La vendita promozionale della frutta proveniente dall'area colpita dal disastro della centrale nucleare del 2011, nei magazzini Harrods, rientra in una campagna per far tornare la fiducia nei prodotti della zona
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Una confezione di tre pesche bianche di Fukushima al prezzo di 80 sterline, quasi 95 dollari, circa 30 euro l'una, nei magazzini di lusso Harrods, a Londra. Per la prima volta il frutto, proveniente dalla regione colpita dal disastro nucleare del 2011, arriva in un negozio dell'Europa e viene venduto... a peso d'oro. L'iniziativa rientra nella campagna di promozione dei prodotti agricoli provenienti da quell'area ed è organizzata da Tepco, Tokyo Electric Power, compagnia elettrica che gestisce la centrale nucleare di Fukushima Daiichi. "L'obiettivo principale è quello di dissipare i timori sui mercati esteri riguardo ai prodotti di Fukushima, territorio che prima dell'incidente era considerato 'il regno della frutta'", è la dichiarazione ripresa dalla Bbc.
L'accordo di vendita tra i produttori di pesche di Fukushima e Harrods di Londra arriva dopo che Tepco ha già portato sui mercati di Thailandia e Stati Uniti prodotti ittici, riso e frutta e verdura provenienti dalla prefettura giapponese. A ottobre, sempre nel grande magazzino di lusso londinese, sarà possibile acquistare anche l'uva della varietà Shine Muscat, pure questa dalla regione colpita dal disastro nucleare dell'11 marzo 2011.
Le campagne promozionali in corso a Londra e non solo hanno lo scopo di far ripartire l'export crollato per i rischi della salute, anche se le aziende agricole situate al di fuori delle aree vicine alla centrale non fossero contaminate. Prima di essere inviata all'estero, la merce viene rigorosamente controllata per verificare l'esposizione a radiazioni.
Nel frattempo, a Fukushima è ripartita l'
operazione di recupero del combustibile nucleare fuso dal reattore 2 della centrale nucleare che nel 2011 fu teatro del peggiore incidente nucleare dopo Cernobyl. Il processo sperimentale di recupero dei detriti di combustibile nucleare è a carico di Tepco che gestisce il sito.La questione dei resti di combustibile, altamente radioattivi, è il principale ostacolo allo smantellamento della centrale, i cui reattori 1, 2 e 3 andarono in fusione in seguito al devastante terremoto e al successivo tsunami dell'11 marzo 2011 nel Giappone nordorientale. Si stima che all'interno dei serbatoi di contenimento dei tre reattori vi siano circa 880 tonnellate di detriti di combustibile nucleare fuso.
Un primo tentativo di recupero, attraverso una struttura robotica, era iniziato il 22 agosto, ma fu interrotto in seguito a un errore nella configurazione dei tubi per l'inserimento nel serbatoio di contenimento dell'attrezzatura retrattile necessaria al recupero del materiale pericoloso. A quanto ha comunicato la Tepco, l'errore è stato corretto e ora sono riprese le operazioni d'inserimento nelle tubature che portano dentro il serbatoio di conifinamento per cercare di avviare il recupero del materiale.
I piani di Tepco prevedono la graduale espansione delle operazioni all'unità n.3. La rimozione su larga scala delle barre di combustibile semifuse dovrebbe essere intrapresa all'inizio del prossimo decennio. La rimozione dei detriti radioattivi contenuti nei reattori della centrale è ritenuta la sfida più difficile nel processo per la dismissione e lo smaltimento dell'infrastruttura, rimasta gravemente danneggiata 12 anni fa. In tutto, circa 880 tonnellate di detriti radioattivi dovranno essere rimosse dai reattori numero 1, 2 e 3 della centrale nucleare.