Prove di dialogo a Parigi tra il segretario di Stato americano Kerry e il ministro degli Esteri russo Lavrov. Ma è gelo tra Nato e il Cremlino
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Lo stop all'intervento militare in Ucraina da parte del presidente russo, Vladimir Putin, ha lasciato spazio alla diplomazia internazionale nella ricerca di una soluzione per il Paese. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, ha telefonato a Putin per discutere di "scenari di cooperazione internazionale" per una "normalizzazione" della situazione. L'exit strategy sembra passare attraverso un gruppo di contatto, voluto in particolare da Berlino e Parigi.
Sul tavolo c'è anche il parziale recupero dell'accordo del 21 febbraio tra Viktor Ianukovich, opposizione e tre ministri degli Esteri europei, preteso ora da Mosca. Non si tratta di reinsediare il deposto presidente ucraino, ma di formare un governo di unità nazionale per rappresentare tutti e di andare verso le presidenziali con la costituzione del 2004, sciogliendo le milizie estremiste e facendo ritirare le truppe russe, secondo quanto riferito dal ministro degli Esteri francese Laurent Fabius.
Sono i due binari su cui si sono confrontati a Parigi - a margine di una conferenza internazionale sul Libano - il segretario di Stato Usa John Kerry e il capo della diplomazia russa Serghiei Lavrov, i due protagonisti della mediazione sulla Siria.
In serata Lavrov ha riferito che Kerry ha concordato sulla necessità di aiutare gli ucraini ad attuare gli accordi del 21 febbraio, senza entrare nel dettaglio, mentre ha bocciato le iniziative promosse via Osce, Consiglio Nato-Russia (finito male stasera, con reciproche accuse e riduzione dei rapporti dell'Alleanza Atlantica con Mosca) ed altre organizzazioni internazionali, che a suo avviso "non contribuiscono a creare una atmosfera di dialogo e cooperazione costruttiva".
Fonti diplomatiche Usa hanno più tardi frenato, precisando che nessuna intesa complessiva è stata ancora definita e che Washington non accetta lo scavalcamento dell'attuale governo ad interim di Kiev. In ogni caso, ha insistito Lavrov, un accordo c'è almeno sulla volontà di continuare le discussioni nei prossimi giorni per tentare di "stabilizzare la situazione". Nessun riferimento esplicito d'altra parte al gruppo di contatto, che secondo alcune fonti diplomatiche all'Eliseo dovrebbe includere ucraini, russi, Ue, Usa, francesi, tedeschi, polacchi e anche italiani.
Se "i russi non dicono no a un gruppo di contatto", i negoziati proseguiranno sulla composizione, il mandato e l'agenda, stando alle stesse fonti. Kerry ha insistito perché Lavrov parlasse direttamente anche con il suo collega ucraino, Andrei Deshizia, volato da Kiev a Parigi con l'aereo del segretario di Stato americano, ma a quanto pare facendo un buco nell'acqua. Il dialogo tra Mosca e Washington si è comunque riannodato e lo dimostrano le parole pronunciate da Kerry.
"Gli Stati Uniti sono pronti a lavorare con tutti i suoi alleati, con la Russia, per riportare la calma e far calare la tensione". E ancora, "la situazione è grave, ma il dialogo è stato costruttivo". Un passo in avanti alla vigilia di una giornata che si annuncia decisiva, quella del vertice straordinario dei leader europei sull'Ucraina, dove l'ipotesi di sanzioni sembra allontanarsi.
"Credo che sia saggio non prendere in considerazione strumenti che al momento non sono necessari, anche per contribuire all'abbassamento dei toni", ha sottolineato da Parigi il ministro degli Esteri Federica Mogherini. Resta da vedere se gli Usa procederanno con loro sanzioni autonome, come ventilato di nuovo oggi dal segretario al tesoro Jacob Lew; sanzioni che tuttavia rischiano di essere inefficaci senza quelle europee. Mosca del resto sta preparando una legge per una eventuale risposta simmetrica, senza escludere l'ipotetica confisca di asset occidentali in Russia.
Bruxelles ha usato a sua volta l'arma economica, annunciando un pacchetto di aiuti a Kiev di 11 miliardi di euro in due anni, quello che la Russia ha bruciato in un solo giorno per contrastare il crollo del rublo dopo l'autorizzazione all'intervento militare. La diplomazia internazionale registra intanto l'ennesimo appello del segretario dell'Onu, Ban Ki-moon, a tutte le parti per ridurre la tensione e iniziare un "dialogo costruttivo", anche se il suo inviato in Crimea, Robert Serry, ha deciso di mettere fine alla sua missione dopo essere stato minacciato da uomini armati a Sinferopoli.
In Ucraina, su richiesta di Kiev, sono arrivati nel frattempo 35 osservatori militari Osce (due sono italiani), mentre nella "guerra di posizione" spicca la presa da parte delle forze russe della base di lancio missilistica di Evpatoria e la riconquista ad opera dei filo russi della sede del governo a Donetsk, con una decina di feriti.