I lavoratori italiani nel settore del turismo sono stati travolti da un'emergenza di sopravvivenza, ma l'effetto pandemia si vede soprattutto nelle pensioni: +15,2% di eliminate per decesso .
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Al 1° gennaio 2021, la comunità strutturale dei connazionali residenti all'estero è costituita da 5.652.080 unità, il 9,5% degli oltre 59,2 milioni di italiani residenti nel nostro Paese. Nel corso del 2020, anno dell'inizio della pandemia di Covid, i connazionali all'estero sono cresciuti del 3% (+166mila unità). E' quanto risulta dal Rapporto sugli italiani all'estero di Migrantes.
I settori colpiti - Gli italiani residenti più ufficiosamente che ufficialmente all'estero e occupati nei settori connessi al turismo - agenzie di viaggi, tour operator, ma anche il mondo alberghiero e della ristorazione - sono stati travolti dall'emergenza sanitaria che per loro è diventata anche emergenza di sopravvivenza.
Il tema delle pensioni - "In tema di pensioni l'effetto pandemia si è riscontrato, purtroppo, con riferimento all'incremento del numero di pensioni eliminate per decesso nel 2020 rispetto al 2019. In Italia tale aumento è stato pari al 15,2%; all'estero, invece, la variazione percentuale si attesta a circa il 2%. È ragionevole presumere che la variazione più significativa sarà colta nel corso dell'anno 2021 quando saranno consolidati i dati relativi alle verifiche dell'esistenza in vita".
I numeri - Degli oltre 5,6 milioni di iscritti, aggiunge il Rapporto, il 45,5% ha tra i 18 e i 49 anni (oltre 2,5 milioni), il 15% è un minore (848 mila circa di cui il 6,8% ha meno di 10 anni) e il 20,3% ha più di 65 anni (oltre 1,1 milione di cui il 10,7%, cioe' circa 600 mila, ha più di 75 anni). Celibi o nubili nel 57,3% dei casi e coniugate/i nel 35,9%, il 50,7% è iscritto per espatrio (oltre 2,8 milioni), il 39,9% per nascita all'estero (oltre 2,2 milioni). Poco più di 185 mila sono, invece, le iscrizioni per acquisizione di cittadinanza (3,3%). Il 53% e' iscritto da meno di 15 anni, il 47% da più di 15 anni.
Le regioni - La Sicilia, con oltre 798 mila iscrizioni, è la regione con la comunità più numerosa di residenti all'estero. Ma chi ha lasciato l'Italia per l'estero da gennaio a dicembre 2020 lo ha fatto prevalentemente dal Centro-Nord (69,5%), con Lombardia e Veneto ferme nelle prime due posizioni. Come messo in rilevo gia' da qualche anno, la Lombardia guida con 19.402 (17,7%), seguita dal Veneto con 12.346 (11,3%) partenze. Tutte le regioni, ad esclusione dell'Umbria (+44 unita'), presentano, però, saldi negativi nell'ultimo anno a causa del Covid. La regione che, in valore assoluto, registra il saldo negativo maggiore è il Veneto (-2.762), seguito da Lombardia (-2.534), Campania (-1.801), Calabria (-1.789) e Puglia (-1.686). Al contrario, la Basilicata è la regione che ha perso meno residenti (-24), seguita da Valle D'Aosta (-101) e Molise (-164). Degli oltre 109 mila connazionali che hanno spostato la loro residenza dall`Italia all'estero lungo il corso del 2020, il 78,7% lo ha fatto scegliendo l'Europa come continente.
L'italia che cresce solo all'estero - "È dunque vero che l'Italia sta vivendo da poco più di un decennio una nuova stagione migratoria, ma le conseguenze di questo percorso sono apparse, in tutta la loro evidenza, nell'ultimo quinquennio aggravando una strada che l'Italia sta pericolosamente percorrendo velocemente e a senso unico, caratterizzata da svuotamento e spopolamento, dove alle partenze non corrispondono i ritorni - commenta il Rapporto di Migrantes - Se, peraltro, a lasciare l'Italia inesorabilmente sono i giovani nel pieno della loro vitalità personale e creatività professionale, è su questi che si deve concentrare l'attenzione e l'azione. Urgono analisi e politiche finalizzate a un cambiamento di rotta nell'interesse dell`Italia tutta, dei suoi sempre più numerosi anziani che restano e dei suoi territori sempre più abbandonati e deserti".
"Uno studio e un impegno che devono essere costruiti con consapevolezza e professionalità, non calati dall'alto, - si aggiunge - ma rispondenti a un sistema di indicatori che consenta di valutare l'impatto che un'idea o una proposta di legge ha sulle diverse generazioni della popolazione soprattutto, nel caso specifico dell'Italia, sui giovani già fortemente impoveriti e colpiti dai divari esistenti all'interno del Paese e nel confronto con le altre realtà europee ed extraeuropee".