Insieme all'ambasciatore italiano morirono il carabiniere della scorta, Vittorio Iacovacci, e l'autista Mustapha Milambo. Risarcimento di due milioni di dollari all'Italia
I sei uomini accusati della morte di Luca Attanasio, ucciso a Goma, nella Repubblica democratica del Congo il 22 febbraio del 2021, sono stati condannati all'ergastolo. Insieme all'ambasciatore italiano morirono il carabiniere della scorta, Vittorio Iacovacci, e l'autista del World Food Programme, Mustapha Milambo. La procura militare di Kinshasa aveva chiesto la pena di morte per i sei. Il tribunale militare congolese ha riconosciuto all'Italia un risarcimento di due milioni di dollari "in via equitativa", ossia stabilito dalla corte, a carico dei condannati.
Alla sbarra c'erano cinque imputati mentre un sesto, il capobanda, è latitante. La pubblica accusa aveva chiesto la pena di morte, anche se da vent'anni in Congo vige una moratoria di fatto che vede commutare le sentenze capitali in ergastolo.
La difesa aveva chiesto invece un'assoluzione per non aver commesso il fatto o almeno per dubbi sulla responsabilità degli accusati. Questi, arrestati nel gennaio 2022, dopo iniziali ammissioni si erano poi dichiarati innocenti sostenendo di essere stati spinti a confessare con la violenza, circostanza negata dall'accusa. L'Italia, quale parte civile e Paese fortemente contrario alle esecuzioni, aveva chiesto che venisse inflitta direttamente una giusta pena detentiva. La sentenza è appellabile.
"Noi aspettiamo ancora la verità: Salvatore, padre dell'ambasciatore commenta così all'Ansa la condanna di 6 persone all'ergastolo nel processo a Kinshasa. Salvatore Attanasio non crede all'idea di un tentativo di rapimento e spera che il processo che si aprirà in Italia il prossimo 25 maggio nei confronti di due funzionari del Pam possa far emergere la verità. "Penso che l'Italia debba pretendere la verità perché Luca era il suo ambasciatore".
"Penso che l'Italia debba pretendere la verità perché Luca era il suo ambasciatore: rappresentava tutti noi. Non + solo un problema della famiglia - ha aggiunto - Questo non è un fatto di cronaca, ma un fatto politico e di Stato e lo Stato deve reagire". Al processo italiano, Salvatore Attanasio sarà presente, con la vedova di Luca e tutta la famiglia. Di quello che si è celebrato nella capitale del Congo dice che è "positiva la conversione dalla pena di morte all'ergastolo" per i rei confessi, che però "prima si erano autoaccusati e poi avevano ritrattato dicendo che la confessione era stata estorta con la tortura". "Noi aspettiamo ancora la verità. Di certo non crediamo al tentato rapimento. Se sono stati loro - ha aggiunto -, sono stati gli esecutori di un omicidio. Il nostro obiettivo è la verità e per questo bisogna scavare più a fondo.
Nella sentenza sui sei uomini giudicati responsabili dell'uccisione dell'ambasciatore Luca
Attanasio e dei suoi due collaboratori, il tribunale militare congolese ha riconosciuto all'Italia un risarcimento equivalente a due milioni di dollari "in via equitativa", ossia stabilito dalla corte, a carico dei condannati.
Il 43enne Attanasio, il carabiniere Iacovacci e l'autista Milambo erano stati feriti a morte da colpi di arma da fuoco in un'imboscata tesa da criminali a un convoglio del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite (Pam) con cui viaggiava nella provincia di Kivu Nord, area ad alto rischio da tre decenni per la presenza di decine di milizie. Processati per omicidio, associazione a delinquere e detenzione illegale di armi e munizioni da guerra, i sei congolesi durante le udienze erano stati descritti dall'accusa come componenti di una "banda criminale" dedita alle rapine di strada e che voleva rapire l'ambasciatore a scopo di riscatto ma che poi l'aveva ucciso assieme ai due suoi collaboratori.