Prima dello schianto, avvenuto nel dicembre 2018, in cui morirono sei persone, i piloti si facevano selfie in volo. Lo rivela un recente rapporto americano
Uno scontro in volo tra aerei della Marine Corps Air Station di Iwakuni in Giappone del dicembre di due anni fa provocò la morte di sei delle sette persone a bordo dei due velivoli militari. La causa, secondo i risultati dell'inchiesta, fu l'atteggiamento poco professionale dei piloti americani. A rivelarlo un recente rapporto pubblicato negli Stati Uniti. La tragedia era avvenuta in un'esercitazione notturna a largo della Prefettura di Kochi.
Come nel Cermis Il caso accende ancora una volta i riflettori sulle operazioni pericolose e allo stesso tempo poco professionali condotte dagli americani nei cieli stranieri. L'episodio in Giappone riporta alla mente la tragedia del Cermis nel 1998, in Italia, esattamente vent'anni prima, quando un jet proprio dei Marines tranciò i cavi della funivia provocando una strage. Venti morti, precipitati insieme a una cabina piena di sciatori. Dalle indagini pare che l'aereo volasse troppo basso mentre l'equipaggio girava filmini autocelebrativi in cabina. Una dinamica analoga a quanto accaduto in Giappone: qui sarebbero stati i selfie in volo a rivelarsi mortali. E a un ventennio di distanza sembra che gli americani non abbiano ancora imparato la lezione...
I fatti Il rapporto pubblicato inchioda i militari americani e conferma come fossero impegnati in comportamenti inadeguati e vietati dal regolamento: in una foto si vedeva il pilota intento a pettinarsi i baffi mentre guidava l'aereo e in un'altra un collega mentre leggeva il libro The Great Santini, un romanzo del 1976 con protagonista un pilota di caccia. Il report pubblicato rivela anche come sui corpi dei militari sia stato rilevato l'uso di sostanze stupefacenti e farmaci specifici per favorire il sonno.
Sotto inchiesta - Subito dopo la pubblicazione dei militari americani, che rivelava i dettagli sulla strage, quattro membri dei Marines erano stati licenziati, compreso il tenente colonnello James Compton, all'epoca dei fatti capo dell’unità di piloti coinvolti nella collisione.
Le reazioni Il Giappone però si è fatto sentire e ha definito il comportamento degli americani "oltraggioso". Il ministro degli esteri di Tokyo Toshimitsu Motegi ha protestato e ha precisato che non è la prima volta che succede una tragedia del genere: una collisione simile era accaduta anche nel 2016, al largo delle coste della prefettura di Okinawa, ma non ci furono morti e non fu mai svolta un’indagine da parte dei Marines. Il ministro della Difesa ha invece reso pubblici gli atti proprio dell'incidente 2016, non ritenuto importante dai militari americani e per questo non comunicato ai giapponesi.