle polemiche la Rayner si è difesa dicendo che "la mia colpa è di avere le gambe e di indossare vestiti" e precisando che "le donne in politica affrontano sessismo e misoginia ogni giorno. E io non sono diversa".
Il premier: "Assoluto rispetto per Angela Rayner" - Ed ecco le parole di Johnson: "Non sono d'accordo su quasi nulla con la Rayner, ma la rispetto come parlamentare e trovo deplorevole la misoginia a lei diretta in forma anonima".
Solidarietà a tutto campo - Le reazioni in appoggio della laburista non si sono fatte attendere: dalla scrittrice Eli Shafak che paragona i suoi accusatori a "estremisti bigotti come i talebani" alla premier scozzese Nicola Sturgeon che, solidale con la deputata di Londra, punta il dito contro un articolo che è un "promemoria sulla profonda misoginia che le donne affrontano ogni giorno". In quell'articolo si dice, tra l'altro, che la Rayner abbandonò la scuola a 16 anni perché era incinta, che non ha frequentato l'università, che è stata badante, è divorziata e una "working class", mentre di Johnson non si dice che ha avuto diverse mogli e parecchi figli.
I ministri denunciati per molestie - D'altra parte, Downing Street è sempre più nell'occhio del ciclone, e non solo per i party in tempi di lockdown. Con gli ultimi indagati per abusi, scrive il "Messaggero", diventano 56 i deputati segnalati all'Independent Complaints and Grievence Scheme, l'organismo creato nel 2018 in seguito al movimento #MeToo.
I ministri segnalati avrebbero fatto commenti impropri a sfondo sessuale. In un caso, scrive il "Sunday Times", un parlamentare avrebbe corrotto un membro dello staff in cambio di favori sessuali. Il segretario generale del sindacato dei dipendenti pubblici, Dave Penman, afferma che il caso dimostra come, nonostante i passi avanti per sostenere chi fa denuncia, siamo ancora indietro nell' "equilibrio tra il potere che hanno i deputati nei confronti del loro staff". Secondo Penman va ridiscussa la relazione tra i deputati e il loro staff per proteggere i dipendenti nell'esercizio delle loro funzioni, fondamentali per supportare gli incarichi dei parlamentari.
Potere, deputati e staff - Secondo il ministro ombra laburista sulla violenza domestica Jess Phillips il numero delle denunce è "sconvolgente": "C'è un grave problema di sbilanciamento di potere". E in queste settimane tutto il partito conservatore è stato spesso coinvolto in scandali sessuali. Solo pochi giorni fa il Tory Imran Ahmad Khan si è dimesso dopo la condanna per aggressione sessuale contro un ragazzo di 15 anni nel 2008. Khan si è proclamato innocente e ha fatto ricorso. Un altro collega, David Warburton, è stato sospeso dall'incarico di capogruppo dopo essere stato coinvolto in uno scandalo di coca e molestie, pur dichiarandosi innocente.
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