Le aziende sono una tedesca e tre inglesi: producono robot, sviluppano AI, realizzano materiali ultraleggeri e resistenti e progettano siti manifatturieri in orbita
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Intelligenza artificiale, spazio, robotica, nuovi materiali e biotecnologia: questi i settori su cui il Nif, il Nato Innovation Fund, ha deciso di puntare. E ora, a tre anni dal lancio del fondo, sono state scelte le prime 4 startup che si spartiranno 1 miliardo di euro fornito da 24 dei 32 Paesi alleati. Una delle quote più rilevanti proviene dall'Italia: 7,65 milioni di euro per il 2024 e la promessa di contribuire con circa 80 milioni in totale. "Con questi investimenti il Fondo inizia a fare la differenza nei nostri ecosistemi di innovazione, offrendo opportunità di crescita alle aziende più promettenti del settore e a vantaggio tecnologico dell'Alleanza", ha affermato David van Weel, segretario generale aggiunto per l'innovazione della Nato. Vantaggio che sarà possibile grazie allo sviluppo di chip più potenti, di sistemi robotici per la difesa e per scopo umanitario, di strutture leggere per veicoli aerospaziali, e di una intelligenza artificiale più efficiente e sostenibile.
Le destinatarie dei fondi sono tre inglesi e una tedesca. Arx Robotics, con sede a Oberding, Baviera, realizza mezzi a guida autonoma per la difesa. Questi robot possono essere impiegati per spostare grossi carichi fino a 500 chili, fare sorveglianza o fungere da obiettivi durante simulazioni e addestramenti. I dispositivi Arx Robotics sono già in uso agli eserciti di Germania, Ungheria, Austria e Svizzera, e sono stati impiegati anche nella guerra in Ucraina. Gli altri tre investimenti vanno tutti a startup del Regno Unito: Fractile, iComat e Space Forge. Fractile è una società specializzata in intelligenza artificiale. Il suo scopo è quello di realizzare modelli linguistici di grandi dimensioni come quelli che alimentano ChatGPT. Segue iCOMAT, un'azienda che realizza strutture leggere, resistenti e sostenibili per veicoli aerospaziali e automobilistici. I suoi materiali consentono di realizzare ali per velivoli con un peso ridotto del 65% rispetto alla media, o mezzi spaziali con una resistenza alle deformazioni aumentata maggiore. E infine Space Forge, che sfrutta l'ambiente spaziale per produrre semiconduttori avanzati per infrastrutture critiche. Dei veri e propri piccoli siti manifatturieri in orbita.