Il Cremlino invita Baku ed Erevan ad abbandonare l'uso della forza
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Tornano i venti di guerra in Nagorno-Karabakh. L'Azerbaigian ha lanciato una "operazione antiterrorismo" nel territorio, con il dichiarato obiettivo di "ripristinare l'ordine costituzionale", formula che sembra sottendere il recupero dell'intero controllo della regione caucasica che l'Onu riconosce come territorio azero ma che è abitata essenzialmente da armeni. Nei combattimenti almeno venticinque persone, tra cui due civili, sono rimaste uccise e 80 ferite, di cui 15 civili. Le autorità separatiste del Nagorno-Karabakh hanno chiesto alle autorità azere di mettere fine alle ostilità e "sedersi al tavolo dei negoziati per risolvere la situazione attuale". Tajani offre a Baku ed Erevan la mediazione di Roma.
Sono scoppiati scontri tra la polizia e i manifestanti vicino al palazzo del governo armeno nel centro di Erevan. Lo ha riportato la Tass citando le trasmissioni in diretta dei media locali. Secondo quanto riferito, la polizia ha utilizzato granate stordenti vicino all'edificio. I manifestanti - ha scritto l'agenzia statale russa - chiedono le dimissioni del primo ministro Nicol Pashinian per "non aver fatto nulla" nel contesto delle ostilità nel Nagorno-Karabakh, e stanno tentando di entrare nell'edificio. Secondo quanto riferito dalla Tass, il primo ministro non si troverebbe all'interno del palazzo.
Per gli indipendentisti filo-armeni della regione, che riferiscono di attacchi con missili e artiglieria pesante, si tratta di una violazione del "regime di cessate il fuoco lungo l'intera linea di contatto". Il ministero degli Esteri armeno ha "condannato fermamente l'aggressione", aggiungendo che si tratta di una "continuazione dell'uso della forza su larga scala contro il Nagorno-Karabakh del 2020" e chiedendo "l'intervento dell'Onu e parlato di pulizia etnica".
Secondo l'assistente del presidente dell'Azerbaigian, Hikmet Hajiyev, gli obiettivi dell'operazione militare sarebbero "prossimi a essere raggiunti. Gli obiettivi militari che avevamo identificato in precedenza sono già stati neutralizzati. In seguito, come previsto, le operazioni continueranno in modo mirato, su scala più limitata". Il ministero degli Esteri azero ha quindi affermato che la via per raggiungere la pace è la garanzia del ritiro completo delle forze armate armene dal territorio.
Più di 7mila civili provenienti da 16 località sono stati evacuati nel Nagorno Karabakh. Lo hanno annunciato le autorità separatiste armene della stessa enclave.
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, ha visto in separati incontri, i ministri degli Esteri dell'Azerbaigian, Jeyhun Bayramov, e dell'Armenia, Ararat Mirzoyan, a margine dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Il ministro ha chiesto all'Azerbaigian di metter fine alle azioni militari, offrendo la mediazione italiana a Baku ed Erevan. Lo rende noto la Farnesina.
A chiedere il cessato il fuoco è anche l'Ue che condanna l'escalation militare. L'Unione europea in particolare deplora la perdita di vite umane causata da questa escalation. Chiediamo la cessazione immediata delle ostilità e che l'Azerbaigian interrompa le attuali attività militari. Lo scrive in una nota l'Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell.
La Russia esorta Armenia e Azerbaigian ad aderire agli accordi trilaterali sul Nagorno-Karabakh, abbandonando l'uso della forza. Lo ha detto nel corso di una conferenza stampa il portavoce del Cremlino, Dmitrij Peskov. "L'unica base sostanziale sono i documenti trilaterali di due e tre anni fa, che sono stati firmati tra la leadership Russia, Armenia e Azerbaigian, quindi invitiamo tutti a seguire le disposizioni di questi documenti", ha affermato Peskov, commentando l'odierna "operazione antiterrorismo" avviata da Baku nella regione. Il portavoce russo ha osservato che l'opportunità di raggiungere una soluzione diplomatica al conflitto "esiste ancora". "La cosa principale è convincere sia Erevan che Baku ad abbandonare l'uso della forza e mettersi al tavolo dei negoziati", ha detto Peskov.
La Turchia ha giustificato l'operazione militare dell'Azerbaigian in Nagorno-Karabakh. "Poiché le legittime e giustificate preoccupazioni costantemente espresse riguardo alla situazione sul campo, nei quasi tre anni trascorsi dalla fine della Seconda Guerra del Karabakh, non sono state risolte, l'Azerbaigian ha dovuto adottare le misure che ritiene necessarie sul proprio territorio sovrano", si legge in un comunicato del ministero degli Esteri di Ankara.
Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha chiesto la "fine immediata
dei combattimenti" nella regione del Nagorno-Karabakh. "Il segretario generale chiede con la massima forza la fine immediata dei combattimenti, la riduzione dell'escalation e un più rigoroso rispetto del cessate il fuoco del 2020 e dei principi del diritto internazionale umanitario", ha affermato in una nota il portavoce Stephane Dujarric.