"Controcorrente" raccoglie le voci di chi da anni anni è bloccato in Grecia
"Con la mia famiglia abbiamo lasciato l'Afghanistan, siamo stati prima in Iran e poi abbiamo attraversato la Turchia e da lì abbiamo preso un gommone e siamo arrivati in Grecia". È la testimonianza di Elias un giovane afghano, ancora minorenne, arrivato a Lesbo quasi due anni fa. "Controcorrente" è in Grecia nel campo profughi più grande d'Europa, la prima tappa europea per quanti intraprendono la lunga rotta balcanica ed è per questo che è soprannominata lo "Scudo d'Europa".
Tutta la famiglia di Elias è in Germania, ma a lui è stato negato il permesso di andarci. Il suo obiettivo però è raggiungerli quanto prima. Le telecamere di Rete 4 mostrano poi le immagini del campo profughi, qui tutto è costruito con i fondi europei compreso il filo spinato che circonda il campo. "Le condizioni igieniche non sono buone - dice una donna - ho lasciato l'Afghanistan per colpa dei talebani". "Da quando siamo qui non sappiamo cosa fare, il campo è diventato una prigione", spiega ancora un'altra donna che insieme alla sua famiglia è ferma a Lesbo da due anni dopo aver provato ad attaversare il confine turco-greco sette volte.
Nel campo oggi si trovano molti che scappano dall'Afghanistan e quasi la metà del totale sono minori. Anche per paura che il ritorno dei talebani in Afghanistan possa innescare una nuova ondata di rifugiati, la Grecia ha innalzato un muro, per ora, di 40 chilometri al confine con la Turchia e anche quest'ultima sta facendo lo stesso al confine con l'Iran. Un altro ostacolo lungo la rotta balcanica.