Condannato all'ergastolo per un omicidio avvenuto nel 1998 a Miami
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Sono passati 24 anni da quando Chico Forti è stato condannato all'ergastolo negli Usa per l'omicidio dell’imprenditore australiano Dale Pike, il cui cadavere venne ritrovato nudo su una spiaggia di Miami, in Florida.
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Prima del suo arresto, Enrico Forti detto Chico, nato a Trento l’8 febbraio 1959, è stato un campione di windsurf di successo. Dopo gli inizi sul lago di Garda arriva a essere il primo italiano a competere nella coppa del mondo di categoria, nel 1985. Insieme all’hawaiiano Richard White, inoltre, ideò la prima rampa di salto per windsurf per l'indoor. Una carriera sportiva che si interrompe in seguito a un incidente automobilistico. Inizia così la sua attività come producer televisivo e documentarista che lo porterà nel 1990 alla creazione della sua società, la Hang Loose. Nel 1997 realizzò la video inchiesta sulla morte di Gianni Versace "Il sorriso della Medusa". Una parte dei difensori di Chico vedono proprio nella realizzazione di questo documentario, in cui si mette in dubbio l'operato della polizia di Miami, una ipotetica causa delle modalità di trattamento del surfista durante l'inchiesta e il processo che lo avrebbe poi condannato all'ergastolo.
Il 15 febbraio 1998 Dale Pike, figlio di Anthony Pike, con il quale Forti stava trattando l'acquisizione del Pikes Hotel, a Ibiza, viene trovato senza vita sulla spiaggia di Sewer Beach a Miami , in Florida. L'australiano era stato ucciso con due colpi di pistola calibro 22 alla nuca e denudato completamente. Pike, arrivato negli Usa il giorno precedente, aveva incontrato Forti con il quale era arrivato in auto fino al parcheggio di un ristorante a Key Biscayne, dove l'italiano dirà poi di averlo lasciato intorno alle 19. Poche ore dopo Pike sarà ucciso. L'orario della morte sarà fatto risalire in una fascia compresa tra le 20 e le 22.
Trascorsi alcuni giorni dal ritrovamento del cadavere Chico Forti fu interrogato come persone informata sui fatti dal dipartimento di polizia di Miami. Nella prima convocazione negò di aver incontrato Dale prima della morte. Un errore che risultò fatale. La polizia venne a sapere poco dopo dei suoi contatti con la vittima. Secondo quando si legge sul sito realizzato per raccontare il suo caso, Forti disse di non aver incontrato Pike perché spaventato dalla notizia che anche il padre Anthony fosse stato ucciso. Un'informazione falsa, data dalle autorità statunitensi per capire come si sarebbe comportato Forti. La notte del 20 febbraio Chico Forti tornò al dipartimento per consegnare una documentazione relativa agli affari che stava intrattenendo con Anthony Pale. Si presentò senza un legale. Fu interrogato per 14 ore e poi arrestato. Nelle sue dichiarazioni ritrattò la sua prima versione, ammettendo di aver incontrato la vittima poche ore prima del decesso.
Forti si è sempre dichiarato innocente e vittima di un errore giudiziario. Inizialmente arrestato per frode, circonvenzione d'incapace e concorso in omicidio, come si legge sempre nel sito relativo al suo caso, venne liberato su cauzione e "nei venti mesi seguenti fu scagionato dagli otto capi d’accusa che riguardavano la frode". Nonostante questo l'accusa utilizzò l'elemento della frode come movente dell'omicidio. Il 15 giugno 2000 si arrivò all'arringa finale, dopo un processo di 24 giorni. Alla difesa di Forti non fu dato diritto di replica. Nel corso del processo infatti i difensori dell'italiano gli avevano consigliato di non testimoniare per non esporsi a domande pericolose in merito alle falsità da lui dette il giorno seguente la morte di Pale. Per la difesa l'assenza di prove concrete a suo carico avrebbe indotto la giuria a non condannarlo. Una condizione che i sostenitori di Forti evidenziano come dirimente per la conclusione del processo. All'accusa fu lasciato totalmente il campo libero per raccontare la propria ricostruzione colpendo duramente Forti.
La giuria popolare della Dade County di Miami lo giudicò colpevole "per aver personalmente e/o con altre persone allo Stato ancora ignote, agendo come istigatore e in compartecipazione, ciascuno per la propria condotta partecipata, e/o in esecuzione di un comune progetto dilettuoso, provocato, dolorosamente e preordinatamente, la morte di Dale Pike". Queste le parole della giuria riportate sempre dal sito chiccoforti.it. Chico Forti fu così ritenuto colpevole di omicidio di primo grado e condannato all'ergastolo. "Sono senza parole", disse Forti in aula. Tutti i ricorsi contro la sentenza presentati nei vari appelli furono rifiutati senza motivazione.
Venerdì 1° marzo 2024 il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha annunciato che è stata firmata l'autorizzazione al trasferimento in Italia di Forti, "un risultato frutto dell'impegno diplomatico di questo governo", ha sottolineato. Due mesi e mezzo dopo, il 18 maggio, il 65enne è rientrato in Italia all'aeroporto di Pratica di Mare e, dopo un passaggio a Rebibbia, è stato trasferito nel carcere Montorio di Verona.