Il dramma, avvenuto in Myanmar, risale al 4 dicembre, ma la foto simbolo arriva un mese dopo attraverso la Cnn: le guardie di confine, alla foce del fiume, avrebbero aperto il fuoco sui fuggitivi facendo ribaltare le imbarcazioni di fortuna. Uccisi donne e neonati
Prono nel fango, immobile mentre viene lambito dall'acqua del fiume, i vestitini stropicciati. La sua unica colpa, a 16 mesi, è di appartenere alla minoranza musulmana Rohingya, perseguitata in Myanmar (ex Birmania) e costretta a fuggire in Bangladesh attraversando il fiume Naf che divide i due Paesi. Ad attendere i fuggitivi, alla foce, nella notte del 4 dicembre, c'erano le guardie di confine birmane che hanno aperto il fuoco facendo ribaltare le imbarcazioni. Tutti annegati, compresi donne, neonati e bambini. E la foto di Mohammed Shohayet, questo il nome della piccola vittima, ripresa un mese dopo la tragedia dalla Cnn dal media locale rvisiontv.com, ripropone il dramma del piccolo curdo Aylan, trovato riverso sulla spiaggia turca di Bodrum nel settembre del 2015, mentre cercava di raggiungere l'Europa sfuggendo alla guerra siriana.
La foto simbolo della tragedia che sta vivendo nel Nord del Myanmar la minoranza etnica dei Rohingya, di religione islamica, un vero e proprio genocidio per la comunità internazionale, ricorda troppo da vicino quella di Aylan, il piccolo curdo in fuga con la famiglia verso l'Europa attraverso il Mediterraneo e che tra quelle onde trovò la sua fine, nel naufragio del 2 settembre 2015.
Nello scatto, infatti, il neonato Rohingya giace nel fango seminudo e riverso a faccia in giù, divenendo così testimone inconsapevole del dramma dell'immigrazione e delle persecuzioni del suo popolo.
Insieme al cadavere di Mohammed, l'indomani, fu recuperato dai pescatori anche quello del fratellino, della mamma e di uno zio. Alla fine 15 i corpi ritrovati, ma pare ci siano stati anche dei dispersi. Dovevano essere 35, infatti, secondo alcune testimonianze, le persone in fuga verso il Bangladesh a bordo di tre imbarcazioni di fortuna, provenienti dal villaggio YeDwinChaung, nel distretto settentrionale di Maungdaw, nello Stato di Rakhine.
In quest'area sarebbe in corso da ottobre un'offensiva militare, definita dalle autorità "operazione di bonifica": più di 250 sarebbero finora le vittime, centinaia le persone in fuga attraverso il fiume Naf.
I Rohingya sono circa un milione: vivono in Myanmar da decenni, ma sono considerati dal governo dei clandestini.