"Siamo per una soluzione esclusivamente pacifica di questo gravissima crisi", ha detto il ministro degli Esteri russo. Kiev: "Con la Russia è guerra, ci saranno migliaia e forse decine migliaia vittime"
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"Non ci sarà un intervento militare russo in Ucraina, Mosca è per una soluzione esclusivamente pacifica di questo gravissima crisi". Lo ha affermato il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, all'università Mgimo di Mosca. Intanto l'esercito ucraino si è ritirato dall'aeroporto di Lugansk, roccaforte dei separatisti in seguito a tiri d'artigliera. Kiev: "Con Mosca è guerra, ci saranno migliaia e forse decine migliaia vittime".
Nonostante le rassicurazioni di Mosca, insomma, tra Kiev e Mosca nell'est ucraino è guerra aperta. Il ministro della Difesa ucraino, Valeri Gheletei, denuncia "aspri scontri" con truppe russe a Donetsk e anche a Lugansk, dove l'esercito ha battuto in ritirata come quasi ovunque, ed evoca una "grande guerra mai vista dall'Europa dai tempi della Seconda guerra mondiale".
Merkel: "E' scontro tra Ucraina e Russia" - Anche la cancelliera tedesca Angela Merkel lo ammette, davanti al Bundestag: "E' ormai chiaro che non siamo di fronte a un conflitto all'interno dell'Ucraina, ma ad uno scontro fra la Russia e l'Ucraina", ha sostenuto, ricordando la preparazione di "nuove sanzioni sostanziali" da parte della Ue e gli "aumentati timori" di alcuni Paesi Ue, come quelli baltici. Le ha fatto eco il premier polacco Donald Tusk, appena nominato presidente del Consiglio europeo, che commemorando il 75esimo anniversario dello scoppio del secondo conflitto mondiale, ha messo in guardia contro i pericoli di una guerra "non solo nell'est ucraino" e del ripetersi dello scenario del settembre 1939, quello dell'invasione nazista della Polonia.
Le richieste dei ribelli - Il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, continua a spergiurare che "non ci sarà un intervento militare russo in Ucraina", rilanciando la necessità di un cessate il fuoco immediato senza condizioni. Ma il gruppo di contatto - Osce, Kiev, Mosca e leader dell'est ucraino - riunitosi a Minsk per circa quattro ore ha deciso solo di proseguire i colloqui nei prossimi giorni per studiare le reciproche proposte. Quelle dei ribelli, tuttavia, appaiono difficilmente accettabili per Kiev: sono pronti a restare nel Paese in cambio di uno status speciale per le loro regioni, che consenta loro di gestire la sicurezza, di nominare i magistrati e di svolgere attività economica con una maggiore integrazione con la Russia e l'Unione doganale. Oltre ad una amnistia generalizzata.
Le strade percorribili da Mosca - Richieste audaci che sembrano prefigurare lo strappo finale, quello che secondo alcuni analisti russi sta perseguendo il Cremlino dopo il rifiuto di Kiev di trattare sul federalismo. In caso di fallimento dei negoziati, sempre secondo gli esperti russi, Mosca potrebbe appoggiare la nascita di uno stato cuscinetto, come ha già fatto in Georgia con l'Ossezia del sud e l'Abkhazia, e in Moldova con la Transnistria. Con l'obiettivo di mettere il bastone tra le ruote all'integrazione europea di Kiev e, soprattutto, alla sua adesione ad una Nato che anche oggi, alla vigilia del vertice dell'Alleanza il 4-5 settembre nel Galles, promette con il suo segretario generale uscente, Fogh Rasmussen, di essere "più visibile a est".