solo per odessa

Media: Mosca concorda con Kiev e Ankara un "corridoio del grano"

I soldati turchi scorteranno le navi da Odessa in acque neutrali e fino al Bosforo. Coldiretti: questa intesa salverà 53 Paesi dalla carestia. Zelensky: entro l'autunno rischio blocco per 75 mln di tonnellate

06 Giu 2022 - 18:30
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Mosca avrebbe concordato con Kiev e Ankara uno schema preliminare per l'uscita da Odessa delle navi ucraine con il grano. I militari turchi saranno impegnati nello sminamento e scorteranno le navi in acque neutrali. Una volta lì, incontreranno le navi russe e le scorteranno sul Bosforo. Lo rivela il quotidiano russo Izvestia, citando una fonte informata di alto rango. Secondo il quotidiano russo, ripreso anche dai media ucraini, lo schema è stato concordato solo per Odessa.

Coldiretti: l'intesa salva dalla carestia 53 Paesi - L'intesa per rimuovere il blocco al porto ucraino di Odessa, afferma Coldiretti, è importante per salvare dalla carestia quei 53 Paesi in cui la popolazione spende almeno il 60% del suo reddito per l'alimentazione e che risentono quindi in maniera devastante dell'aumento dei prezzi dei cereali causato dalla guerra. Ma è fondamentale anche per ridurre l'inflazione nei Paesi ricchi. 

Zelensky: rischio blocco per 75 mln di tonnellate di grano - Preoccupato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che avverte: entro l'autunno potrebbero esserci fino a 75 milioni di tonnellate di grano bloccate nel Paese. Il capo di Stato ha spiegato di aver discusso con Regno Unito e Turchia l'ipotesi di una Marina di un Paese terzo (probabilmente la Turchia) che garantisca il passaggio delle navi ucraine cariche di grano attraverso il Mar Nero, dominato dalla Russia. Tuttavia, secondo Zelensky, la massima garanzia del transito sicuro di queste navi sarebbe data dalle forniture di armi antinave a Kiev. 

Zelensky ha poi aggiunto che il suo Paese non è pronto a esportare grano attraverso la Bielorussia e ha spiegato, dice l'agenzia di stampa Rbc Ucraina: "Ci è stato offerto di attraversare la Bielorussia in treno per esportare il grano. Abbiamo anche appreso la quantità. Ma capiamo perché ci è arrivata questa proposta. Non siamo ancora pronti per seguire questo formato e aiutare i nostri 'amichevoli' vicini". 

Lavrov: "Pronti a discutere lo sblocco dei porti per le consegne del grano" - Il ministro Sergei Lavrov ha detto che intende discutere a fondi i meccanismo per sbloccare le consegni di grano dall'Ucraina durante la sua prossima visita in Turchia, prevista per mercoledì. "Spero - ha spiegato - che saremo in grado di elaborare in dettaglio le opzioni di cui ha parlato il presidente e che dipendono esclusivamente da chi dovrebbe lavorare con l'Ucraina, chi dovrebbe obbligare l'Ucraina a garantire lo sdoganamento dei loro porti e da coloro che sono obbligati a rimuovere qualsiasi ostacolo alla consegna, all'assicurazione, alla manutenzione di quelle navi che consegneranno grano ai porti d'Europa". 

Presto in arrivo nuovi raccolti di grano - Il via libera alla partenza delle navi cargo, si legge nella nota diffusa, libera lo spazio nei magazzini per accogliere i nuovi raccolti di grano in arrivo tra poche settimane per una quantità stimata in 19,4 milioni di tonnellate, circa il 40% in meno rispetto ai 33 milioni di tonnellate previsti per questa stagione: con questi numeri, pur se inferiori al previsto, l'Ucraina è comunque al sesto posto tra gli esportatori mondiali di grano. 

Ucraina e Russia controllano il 28% degli scambi di grano - La guerra condiziona gli scambi di oltre un quarto del grano mondiale con l'Ucraina che, insieme alla Russia, controlla circa il 28% degli scambi internazionali con oltre 55 milioni di tonnellate movimentate, ma anche il 16% sugli scambi di mais (30 milioni di tonnellate) per l'alimentazione degli animali negli allevamenti e ben il 65% sugli scambi di olio di girasole (10 milioni di tonnellate), secondo l'analisi di Coldiretti sulla base dei dati del centro studi Divulga. 

Materie prime alimentari, quotazioni alle stelle - Il risultato di questa crisi è che le quotazioni delle materie prime alimentari a livello mondiale sono aumentate del 34% nell'ultimo anno secondo le elaborazioni Coldiretti su dati dell'indice Fao a maggio. E a tirare la volata sono proprio i prezzi internazionali dei cereali, cresciuti del 23,2% rispetto allo stesso mese di un anno fa, mentre i lattiero-caseari salgono del 19% e lo zucchero aumenta del 40%. 

La speculazione danneggia agricoltori e consumatori - Tra l'altro, il blocco delle spedizioni dai porti del Mar Nero a causa dell'invasione russa ha alimentato l'interesse sul mercato delle materie prime agricole della speculazione che, secondo Coldiretti, si sposta dai mercati finanziari ai metalli preziosi come l'oro fino ai prodotti agricoli dove le quotazioni dipendono sempre meno dall'andamento reale della domanda e dell'offerta e sempre più dai movimenti finanziari e dalle strategie di mercato che trovano nei contratti derivati "future" uno strumento su cui chiunque può investire acquistando e vendendo virtualmente, a danno di agricoltori e consumatori. 

L'Italia importa il 62% del grano - Un'emergenza mondiale che ci riguarda in prima persona. L'Italia infatti importa il 62% del suo fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti, il 35% del grano duro per la pasta e il 46% del mais per l'alimentazione del bestiame, mentre è autosufficiente per il riso, di cui è il primo produttore europeo con oltre il 50% dei raccolti per un totale di circa 1,5 milioni di tonnellate di risorse l'anno, anche se negli ultimi mesi tali risorse risultano in forte calo per colpa della siccità e degli alti costi di produzione. 

Coldiretti: "Investire sull'autosufficienza alimentare" - "Bisogna invertire la tendenza e investire per rendere il Paese il più possibile autosufficiente per le risorse alimentari facendo tornare l'agricoltura centrale negli obiettivi nazionali ed europei - avverte il presidente di Coldiretti Ettore Prandini -. Nell'immediato occorre salvare aziende e stalle da un'insostenibile crisi finanziaria per poi investire per aumentare produzione e le rese dei terreni con bacini di accumulo delle acque piovane per combattere la siccità, ma serve anche contrastare seriamente l'invasione della fauna selvatica che sta costringendo ni molte zone interne all'abbandono dei terreni e sostenere la ricerca pubblica con l'innovazione tecnologica e le Nbt a supporto delle produzioni, della tutela della biodiversità e come strumento in risposta ai cambiamenti climatici". 

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