Il report

La spesa militare mondiale tocca un nuovo record

Nel 2023 a livello globale sono stati spesi 2.300 miliardi di dollari, segnando dunque un nuovo massimo storico. Usa in testa, copre il 38% della spesa militare mondiale, mentre l'Europa segna un aumento senza precedenti del 14%

30 Lug 2024 - 12:47
 © Afp

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La spesa militare globale nel 2023 ha toccato il record di 2.300 miliardi di dollari, segnando dunque un nuovo massimo storico e un altro tassello di una crescita ininterrotta dal 2017. È quanto emerge dal report annuale Aerospace, Defense and Aviation Outlook 2024 di AlixPartners. Secondo i dati raccolti, i conflitti bellici in corso stanno continuando ad alimentare la spesa per gli armamenti e l’industria bellica segnerà una crescita anche nel 2024. Aumentano anche le risorse destinate alla space economy.

"I produttori sono pienamente consapevoli dei loro obiettivi e stanno impiegando risorse significative per soddisfare un aumento senza precedenti dei tassi di produzione, guidati dalle esigenze dei Paesi vicini alla Russia, ma anche da ordini interni promessi che ora si stanno concretizzando", dice Paolo Rinaldini, partner e managing director di AlixPartners, al Sole 24 Ore.

La spesa per l'industria della difesa

In particolare, gli Stati Uniti rimangono leader del settore, ma con un bilancio stabile: ben il 38% della spesa militare globale viene dagli Usa. Nel Paese le esportazioni di armamenti sono aumentate del 17%. Tra le cause che spingono in alto i finanziamenti per i programmi spaziali c'è sempre la guerra in Ucraina, vista la crescente attenzione dei governi mondiali e delle agenzie della difesa agli strumenti di controllo dall'alto. Anche se l'Europa non si avvicina alle cifre statunitensi, il vecchio continente nel 2023 segna un aumento inedito della spesa militare (+14%). Con un +51%, la crescita più rilevante è in Ucraina. Per il paese in guerra la spesa militare rappresenta più del 36% del suo Pil. La Russia nel 2022 ha alzato la spesa militare del 29%, una cifra che scende al 23% nel 2023, raggiungendo comunque il 6% del Pil. Anche in Cina continua la crescita delle spese militari, così come è stato ininterrottamente negli ultimi 28 anni. Il Paese prosegue dunque nella sua strategia di investimento, al fine di diventare un giorno un contrappeso sempre più significativo rispetto alle nazioni occidentali.

La spesa per la space economy

Una grande rilevanza è stata acquisita dalla space economy. Secondo AlixPartners, il mercato americano è trainato da una spesa di circa 60 miliardi di dollari, prevalentemente della Difesa, con Space Force per il 40% e la Nasa per un altro 40. I soldi per l’agenzia spaziale americana sono aumentati del 2,5% annuo negli ultimi 10 anni, una spesa che è quasi il triplo rispetto al budget dell'Agenzia spaziale europea (Esa). Negli ultimi 10 anni il budget per l'Esa è aumentato mediamente del 4,4% annuo e ha finanziato soprattutto programmi di osservazione della terra e degli impatti climatici. A livello globale, l’industria spaziale accelera a ritmi del 6,3% e oggi rappresenta un mercato del valore di 510 miliardi di dollari, concentrato maggiormente proprio negli Stati Uniti.

La space economy ricopre cifre importanti anche in Europa, dove la spesa è di circa 15 miliardi di dollari, un quarto di quella americana, con un mercato più frammentato e meno operatori nel settore.

In Europa aumenta l'export ma nel mondo no

Come negli Stati Uniti, anche in Europa sono aumentate le esportazioni (+5%). Un trend positivo condiviso anche dall'area Asia-Pacifica (+13%), trainata in questo caso dalle spese dalla Corea del sud. Germania, Francia, Regno Unito, Spagna e Italia sono tra le prime nazioni per l'export in ambito militare e coprono complessivamente il 27% dell’esportazione mondiale. Parigi ha incrementato l’export del 47%, mentre Berlino lo ha ridotto del 14. La crescita è in tutti i segmenti, ma soprattutto per missili e artiglieria. I Paesi europei sono inoltre grandi importatori soprattutto dall’industria Usa.

Tuttavia, a livello globale le esportazioni sono diminuite del 3%, prevalentemente a causa delle minori esportazioni da parte della Russia (-53%) e della Cina (-5%). 

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