Sayfullo Saipov, uzbeko negli Usa dal 2010, non è mai stato oggetto di un'indagine dell'Fbi. Nell'interrogatorio ha ammesso: "Ho agito per l'Isis". L'attacco è stato pianificato da tempo
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Il killer di New York, Sayfullo Saipov, ha pianificato l'attacco per "oltre un anno" e lo ha compiuto in nome dell'Isis, seguendo il copione descritto dai manuali online del sedicente Stato islamico e "guardando oltre 90 video, incluso uno di Al Bagdadi". L'aggressore di Halloween, uzbeko di 29 anni negli Stati Uniti dal 2010 con una Green Card vinta alla lotteria annuale, è accusato ora di terrorismo, mentre è stato rintracciato un presunto complice.
Come l'attentatore, anche il secondo uomo che era ricercato dall'Fbi è di nazionalità uzbeka. Si tratta di Mukhammadzoir Kadirov, 32 anni. Il suo identikit era stato diffuso dalle autorità. Non è un sospettato e potrebbe non aver alcun ruolo nell'attentato ma, secondo la polizia, potrebbe possedere informazioni. "Lo abbiamo trovato, non aggiungo altro", ha detto il capo degli investigatori William Sweeney.
Le accuse nei confronti di Saipov, apparso in tribunale su una sedia a rotelle, sono dettagliate in 10 pagine, che offrono uno spaccato del killer. Sui suoi dispositivi elettronici sono state trovate migliaia di immagini dell'Isis e video su uccisioni di prigionieri da parte dei militanti, ma anche decapitazioni e istruzioni per bombe fatte in casa.
Il killer ha ammesso con gli investigatori di essersi ispirato da questi video dell'Isis per condurre l'attacco e di aver scelto di agire il giorno di Halloween per poter uccidere un maggior numero di persone. Il suo obiettivo era quello di percorrere sul suo furgoncino diverse miglia, da Tribeca al ponte di Brooklyn. Saipov ha anche ammesso di aver noleggiato un furgoncino simile a quello usato per l'attacco il 22 ottobre per "esercitarsi" e chiesto di poter aver una bandiera dell'Isis nella sua camera di ospedale.
Per ora non ci sono elementi che leghino Saipov a un'organizzazione terroristica o ad un piano più ampio: in passato è stato fermato solo per infrazioni stradali e non è mai stato oggetto di un'indagine dell'Fbi, pur essendo stato interrogato nel 2015 per aver avuto contatti con persone indagate per terrorismo.
Vicino al furgoncino sono stati trovati diversi coltelli, una bandiera dell'Isis e un appunto scritto a mano in arabo: "L'Isis vivrà per sempre". Il giallo però è che secondo un conoscente Saipov "parlava poco l'inglese, male il russo e per nulla l'arabo, che non sapeva neppure leggere".
Saipov è arrivato negli Stati Uniti sette anni fa, trasferendosi inizialmente in Ohio. "Era un lavoratore. Ha passato i primi tempi a migliorare il suo inglese. Gli piaceva dormire fino a tardi", dice Bekhzod Abdusamatov, 22enne che è stato presentato al killer dal padre appena arrivato negli Usa. Dopo l'Ohio Saipov si è trasferito in Florida, dove ha lavorato come camionista.
"Era una brava persona, non sembrava un terrorista. Era contento di essere qui", ricorda Kobijion Matkarov, 37enne di origine uzbeka che ha conosciuto Saipov a Fort Meyers. Dalla Florida si è poi spostato a Paterson per essere piu' vicino alla famiglia della moglie. E' lì che ha iniziato a lavorare come autista di Uber, dove era entrato dopo aver superato tutti i controlli. A Paterson Saipov frequentava la moschea, la stessa finita nel 2006 nel mirino del criticato programma di sorveglianza della comunità musulmana della polizia di New York, interrotto nel 2014.
Negli ultimi tempi il giovane era cambiato. "Era diventato aggressivo" e aveva avuto alcuni diverbi con altri uzbeki su questioni religiose, "mostrando di avere posizioni estremamente radicali", spiegano alcuni conoscenti. "Ha chiuso i contatti con noi" dopo una discussione per motivi religiosi, racconta un altro conoscente della comunità uzbeka dell'Ohio. "Avevamo discusso di cose religiose e lo avevamo messo in guardia per il suo estremismo". Poi "si è chiuso in se stesso, sembrava depresso". Fino all'esplosione di follia di martedì.
L'amministrazione Trump considera l'attentatore di New York un "nemico combattente". Lo ha detto la portavoce della Casa Bianca Sarah Sanders. "E' un animale", ha detto il presidente Usa, spalancandogli le porte di Guantanamo.