la denuncia delle ong

Migranti bloccati da giorni su una piattaforma petrolifera, soccorsi da Sea Watch

A bordo anche un morto. La portavoce della ong: "Anche questa volta abbiamo dovuto colmare un vuoto istituzionale"

04 Mar 2025 - 17:59
 © Sea Watch

© Sea Watch

Sono stati soccorsi dalla nave Aurora della ong Sea Watch i 32 naufraghi che per quattro giorni sono rimasti sulla piattaforma petrolifera Miskar di proprietà della multinazionale inglese British Gas al largo delle coste tunisine, nel Mediterraneo centrale. Le autorità, secondo quanto riferisce la stessa ong, non hanno ancora assegnato il porto sicuro di sbarco. I naufraghi provengono dalla Libia a bordo di un gommone quando, viste le precarie condizioni del mezzo, hanno trovato riparo sulla piattaforma petrolifera.

La denuncia di Sea Watch

 "Nessuna delle autorità contattate si è assunta la responsabilità giuridica e umanitaria di un soccorso obbligatorio. Anche questa volta - spiega la portavoce di Sea Watch, Giorgia Linardi - ci siamo assunti la responsabilità di colmare un gravissimo vuoto istituzionale dettato da politiche disumane e profondamente razziste. Il nostro ruolo come società civile è esserci laddove le istituzioni preferiscono girarsi dall'altra parte, in un Mediterraneo dove l'omissione di soccorso è ormai prassi impunita mentre l'obbligo di soccorrere chiunque si trovi in pericolo è regolarmente criminalizzato".

L'appello di Mediterranea

 La segnalazione era arrivata da Alarm Phone, poi Sea Watch aveva confermato, con un filmato girato dall'aereo di ricognizione Sea Bird, le drammatiche condizioni in cui i migranti vivevano da giorni. "Le autorità europee e italiane devono prestare soccorso immediato", aveva affermato in una nota Mediterranea Saving Humans. "Le persone - aveva aggiunto la Ong - sono in contatto fin dall'inizio con Alarm Phone che, da giorni, ha informato costantemente le autorità italiane e maltesi della situazione. Le piattaforme sono state anche monitorate dall'aereo civile Seabird di Sea-Watch. Una persona risulta già deceduta e molte fra di loro stanno male: non hanno acqua né cibo, sono esposti alle intemperie di un mare in burrasca. Non si può perdere altro tempo". Mediterranea chiedeva "un intervento immediato di soccorso da parte delle autorità europee".

L'interrogazione alla Commissione Ue

 L'eurodeputato del Partito democratico, Sandro Ruotolo, aveva presentato un'interrogazione alla Commissione Ue chiedendo quali misure intenda adottare per garantire il salvataggio ed evitare il respingimento in Tunisia dei migranti bloccati. L'interrogazione (presentata e firmata anche dagli europarlamentari Pd, Cecilia Strada e Marco Tarquinio) osservava come "nessuna operazione di soccorso è stata avviata". Inoltre, si sottolineava nel testo: "La piattaforma è situata vicino alla zona di Ricerca e soccorso (Sar) maltese e a Lampedusa, ma le autorità tunisine non sono intervenute e il loro eventuale intervento potrebbe comportare la deportazione verso la Tunisia, Paese non considerato sicuro. L'inerzia delle autorità viola gli obblighi previsti dal diritto internazionale e dal Regolamento Ue 656/2014, che garantisce il soccorso in mare e il rispetto dei diritti fondamentali". 

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