"E' fondamentale affrontare le cause profonde che spingono le persone a rischiare la loro vita e quella dei loro figli" scrive l'Unicef
© Ansa
Un bilancio drammatico. Nel corso degli ultimi dieci anni, il Mediterraneo centrale è stato teatro di continui naufragi e incidenti che hanno causato in totale almeno 22.300 morti. Soltanto nel 2023 il numero di dispersi è stato di duemila persone, di cui 289 minori, circa undici ogni settimana. Questo è quanto evidenziato dall'Oim, Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, l'Unhcr, l'agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati, e l'Unicef, il Fondo delle Nazioni Unite per l'Infanzia.
Lo studio è stato pubblicato alla vigilia della Giornata nazionale della Memoria e dell'Accoglienza, il 3 ottobre. Istituita per legge nel 2016 è stata creata per onorare i 368 rifugiati e migranti morti nel tragico naufragio avvenuto al largo di Lampedusa dieci anni fa e tutti coloro che hanno perso la vita nel tentativo di trovare sicurezza e protezione in Europa.
"A distanza di dieci anni - si legge nella nota - i migranti e i rifugiati che attraversano il Mediterraneo non hanno ancora altra scelta se non quella di affidarsi a trafficanti senza scrupoli che li mettono in mare su barche sovraffollate e inadatte alla navigazione, talvolta in condizioni metereologiche proibitive. E' fondamentale - continua il comunicato- affrontare le cause profonde che spingono le persone a rischiare la loro vita e quella dei loro figli adottando un approccio che preveda interventi simultanei per sostenere i Paesi che si trovano lungo le rotte principali per garantire l'accesso alla protezione in tutte le fasi del viaggio"