La riflessione

Il New York Times si interroga: "Peli sul viso l'ultimo tabù rimasto in fatto di bellezza femminile?"

Milioni di donne al mondo se li tolgono, ma "dev'essere proprio così?, si chiede il quotidiano, notando "un senso di vergogna più comune di quanto si pensi"

13 Dic 2024 - 17:14
 © Afp

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Per il New York Times la leggera peluria sul labbro e sul mento potrebbe essere l'ultimo tabù rimasto in fatto di bellezza femminile. Milioni di donne al mondo se la tolgono, ma "dev'essere proprio così?, si chiede il quotidiano, notando "un senso di vergogna più comune di quanto si pensi". I peli sul viso non sono la norma neppure tra le "ribelli del pelo" che hanno abbracciato come un manifesto gambe, braccia, ascelle e pube peloso. "Anche loro non sono riuscite a oltrepassare quel confine", ha dichiarato al New York Times Breanna Fahs, docente di gender study all'Arizona State University. Per la 25enne Claire Minter, una delle 900 donne che hanno risposto a un questionario del giornale, "i peli facciali potrebbero essere la nuova frontiera" nella definizione di cosa è femminile e cosa è moderno.

Passi da gigante dai tempi della ceretta

 L'industria ha fatto passi da gigante dai tempi della ceretta: nuove e innovative macchine permettono di combattere i peli facciali superflui e c'è solo l'imbarazzo della scelta tra costosi gadget a luce pulsata (IPL) che promettono un viso liscio e luminoso; il dermaplaning con l'uso di una polvere spray che rende visibili anche i peli più sottili; e gli epilatori, dolorosi oggi tanto quanto lo erano vent'anni fa. Il mercato c'è ed è fiorente. Alla faccia dell'antico proverbio "donna baffuta è sempre piaciuta" (che peraltro potrebbe derivare da un errore di trascrizione, baffuta al posto di paffuta), oltre l'80% delle donne si sente a disagio per i peli sul volto. Secondo un sondaggio del 2014, tre donne americane su quattro tra i 18 e i 34 anni li rimuovono regolarmente.

Le origini del senso di vergogna

 Il tutto nasce, per lo meno in America, da un senso di vergogna nato nell'Ottocento quando scienziati nel mondo occidentale - spiega Rebecca Herzig del Bard College in "Plucked: A History of Hair Removal" - usavano i peli facciali femminili per rafforzare l'idea della supremazia dei bianchi. Quella peluria sul mento e sul volto veniva considerata una patologia equiparata alla pazzia, alla degenerazione e all'appartenenza a "razze inferiori" anche alla luce degli stereotipi ispirati dall'immigrazione: i peli in faccia sono più visibili tra le donne di origine sudasiatica, ispanica, mediorientale, nera e mediterranea, probabilmente perché indicatori come i livelli di testosterone nel sangue variano in base all'etnia senza necessariamente dover pensare a un disturbo ormonale.

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