Migranti, numeri di telefono scritti sulle t-shirt: "Se annego avvisate la mia famiglia"
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Più di cento persone siriane, libanesi e palestinesi a bordo dell'imbarcazione, tra le vittime soprattutto donne e bambini. I sopravvissuti la chiamano “la barca della morte”
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Sale a 81 il conto dei morti, soprattutto donne e bambini, per il naufragio delle ultime ore al largo della città di Tartus, in Siria, poco lontano dal confine libanese. Lo riferisce l'Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria, secondo cui il numero dei dispersi è ancora alto e quello delle vittime aumenta di ora in ora. A bordo dell’imbarcazione, una tra le tante in fuga dal Libano, c’erano più di cento persone, forse addirittura centocinquanta.
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La tragedia - Sovraccariche e malridotte, sono queste le condizione delle imbarcazioni che nelle ultime settimane sono partite dalle coste libanesi e dirette in Europa. Spesso non raggiungono la destinazione a causa di naufragi o di intercettazioni da parte delle autorità libanesi.
"Secondo alcuni sopravvissuti la barca è partita lo scorso 20 settembre dal villaggio di Minieh, trasportava tra le 120 e le 150 persone" ha spiegato il direttore generale dei porti siriani, Samer Kobrosli, interpellato dall’emittente radiofonica "Sham Fm" sul naufragio a Tartus. Numeri confermati anche dalle testimonianze dell'Osservatorio per i diritti umani in Siria, i superstiti l’hanno definita “la barca della morte”.
Ennesimo naufragio - Non si tratta di una tragedia isolata. È del 12 settembre scorso la notizia della morte per disidratazione di una bimba siriana di quattro anni, partita con la famiglia dal Libano alla volta dell’Europa. L’imbarcazione era stata bloccata per giorni in mezzo al mare.
Uno dei casi più eclatanti è poi quello avvenuto lo scorso aprile: il naufragio a Tripoli di una barcone con circa 84 persone a bordo, a oggi 33 persone risultano ancora disperse.