La vittima non è Salah Al-Maskhout come avevano inizialmente riferito i media locali. Si è trattato di uno scambio d'identità
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Non è Salah Al-Maskhout il boss del traffico di esseri umani di Zuwara ucciso in Libia. "Sono vivo e scioccato da quello che è girato sul mio conto", ha detto lo stesso Al-Maskhout al sito Migrant Report. Secondo i media locali, infatti, era lui il boss degli scafisti ucciso; invece c'è stato uno scambio d'identità. Inoltre Tripoli ha accusato del delitto le forze speciali italiane ma Farnesina e Difesa hanno smentito: "Nessun coinvolgimento".
Per tutta la giornata si sono rincorse voci e smentite incontrollabili nel caos in cui versa la Libia che arriva a negare persino l'intera vicenda. La presunta uccisione del boss, che guidava una milizia locale non affiliata alla coalizione filo-islamica dell'Operazione Alba (Fajr), e di 8 uomini della sua scorta era stata annunciata dal quotidiano online Libya Herald, uno dei pochi in lingua inglese del Paese, e confermata successivamente da altre e diverse fonti sui social network. Fino ad arrivare sui maggiori siti di informazione mondiali, come quello del Guardian.
Errore sull'identità - Poi sabato sera è emerso che c'è stato un errore di trascrizione, e l'uomo non si chiamerebbe Salah Maskhout. Un uomo con lo stesso cognome, 47 anni, ha fatto sapere di essere vivo e vegeto e soprattutto di non avere nulla a che fare con il traffico di esseri umani. "Posso assicurarvi che sono vivo", ha detto al telefono a Migrant Report. "Sono sempre rimasto a Zuwara", ha precisato, spiegando di aver lasciato la divisa dell'esercito libico nel lontano 1991 - non come il presunto boss ucciso, che sarebbe stato un ufficiale fino almeno al 2009.
Dopo aver telefonato a Maskhout, Migrant Report ha riferito comunque di aver contattato una "fonte qualificata della sicurezza" a Tripoli che ha insistito: "L'attacco si è verificato", ha assicurato la fonte, "sorvolando su chi siano gli autori". L'uomo ucciso "era coinvolto nel traffico di esseri umani, ed è per questo che è stato eliminato".
"E' sicuramente uno scambio di identità - ha sottolineato uno dei responsabili di Migrant Report - ma questo non vuol dire che l'attacco non ci sia stato".
Un'altra conferma era arrivata nel pomeriggio dal presidente del Congresso libico (Gnc), Nuri Abu Sahmain, che ha accusato le "forze speciali italiane" di aver ucciso il capo della milizia di Zuwara, considerato vicino allo stesso Sahmain e indicato dai media libici come boss degli scafisti locali.
La smentita della Farnesina - La Farnesina e fonti della Difesa hanno smentito "categoricamente" qualsiasi coinvolgimento di forze italiane. L'intelligence italiana, smentendo anch'essa con forza qualsiasi ruolo nella vicenda, ha precisato che in Libia "non è in corso alcun tipo di attività di questo tipo da parte dei servizi".
I media libici hanno per la verità tirato in ballo "forze straniere" senza tuttavia mai citare l'Italia. I proiettili utilizzati per uccidere l'uomo e la sua scorta "sono di calibro 9mm, quelli in dotazione alle forze di sicurezza americane e alle guardie della sede diplomatica americana", hanno spiegato fonti del dipartimento investigativo di Tripoli e i medici legali che sostengono di aver esaminato i cadaveri. Il boss "è stato colpito al cuore", una conferma dell'esecuzione da parte di "professionisti".
La sparatoria, secondo i media, "si è svolta intorno alle 7 del mattino, non lontano dal Medical Center di Tripoli". Il boss era andato a visitare alcuni parenti nella zona, ma il convoglio è stato fermato da uomini armati, almeno quattro. Quindi la sparatoria, i 4 "armati solo di pistole" mentre le guardie del corpo avevano AK47.
Vittima era un boss - Quel che sembra certo è che il boss ammazzato aveva a disposizione uno stock di 35 barconi, perlopiù navi da pesca, con i quali smistava il flusso di disperati che dalla Libia tentano di arrivare in Italia. Al-Maskhout ai tempi di Gheddafi era ufficiale dell'esercito libico.
Zuwara è la cittadina portuale teatro della strage di centinaia di migranti, lo scorso mese, naufragati su un barcone a poca distanza dalla costa. Le milizie locali hanno dichiarato una vera e propria "guerra" ai trafficanti, con il sostegno di gran parte della popolazione.