I giudici dovranno decidere quale tra Italia e India abbia la giurisdizione ad accertare le responsabilità di Latorre e Girone
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Si apre all'Aja l'ultima udienza davanti al Tribunale arbitrale internazionale per decidere quale tra Italia e India abbia la giurisdizione ad accertare le responsabilità dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. I due sono accusati della morte di due pescatori indiani scambiati per pirati al largo del Kerala nel 2012. La sentenza è attesa entro 6 mesi.
Ad aprire il procedimento sono i rappresentanti governativi dei due Paesi, l'ambasciatore Francesco Azzarello per l'Italia, il sottosegretario agli Esteri Balasubramanian per l'India. I loro due interventi saranno gli unici aperti al pubblico, il resto avverrà a porte chiuse. L'udienza durerà in tutto due settimane.
Nel corso dell'udienza il team legale italiano, guidato dall'avvocato di fama internazionale Sir Daniel Bethlehem, sosterrà la tesi dell'Italia che rivendica la giurisdizione del caso: e cioè che i due fucilieri di Marina godono dell'immunità all'estero che spetta ad agenti dello Stato nell'esercizio delle loro funzioni. Quel fatidico 15 febbraio 2012, quando i due pescatori, Ajeesh Pink e Valentine Jelastine, rimasero uccisi al largo delle coste indiane, Latorre e Girone erano infatti imbarcati nell'ambito di un'operazione anti pirateria su una nave, l'Enrica Lexie, battente bandiera italiana e che navigava in acque internazionali. I due militari hanno inoltre sempre sostenuto di aver temuto un attacco di pirati, abbastanza frequenti in quel tratto di Oceano Indiano, e di aver sparato colpi di avvertimento in acqua all'avvicinarsi del peschereccio St. Antony.
I due marò furono arrestati e trattenuti a Delhi per anni nonostante l'India non abbia mai formulato un vero e proprio capo d'imputazione e abbia ventilato in passato anche la drammatica ipotesi di una condanna a morte. Da allora Latorre e Girone sono rimasti invischiati in un'odissea di lentezze burocratiche e giudiziarie, rinvii e ricorsi, fino alle misure provvisorie imposte dalla Corte che ha permesso loro di attendere a casa la fine dell'iter arbitrale per motivi umanitari. L'Italia si è comunque impegnata a rinviarli a Delhi nel caso l'arbitrato concedesse la giurisdizione all'India.
Inizialmente prevista per ottobre, l'ultima udienza era stata rinviata a luglio a causa della morte di uno degli arbitri, il giudice indiano Patibandla Chandrasekhara Rao che Delhi ha poi sostituito con Pemmaraju Sreenivasa Rao. Completano il collegio arbitrale il presidente, il russo Vladimir Golitsyn, l'arbitro italiano Francesco Francioni, il sudcoreano Jin-Hyun Paik e il giamaicano Patrick Robinson.