Ivan Pechorin era un dirigente d'azienda sostenitore del leader del Cremlino. Il cadavere è stato trovato a largo del Mare del Giappone
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Il direttore generale della russa Far East and Arctic Development Corporation, Ivan Pechorin, 39 anni, uno dei top manager più vicini a Putin, è stato trovato morto sull'isola di Russky, nel Mar del Giappone, al largo dell'estremo oriente russo. Lo scrivono diversi media online, fra cui il sito bielorusso d'opposizione Nexta. Stando alle prime indiscrezioni sulla vicenda, si tratterebbe di una caduta da uno yacht in preda ai fumi all'alcol.
La versione ufficiale - Pechorin, che dirigeva il colosso energetico, aveva partecipato al Forum economico dell'Oriente, presieduto da Vladimir Putin a Vladivostok. La morte sarebbe avvenuta nei giorni immediatamente successivi: la causa ufficiale è la caduta in mare dal suo yacht in navigazione. Il cadavere - come scrive il Jerusalem Post - è stato recuperato in mare lunedì 13 settembre. "La morte di Ivan è una perdita irreparabile per amici e colleghi e per il gruppo", ha scritto in una nota la Far East and Arctic Development Corporation (Erdc) sul suo sito.
La "strage" degli oligarchi - Sono già 13 gli oligarchi e i manager russi che dall'inizio dell'anno sono morti in modo misterioso. Il primo della lista è deceduto il 29 gennaio: Leonid Shulman, 60 anni, capo del servizio di trasporto di Gazprom Invest. Venne trovato morto nel bagno della sua villa a Leninsky. Accanto al corpo, un biglietto in cui lamentava dolore per una gamba rotta.
Il 25 febbraio, all'indomani dello scoppio della guerra in Ucraina, è il turno del secondo. Si tratta di Alexander Tyulyako: 61 anni, vicedirettore generale della cassa di Gazprom. Impiccato nel garage del suo cottage, anche lui ha accanto un biglietto, di cui però non viene rivelato il contenuto.
Il 28 febbraio, il terzo della lista è Michael Watford: 66 anni, vero nome Mikhail Tolstosheya, di origini ucraine. Magnate dell’energia il cui cadavere è stato rinvenuto nella sua casa nel Surrey, a sud ovest di Londra. La morte è stata definita "inspiegabile" dalla polizia britannica.
Il 23 marzo il quarto è Vasily Melnikov: 43 anni, proprietario di MedStorm, un'azienda di forniture mediche. Insieme al suo cadavere anche quello della moglie e dei due figli, nel loro appartamento a Nizhny Novgorod. Si sarebbe suicidato dopo aver ucciso la propria famiglia.
Il 18 aprile, tocca a Vladislav Avaev: 51 anni, era stato vicepresidente di Gazprombank ed ex-funzionario del Cremlino. Anche in questo caso l'ipotesi avanzata è di suicidio in seguito all'uccisione della moglie e di una figlia 13enne.
Il 21 aprile, muore Sergeij Protosenya: 55 anni, ex presidente dell’azienda di gas Novotek. L’uomo, dal patrimonio stimato di 400 milioni di euro è stato trovato impiccato nella sua villa di Barcellona. Moglie e figlia strangolate. La versione ufficiale è che sia stato lui a ucciderle, ma per il figlio è una ricostruzione impossibile.
A maggio il decesso di Andrei Krukovski: era manager di un villaggio turistico di proprietà di Gazprom, sarebbe caduto da una scogliera a Sochi. Sempre a maggio anche l’ex manager di Lukoil Alexander Subbotin muore in circostanze misteriose. Dopo essersi recato da degli sciamani per guarire la sua dipendenza dall’alcol, è morto avvelenato: sembra che i santoni invece che chiamare i soccorsi lo abbiano sedato in attesa della morte.
A fine giungo Polina Palanta ha trovato il corpo del padre, il milionario Yevgeny Palant, nudo, e della madre Olga, entrambi colpiti da numerosi coltellate. I media filo-governativi assicurano che a ucciderlo sarebbe stata la moglie: la donna gli avrebbe dato 14 pugnalate dopo aver scoperto che lui voleva lasciarla, poi si sarebbe suicidata.
Il 5 luglio, il decimo è Yuriy Voronov: 61 anni, titolare di Astra-shipping, un’impresa di logistica con Gazprom. Il suo cadavere viene trovato nella piscina della sua lussuosa villa, con una pallottola in testa, e una pistola vicino. La morte sarebbe sopraggiunta dopo una disputa con un socio di affari che lo stava truffando.
Il 14 agosto, Dan Rapoport: 52 anni, finanziere e broker di origine lettone, critico verso il governo di Putin, precipita da un palazzo di Washington.
Il 1° settembre Ravil Maganov, 67 anni, presidente del Consiglio di amministrazione di Lukoil, muore a Mosca dopo essere precipitato dalla finestra del Central Clinical Hospital. In un comunicato, Lukoil ha confermato la morte del manager, sostenendo che il decesso era arrivato "dopo una grave malattia", senza pronunciarsi circa le circostanze della morte.