"STOP TRAFFICO DI UOMINI"

Migranti, Salvini: "Open Arms si scordi i porti italiani", ma Fico replica: "Io non chiuderei, servono cuore e testa"

Botta e risposta tra il ministro e il presidente della Camera. Di Maio: "Fico parla a titolo personale"

30 Giu 2018 - 21:30
 © dal-web

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"La nave Open Arms (ong spagnola) si è lanciata poco fa verso un barcone e, prima dell'intervento di una motovedetta libica in zona, ha in tutta fretta imbarcato una cinquantina di migranti". E' quanto scrive Matteo Salvini, aggiungendo: "Questa nave si trova in acque Sar della Libia, porto più vicino Malta, bandiera della Spagna. Si scordino di arrivare in un porto italiano. Stop alla mafia del traffico di uomini: meno persone partono, meno muoiono".

La replica di Fico: "Io i porti non li chiuderei" - Arriva però la replica di Roberto Fico che, dopo la visita all'hotspot di Pozzallo, afferma: "Io i porti non li chiuderei", aggiungendo che su questo tema servono cuore e testa. "Come terza carica dello Stato - continua - dico che bisogna essere solidali con chi emigra, che le loro sono storie drammatiche che toccano il cuore. Tocca all'Europa farsi carico di questa emergenza, non solo all'Italia, e bisogna tirare fuori gli estremismi perché la solidarietà si fa insieme. Se questo è un approdo, deve essere un approdo europeo". E ancora: "Se l'Europa tutta insieme deve farsi carico dei flussi migratori, l'Italia che si trova al confine con il Mediterraneo non può però tirarsi indietro ed è qui che vanno aiutate le persone".

E la controreplica di Di Maio: "Fico parla a titolo personale" - "Il governo è compatto sulla linea in tema di immigrazione. Nessuno ha mai chiuso i porti, abbiamo chiuso alle ong che non rispettano le regole. Quelle di Fico sono dichiarazioni del presidente della Camera. Le rispettiamo, ma non è la linea del governo". Sarebbe questo, a quanto si apprende, il ragionamento del vicepremier Luigi Di Maio dopo le dichiarazioni del presidente della Camera.

Salvini. "Decide il governo" - "Un suo punto di vista personale". Così il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, leader della Lega, interpellato sull'appello del presidente della Camera. "Divergenze? Non siamo in una caserma, è giusto che ognuno esprima le proprie idee. Poi i ministri fanno i ministri. E quindi le scelte sono quelle che gli italiani stanno toccando con mano da quasi un mese".

Il vicepremier poi avverte: "Documento smentito, e noi all'Ue diamo 20 miliardi" - Luigi Di Maio interviene invece sulla marcia indietro dell'Europa dopo il documento sull'accoglienza e avverte: "Diamo venti miliardi di euro all'anno all'Unione; se questi signori dopo aver firmato un documento, lo smentiscono a qualche ora di distanza, vuol dire che forse dobbiamo rivedere quei venti miliardi, visto e considerato che non appena si ottiene un mezzo risultato questi altri Paesi subito fanno un passo indietro: forse così saremmo ancora più convincenti, visto e considerato che il tema del veto e del porre il veto vedo che preoccupa".

Tajani: "Troppo pochi i soldi per arginare i flussi" - Commenta deluso l'esito del Consiglio europeo anche il presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani. "L'unità dell'Europa è a rischio - avverte -. L'unico elemento positivo è che si è avuto un documento comune, che però non dà risposte positive all'Italia se non per il risultato ottenuto dal Parlamento europeo, quello cioè di far decidere dal Consiglio la riforma del diritto di asilo entro la fine dell'autunno. Siamo riusciti cioè a far inserire la riforma di Dublino sul diritto d'asilo, una buona base di partenza che riesce a coniugare fermezza e solidarietà tra Stati". Pochi anche i finanziamenti, secondo Tajani, "per bloccare i flussi migratori". La strada da percorrere, spiega, è quella di "fermare i flussi migratori alla partenza, in Nord Africa, motivo per cui all'Europa abbiamo chiesto sei miliardi di euro, ma sono stati concessi 500 milioni, quindi un dodicesimo. Ricordo che per bloccare i flussi provenienti dalla Turchia, cosa che ha riguardato anche la Puglia, erano stati investiti sempre sei miliardi. Lo stesso bisogna fare con il Nord Africa".

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