Le richieste d'asilo rimangono di competenza dello Stato di ingresso nell'Unione Europea. Corte Ue: "Ok a procedure più snelle in Italia"
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Nonostante l'aspetto straordinario della crisi migratoria sulla rotta dei Balcani, la Corte Ue ha stabilito in una sentenza che per l'esame delle richieste d'asilo è competente lo Stato d'ingresso e non quello in cui la richiesta viene presentata, come disposto dal regolamento di Dublino. Nello specifico, è la Croazia a dover "esaminare le domande delle persone che hanno attraversato in massa la sua frontiera nel 2015-2016".
La sentenza riguarda un contenzioso su un cittadino siriano e i membri di due famiglie afghane arrivati nel 2016 in Croazia, ma intenzionati a chiedere asilo a Vienna e in Slovenia. La Corte ha stabilito che dovrà essere invece il paese balcanico a esaminare le domande di protezione internazionale. Nonostante l'eccezionale ondata migratoria, non sono previste deroghe in questi casi e gli stati devono attenersi a quanto previsto dal regolamento di Dublino: le richieste d'asilo restano di competenza dello stato di ingresso nell'Unione, anche se i migranti hanno intenzione di stabilirsi in un altro Paese.
Yves Bot: "Respingere i ricorsi sui ricollocamenti" - L'avvocato generale Yves Bot ha proposto alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea di "respingere i ricorsi proposti dalla Slovacchia e dall'Ungheria" contro il piano di relocation adottato dal Consiglio Ue nell'estate del 2015 per aiutare Italia e Grecia. Per l'avvocato generale "la decisione impugnata contribuisce in modo automatico ad alleviare la forte pressione esercitata sui sistemi di asilo greco e italiano a seguito della crisi migratoria dell'estate del 2015 ed è quindi idonea a realizzare l'obiettivo che essa persegue". Slovacchia e Ungheria hanno chiesto alla Corte di Giustizia di annullare la decisione sui ricollocamenti sostenendo che ci sono stati errori di carattere procedurale. Secondo questi due Paesi, in particolare, la decisione del Consiglio sui ricollocamenti non risponde in modo efficace alla crisi e non sembra necessaria a tal fine.
Corte Ue: "Ok a procedure d'asilo più snelle in Italia" - Il richiedente, affermano i giudici, non va necessariamente sentito una seconda volta, se nella prima fase gli è stata "offerta la possibilità di essere ascoltato di persona e se il verbale del colloquio viene confluito nel fascicolo del Tribunale. Il Tribunale ha però sempre la facoltà di procedere ad una nuova audizione, se necessario". La sentenza riguarda un'impugnazione al Tribunale di Milano, contro un no della Commissione Territoriale a riconoscere l'asilo.