La mamma: "Solo Dio può decidere della vita umana". Chiesto il trasferimento all'ospedale Gaslini di Genova
© web
La battaglia di Tafida Raqeeb continua. I genitori della piccola di 5 anni, in coma da mesi per un aneurisma cerebrale, sono davanti all’Alta Corte di Londra per impedire al London Royal Hospital di staccarle la spina. La famiglia ha chiesto il trasferimento all’ospedale Gaslini di Genova, che avrebbe accettato di prenderla in cura. Secondo la Corte inglese, che pronuncerà il verdetto venerdì 13 settembre, “tenerla in vita non è nel migliore interesse del paziente”.
“Solo Dio può disporre della vita umana” - Sono le parole di Shelina Begum, mamma di Tafida, che in un’intervista a Famiglia Cristiana si dice stanca ma positiva: “Tutta la mia famiglia sta seguendo il caso nell’aula del tribunale e non abbiamo tempo per nient’altro. Sono convintissima che possiamo farcela”. Nell’udienza preliminare del 5 settembre la Fondazione Barts, che gestisce l’ospedale dove Tafida è ricoverata, ha chiesto di togliere ai genitori la rappresentanza legale della piccola. La richiesta arriva dopo che la struttura sanitaria ha ricevuto una fatwa, sentenza giuridico-religiosa del Consiglio islamico europeo in cui ricordavano che, per i musulmani come la famiglia Raqeeb, l’interruzione di vita è “inammissibile e un grave peccato davanti a Dio”.
Il trasferimento in Italia - Tra le richieste della famiglia Raqeeb ci sarebbe anche quella di continuare le cure presso il Gaslini di Genova, che ha già accettato di effettuare sulla bambina un intervento di tracheotomia, necessario per poter respirare da sola. Inoltre, la legislazione italiana prevede l’interruzione delle cure solo in caso di morte del tronco encefalico, coerentemente con le credenze religiose della famiglia. Gli avvocati che difendono Tafida sostengono che vietare il trasferimento violi il diritto al credo religioso e alla libera circolazione all’interno dell’Unione Europea. “Se le credenze religiose sono in contrasto con l'interesse del paziente, bisogna agire solo in tutela di quest'ultimo”, sono invece le parole di Katie Gollop, il legale della struttura sanitaria, già coinvolto nel caso del piccolo Charlie Gard.
La solidarietà della rete - La vicenda sta smuovendo da mesi le coscienze da ogni parte del mondo. Sui social network rimbalzano gli hashtag #saveTafida e #TafidaRaqeeb, mentre per giovedì 12, giorno prima della sentenza, è stata organizzata una veglia di preghiera a Trafalgar Square, dove sono attese centinaia di persone. Sul sito Citiziengo, una petizione per tenere in vita la piccola ha raggiunto le 250mila firme. Dopo il verdetto atteso per venerdì 13, ai genitori della piccola Tafida, nel caso di esito negativo, resterà comunque la possibilità di un ricorso presso la Corte Suprema.