La missiva inviata al Corriere della Sera è firmata da Emma Bonino, Pier Ferdinando Casini, Fabrizio Cicchitto, Massimo D'Alema, Antonio Martino e Giorgio Tonini
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"I due figli di Gheddafi sono sottoposti a torture inaccettabili e degradanti". Lo denunciano in una lettera-appello pubblicata sul Corriere della Sera, diversi politici italiani tra i quali Emma Bonino, Pier Ferdinando Casini e Massimo D'Alema. "La Libia - si rimarca - non sarebbe un Paese migliore con l'eliminazione dei due figli del suo ex dittatore".
Emma Bonino, ex ministro degli Affari esteri, Pier Ferdinando Casini, presidente della commissione Affari esteri del Senato, Fabrizio Cicchitto, presidente della commissione Affari esteri della Camera, Massimo D'Alema, ex presidente del Consiglio dei ministri, Antonio Martino, ex ministro degli Affari esteri, Giorgio Tonini, vicepresidente senatori Pd, sono i firmatari della lettera-denuncia.
"Da tempo - scrivono - il Tribunale penale internazionale chiede la consegna di Saif al Islam e il trasferimento del processo all'Aia. La comunità internazionale deve sostenere questa richiesta con più forza e più decisione, con tutti gli strumenti di pressione di cui dispone. E lo stesso potrebbe essere fatto per il fratello Saadi".
"La Libia - si rimarca - non sarebbe un Paese migliore con l'eliminazione dei due figli del suo ex dittatore. La sorte dei due Gheddafi non può rappresentare una nuova macchia nera su un Paese devastato. Qui non si tratta di tirannicidio, forse neanche più di vendetta. Un processo equo è un'occasione per fare davvero i conti col proprio passato. Un'occasione che la Libia non può permettersi di perdere. Come non possiamo permettercelo noi, che in quel pantano siamo immersi fino al collo".
"Del resto l'Italia - viene ricordato -, a livello governativo e grazie all'impegno di "Nessuno tocchi Caino", "Non c'è Pace Senza Giustizia" e della Comunità di Sant'Egidio, è stata continuativamente alla testa delle battaglie in sede Onu per la moratoria sulla pena di morte e per l'istituzione della Corte penale internazionale". "La Libia - concludono i firmatari - deve aprire una fase nuova del dopo Gheddafi. Bisogna partire da un po' di giustizia, non da fucilazioni e torture".