SISTEMA TROPPO FRAMMENTATO

Migranti, l'Ue lancia il nuovo sistema di rimpatri: arriva l'ordine europeo

Attualmente viene effettuato solo il 20% dei rimpatri. Per questo si apre alla possibilità di trasferire in hub in Paesi extra Ue coloro che si trovano illegalmente in uno Stato europeo

11 Mar 2025 - 21:14

Per i rimpatri dei migranti la Commissione europea propone un sistema comune per avere procedure più rapide, semplici ed efficaci in tutta l'Unione. Con tassi di rimpatrio in media pari al 20% e con una frammentazione delle diverse modalità da Paese a Paese, serve, secondo Bruxelles, un quadro giuridico moderno, efficace e uniforme, per evitare abusi. Le nuove norme, assicurano a Bruxelles, daranno agli Stati membri gli strumenti necessari per eseguire i rimpatri nel pieno rispetto dei diritti fondamentali. 

Arrivano i "centri di rimpatrio" in Paesi extra Ue

 La proposta della Commissione europea include anche la possibilità di trasferire in "centri di rimpatrio" ("return hubs") in Paesi extra Ue i migranti che si trovano illegalmente in uno Stato membro, dopo aver ricevuto un rifiuto alla domanda d'asilo. Ora spetta al Parlamento europeo e al Consiglio Ue il lavoro co-legislativo per l'approvazione della proposta e concordare eventuali modifiche.

Diversi dal modello italo-albanese

 Tuttavia, come ha precisato in conferenza stampa a Strasburgo il commissario all'Immigrazione e Affari interni, Magnus Brunner, si tratta di una "nuova possibilità" che è "completamente diversa" sia dal "modello Ruanda", che il governo britannico non è mai riuscito ad applicare per deportare i migranti irregolari nel paese africano, sia dal "modello Albania" che l'Italia ha tentato finora di applicare con poco successo e che "era destinato solo a richiedenti asilo".

Chi potrà essere portato nei centri di rimpatrio

 Questa "soluzione innovativa" proposta dalla Commissione "si applica ai migranti a cui è stato rifiutato l'asilo o che hanno già avuto un ordine di espulsione", ha puntualizzato Brunner. Comunque, ha aggiunto il commissario, "gli Stati membri ora potranno esplorare se è possibile o no negoziare accordi con certi Paesi terzi" per stabilire eventuali "centri di rimpatrio" sul loro territorio, implicando che questo potrà farlo anche l'Italia con l'Albania, se adatta il Protocollo tra i due Paesi.

La nuova proposta era stata annunciata da von der Leyen

 La nuova proposta sui rimpatri era stata annunciata dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, negli orientamenti politici e per il suo secondo mandato, ed era stata richiesta esplicitamente dal Consiglio europeo nell'ottobre 2024. Questo nuovo quadro giuridico per i rimpatri, rileva una nota della Commissione, "costituisce un elemento fondamentale da integrare nel Patto sull'immigrazione e l'asilo adottato lo scorso anno, che definisce un approccio globale alla gestione delle migrazioni".

Attualmente i tassi di rimpatri fermi al 20%

 "Con tassi di rimpatrio nell'Ue che attualmente si attestano solo al 20% e con una frammentazione dei diversi sistemi che si presta ad abusi, è necessario un quadro giuridico moderno, più semplice ed efficace. Le nuove norme forniranno agli Stati membri gli strumenti necessari per rendere i rimpatri più efficienti, nel pieno rispetto dei diritti fondamentali", rileva la nota della Commissione.

Non sarà necessaria una procedura di rimpatrio per ogni Stato

 Inoltre, "il riconoscimento reciproco delle decisioni di rimpatrio consentirà a uno Stato membro di riconoscere e far rispettare direttamente una decisione di rimpatrio emessa da un altro Stato membro senza dover avviare una nuova procedura. "Entro il primo luglio 2027 - un anno dopo l'entrata in vigore del Patto su migrazione e asilo - la Commissione Ue verificherà se gli Stati membri hanno stabilito disposizioni adeguate per trattare efficacemente gli ordini di rimpatrio europei e adotterà una decisione di attuazione che renderà obbligatorio il riconoscimento e l'esecuzione di una decisione di rimpatrio emessa da un altro Stato membro".

Norme chiare sul rimpatrio forzato, incentivi al rimpatrio volontario

 I rimpatri forzati saranno obbligatori quando una persona che soggiorna illegalmente nell'Ue non collabora, fugge in un altro Stato membro, non lascia l'Ue entro la scadenza stabilita per la partenza volontaria o rappresenta un rischio per la sicurezza. Questo approccio incentiva il rimpatrio volontario entro le scadenze stabilite per la partenza dall'Ue. Obblighi più severi per i rimpatriati controbilanciati da chiare garanzie: obblighi espliciti di cooperare con le autorità nazionali durante l'intera procedura di rimpatrio. A ciò si aggiungono chiare conseguenze in caso di mancata cooperazione, come la riduzione o il rifiuto di permessi o il sequestro di documenti di viaggio. Allo stesso tempo, saranno rafforzati gli incentivi alla cooperazione, incluso il supporto al rimpatrio volontario.

Forti garanzie durante l'intero processo di rimpatrio

 Tutte le misure relative al rimpatrio, si legge ancora nella nota, devono essere eseguite nel pieno rispetto degli standard fondamentali e internazionali sui diritti umani. Ciò è garantito attraverso procedure chiare come il diritto di appello, il supporto alle persone vulnerabili, forti garanzie per i minori e le famiglie e l'adesione al principio di non respingimento.

Norme più severe per limitare gli abusi e gestire la fuga

 Gli Stati membri saranno dotati di norme rafforzate per localizzare i rimpatriati, con la possibilità di richiedere una garanzia finanziaria, una segnalazione regolare o di risiedere in un luogo designato dalle autorità nazionali. Le nuove norme stabiliscono chiare condizioni per la detenzione in caso di rischio di fuga, nonché alternative alla detenzione. La detenzione può arrivare fino a 24 mesi, rispetto agli attuali 18 mesi. Inoltre, l'effetto sospensivo delle decisioni di rimpatrio non sarà più automatico, a meno che non vi siano problemi relativi al non-refoulement.

Norme specifiche per le persone che presentano rischi per la sicurezza

 Gli Stati membri dovranno verificare in anticipo se una persona presenta un rischio per la sicurezza. Una volta identificate, tali persone sono soggette a norme severe, tra cui il rimpatrio forzato obbligatorio, divieti di ingresso più lunghi, motivi di detenzione separati. La detenzione può essere estesa oltre i normali 24 mesi su ordine di un giudice.

Riammissione come parte del processo di rimpatrio

 Per colmare il divario tra una decisione di rimpatrio e il rimpatrio effettivo in un Paese terzo, le nuove norme stabiliscono una procedura comune per garantire che una decisione di rimpatrio sia sistematicamente seguita da una richiesta di riammissione. Consentono inoltre il trasferimento di dati a Paesi terzi ai fini della riammissione.

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