Secondo il professore di Storia Contemporanea, il mondo "era impreparato al crollo dell’ideologia socialista"
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Nell'anniversario del crollo del muro di Berlino, Tgcom24 ha chiesto al professor Guido Formigoni, docente di Storia Contemporanea e pro-rettore dell’Università Iulm di Milano, una sua chiave di lettura di quei giorni e soprattutto quali siano le conseguenze ancora oggi
Secondo il docente, "le ragioni che portarono al crollo del muro di Berlino furono sostanzialmente due. La prima è che i regimi comunisti dell’Est erano ormai incapaci di reggere il confronto con i sistemi economici della società moderna. La seconda fu la spinta riformista impressa da Gorbaciov che aprì lo spazio ad elementi di liberalizzazione e che imponeva un cambio di passo. Alcuni Stati si adeguarono, la Polonia per esempio cominciò un vero dialogo con il sindacato indipendente. Altri, come la Germania dell’Est, si irrigidirono senza avere più la forza di imporsi. E, inevitabilmente vennero sopraffatti.”
Poi cosa successe?
“In modo repentino e senza che il mondo occidentale se lo aspettasse, a Est le regole cambiarono di colpo. Libertà di scambio e di capitale, delocalizzazioni: tutto senza controllo perché, come dicevo, il mondo non si aspettava un processo di cambiamento così rapido. E poi le spaccature delle vecchie nazioni. Che se nelle repubbliche sovietiche fu più o meno pacifico, tra le popolazioni slave ebbe ripercussioni drammatiche.”
E ora come è la situazione?
“Un po’ a macchia di leopardo. Parte della classe politica comunista si è riciclata, puntando sul nazionalismo. Questo ha creato molte differenze, non sempre positive. A esempio, la Polonia e l’Ungheria si stanno integrando perfettamente nei nuovi assetti del mondo. Non si può dire lo stesso di Stati come la Romania e la Bulgaria.”
Che cosa si potrebbe fare ora per sanare la situazione?
“Un ruolo importante lo avrebbe potuto e dovuto svolgere l’Onu, cosa che inizialmente è successa. Ma alla fine i vecchi rancori della guerra fredda sono tornati a galla. E se le Nazioni più importanti non si mettono d’accordo, il processo di sviluppo di tutte le altre rischia di essere lungo e difficile.”