Ma una fonte locale libica aveva sostenuto che sarebbe stato "pagato 1 mln". L'annuncio del rilascio del tecnico italiano rapito a luglio è stato dato dal ministro degli Esteri Paolo Gentiloni
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E' stato liberato Marco Vallisa, il tecnico italiano rapito in Libia il 5 luglio 2014. Ne ha dato notizia nella notte il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni. Cinquantaquattro anni, originario di Roveleto di Cadeo in provincia di Piacenza, Vallisa era impegnato nella città costiera di Zuara, in un cantiere di una ditta modenese quando è stato rapito insieme con altri due colleghi, un bosniaco e un macedone, rilasciati due giorni dopo.
Sin dai primi momenti seguiti alla loro scomparsa si è subito pensato a un rapimento, anche perché la loro auto era stata trovata con le chiavi inserite nel quadro. L'obiettivo dei rapitori potrebbe essere stato quello di chiedere un riscatto: la pista del sequestro "politico", infatti, era apparsa da subito meno realistica, perché i fatti si sono verificati in una zona lontana dalla Cirenaica, dove si concentrano i ribelli jihadisti in conflitto con Tripoli. Il ministro degli Esteri italiano ha però tenuto a specificare che "l'Italia rispetta le regole internazionali". Gentiloni ha così risposto a una domanda sul presunto riscatto, sostenuto da una fonte della sicurezza libica.
Fonte libica: "Pagato 1 mln di riscatto" - Per la liberazione di Marco Vallisa in Libia "sarebbe stato pagato un riscatto di quasi un milione di euro". Lo sostiene con l'agenzia France Presse una fonte della sicurezza libica che ha chiesto di rimanere anonima. Secondo la fonte, Vallisa è stato tenuto prigioniero da un gruppo armato di cui non ha fornito l'identità.
Gentiloni: "Soddisfazione per la liberazione" - "Esprimo profonda soddisfazione per la liberazione di Marco Vallisa", ha affermato Gentiloni. "Desidero ringraziare calorosamente tutti coloro che hanno lavorato per il felice esito della vicenda. Tale risultato - ha commentato il ministro - è il frutto di un gioco di squadra dell'Unità di crisi del ministero degli Esteri, dei nostri servizi d'informazione e dell'ambasciata d'Italia a Tripoli. A tutti esprimo il mio più vivo apprezzamento per la dedizione e la professionalità dimostrata e per l'efficace e paziente azione. Un particolare ringraziamento - conclude il titolare della Farnesina - va alla famiglia Vallisa per la fiducia nel lavoro delle istituzioni".
Ancora cinque gli italiani sequestrati all'estero - Sono ancora cinque gli italiani sequestrati all'estero: le due giovani cooperanti lombarde Vanessa Marzullo e Greta Ramelli, scomparse in Siria dal 31 luglio 2014; il tecnico veneto Gianluca Salviato, rapito in Libia il 22 marzo 2014; il gesuita romano padre Paolo Dall'Oglio, sequestrato a fine luglio 2013 in Siria; il cooperante palermitano Giovanni Lo Porto, scomparso il 19 gennaio 2012 tra Pakistan e Afghanistan.