Mosca, l'ultimo saluto a Daria Dugina | Il padre Alexander: "E' morta per il popolo, per la Russia"
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Il padre Alexander durante la cerimonia: "E' morta per il popolo, per la Russia". Lavrov: "Nessuna pietà per i suoi assassini"
Centinaia di persone a Mosca hanno partecipato ai funerali di Daria Dugina, figlia dell'intellettuale Alexander, uccisa in un attentato nella capitale. Molti partecipanti alla cerimonia funebre hanno portato fiori nel centro televisivo Ostankino dove il ritratto della giovane in bianco e nero è stato esposto du una bara aperta. Seduti accanto il padre e la madre vestiti di nero. "E' morta per il popolo, per la Russia, al fronte. Il fronte è qui", ha detto Dugin durante la cerimonia.
"Le prime parole che le abbiamo insegnato da bambina sono state 'Russia', 'il nostro Stato', 'il nostro popolo' e 'il nostro impero'", ha detto Dugin con la voce rotta dal pianto. Per poi riferire l'ultima conversazione avuta con la figlia al Festival della Tradizione di Zakharovo, sabato sera: "Mi ha detto: 'Papà, mi sento come una guerriera, mi sento come un eroe'".
Alla cerimonia, secondo le liste fornite dalle agenzie russe, non erano presenti membri del governo, ma alcuni politici vicini alle posizioni del Cremlino e Leonid Slutsky, leader del Partito Liberaldemocratico, di tendenze nazionaliste, presidente della commissione Affari internazionali della Duma, la camera bassa del Parlamento.
Mosca non avrà "nessuna pietà" per chi ha ucciso Darya Dugina e per i mandanti dell'assassinio, ha tuonato il ministro degli Esteri Serghei Lavrov il giorno dopo che i servizi segreti russi hanno accusato quelli ucraini di avere compiuto l'attentato per mano di una loro agente, Natalya Vovk. Secondo i servizi russi, la donna ha già lasciato l'Estonia ed è ora in Austria. Potrebbe trovarsi in un hotel di Vienna in compagnia di due donne e un bambino.
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"Non posso affermare se si sia trattato di un atto di intimidazione o una resa dei conti", ha detto Lavrov rispondendo a una domanda in una conferenza stampa, "ma da quello che capisco l'Fsb ha già stabilito i fatti" e "sulla base di questa inchiesta non ci può essere pietà per gli ideatori, coloro che l'hanno ordinato e gli esecutori". Kiev nega però ogni coinvolgimento e rispedisce l'accusa proprio agli apparati di sicurezza russi.