LA SCHEDA

Migranti, la Commissione Ue propone una lista di Paesi d'origine sicuri: ci sono anche Egitto e Bangladesh

Il primo elenco stilato da Bruxelles, ancora suscettibile di modifiche, riporta sette Paesi: Kosovo, Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco e Tunisia

16 Apr 2025 - 18:43
 © Ansa

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La Commissione Ue ha proposto una prima lista Ue di "Paesi di origine sicuri" dei migranti richiedenti asilo in Europa. Come anticipato a marzo dalla presidente Ursula von der Leyen, è stato stilato un elenco iniziale di sette Stati extra-Ue: Kosovo, Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco e Tunisia. A questi si aggiungono anche i Paesi attualmente candidati a entrare nell'Unione europea, giudicati idonei "in linea di principio a essere designati come sicuri".

Alcuni Stati membri dispongono già di elenchi nazionali di Paesi di origine sicuri. Il nuovo elenco di Bruxelles integrerà la lista già esistente e consentirà un'applicazione più uniforme delle regole.

Cosa significa che un Paese d'origine dei migranti è "sicuro"

 L'obiettivo delle istituzioni comunitarie è quello di consentire agli Stati membri di trattare le domande di asilo in modo più rapido, con una "procedura accelerata" o "di frontiera", quando ci sono alte probabilità che siano infondate perché il Paese di provenienza dei richiedenti è considerato "sicuro". La Commissione propone di attuare in anticipo due importanti possibilità per gli Stati membri previste dal nuovo Patto sull'immigrazione siglato lo scorso anno:

  • applicare la procedura di frontiera o una procedura accelerata (tre mesi invece di sei) alle persone provenienti da Stati in cui, in media, il 20% o meno dei richiedenti ottiene protezione internazionale nell'Ue (soglia del 20% del tasso di riconoscimento);
  • designare i Paesi terzi sicuri e i Paesi di origine sicuri con alcune eccezioni, che escludano regioni specifiche negli stessi Stati terzi o categorie di persone chiaramente identificabili.

La lista dei Paesi sicuri non è definitiva: come funziona

 La lista presentata a Bruxelles, una volta approvata dai co-legislatori (Parlamento europeo e Consiglio Ue), diventerà obbligatoria per tutti gli Stati membri. Questi ultimi potranno tuttavia continuare a mantenere e applicare i propri elenchi nazionali, integrandoli con altri Paesi d'origine "sicuri". Se un Paese d'origine sicuro viene sospeso o rimosso dalla lista generale dell'Ue, gli elenchi nazionali potranno continuare a includerlo solo se la Commissione non si opporrà (entro due anni). Il processo è dunque sottoposto a una valutazione continua.

Nella lista rientrano anche gli Stati candidati all'Ue

 D'altra parte, come già accennato, la Commissione ritiene che tutti le nazioni candidate all'adesione all'Ue, in linea di principio, soddisfino i criteri per essere designati come Paesi di origine sicuri. Questo perché, nell'ambito del loro percorso di adesione, questi Paesi si impegnano a raggiungere la stabilità di istituzioni che garantiscano la democrazia, lo Stato di diritto, i diritti umani e il rispetto e la tutela delle minoranze (i "criteri di Copenaghen").

Quando un Paese d'origine dei migranti non è "sicuro" e quando no

 L'elenco Ue dei Paesi di origine sicuri è fondato su un processo dinamico: la lista può essere ampliata o rivista nel tempo. Gli Stati inclusi nella lista possono anche essere sospesi o rimossi dall'elenco qualora non soddisfino più i criteri per essere designati come "sicuri". Un Paese candidato all'Ue verrebbe escluso solo in determinate circostanze specifiche: violenza indiscriminata in situazioni di conflitto, sanzioni adottate dal Consiglio Ue nei suoi confronti, o un tasso di riconoscimento dei richiedenti asilo a livello Ue, per i propri cittadini, superiore al 20%. La proposta della Commissione si basa su un'analisi dell'Agenzia dell'Ue per l'asilo (Euaa) e su altre fonti, tra cui informazioni provenienti dagli Stati membri, dal Servizio europeo di azione esterna (Seae) e da organizzazioni non governative.

Quanto è sicuro lo status di "Paese sicuro"?

 Come sottolineato dalla Commissione europea, "la designazione come Paese di origine sicuro non costituisce una garanzia di sicurezza per tutti i cittadini di quel Paese". Gli Stati membri "devono condurre una valutazione individuale di ciascuna domanda di asilo, indipendentemente dal fatto che la persona provenga o meno da uno Stato d'origine sicuro".

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