Niger, manifestanti assaltano l'ambasciata francese
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Migliaia di sostenitori dei militari che hanno preso il potere si sono radunati in uno stadio della capitale Niamey. Si rischia davvero un conflitto ampio?
di Maurizio PerrielloIn Niger a mezzanotte (l'1 in Italia) è ufficialmente scaduto l'ultimatum di sette giorni impartito dall'Ecowas ai golpisti che hanno deposto il filo-occidentale presidente Mohamed Bazoum. Dopo la guerra in Ucraina, il mondo teme lo scoppio di un altro grande conflitto che coinvolge, ancora una volta, Russia e Occidente. Migliaia di sostenitori dei militari che hanno preso il potere si sono radunati in uno stadio di Niamey, la capitale del Paese. Molto dietro le quinte, però, si continua a lavorare per scongiurare una guerra fratricida, soprattutto con la Nigeria, che infiammerebbe il già disastrato e instabile Sahel, coinvolgendo anche il Nord Africa. Intanto i golpisti hanno ordinato la chiusura dello spazio aereo nigerino. E migliaia di persone hanno fatto scorta di cibo e sono fuggite dalla capitale. Molti altri sono invece rimasti. Si rischia davvero lo scontro armato?
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Come abbiamo già avuto modo di sottolineare, lo scenario di un conflitto armato allargato risulta al momento improbabile, nonostante la scadenza dell'ultimatum imposto dalla Comunità economica degli Stati dell'Africa Occidentale. La chiusura dello spazio aereo è stata decisa dalla giunta militare "di fronte alla minaccia di intervento che si fa sempre più chiara". La tanto attesa dichiarazione dell'Ecowas non è però finora arrivata e si fa sempre più strada l'ipotesi di una proroga o addirittura una revoca dell'aut aut rivolto ai golpisti. Si parla anche di un "calendario della transizione", come è accaduto per gli autori dei colpi di Stato in Mali e Burkina-Faso. Con l'ombra di Cina e Russia che si allunga sul Sahel, ufficialmente per promuovere il dialogo tra le parti, mentre Usa e Francia tagliano aiuti e assistenza al Niger invocando a gran voce il ritorno all'ordine istituzionale.
Intanto gli attori in campo si preparano a ogni evenienza: 65 militari della missione italiana di addestramento in Niger, la "Misin", sono rientrati in Italia per "aumentare l'autonomia logistica della base italiana, ottimizzando anche le sue capacità ricettive qualora diventi necessario accogliere e, in caso di urgenza, evacuare" la quarantina di italiani, soprattutto esperti operatori di Ong, rimasti nel Paese. "Secondo la maggior parte degli analisti, un conflitto appare improbabile, almeno nel breve periodo", sostiene però il New York Times, dando concretezza a quello che sembra solo un auspicio del primo ministro nigerino Ouhoumoudou Mahamadou. "Una soluzione positiva è ancora possibile", ha dichiarato da Parigi. "In ogni negoziato può succedere di tutto finché non si arriva alla scadenza. Gli ultimi minuti sono cruciali". Del resto col Niger, "culturalmente, religiosamente, siamo quasi uguali. Sarebbe come combattere contro un fratello", ha evidenziato il generale Christopher Gwabin Musa, capo di Stato maggiore della Difesa della Nigeria, il più potente degli Stati dell'Ecowas. Appare sempre più probabile, tuttavia, che gli Usa supportino la formazione di un gruppo di resistenza locale (come in Ucraina) per riportare al potere Bazoum.
C'è però un corollario più preoccupante agli scenari più "distensivi". Secondo Al Jazeera, la giunta militare del Niger ha assicurato che "una superpotenza straniera sta preparando un'aggressione" contro il Paese. La situazione resta altamente incerta e tesa, considerando anche il fatto che i ribelli hanno denunciato tutti gli accordi militari stretti con la Francia, che si è affrettata a evacuare i suoi cittadini dal Paese. Dall'altro lato della barricata, l'Ecowas ha parlato non troppo velatamente dello sviluppo di un piano per un intervento militare in Niger, omettendo per ovvie ragioni dettagli su tempistiche e luogo dell'eventuale attacco. Mali e Burkina-Faso, dal canto loro, hanno promesso di aiutare il Niger in caso di aggressione esterna. Secondo gli analisti, il blocco africano filo-occidentale non ha tuttavia il numero di forze necessario per condurre un'operazione militare.
La Francia riveste una grande influenza nell'area per via del suo passato coloniale e per la presenza attiva nel controllo politico ed economico, nonché militare. Parigi può contare sull'appoggio del vicino Ciad, storica roccaforte francese nel Sahel. Fonti internazionali rivelano tuttavia che le autorità del Ciad si sarebbero rifiutate di partecipare a un possibile intervento in Niger, dichiarandosi "neutrali". Allo stesso tempo, le autorità francesi hanno rifiutato di ritirare le loro truppe dal territorio del Niger e la società transalpina Orano ha annunciato la continuazione delle attività di estrazione dell'uranio nel Paese. Gli Stati Uniti al momento cercano di prendere tempo e proseguire i negoziati per evitare l'escalation, vista la presenza di loro basi militari nel Paese.
A mettere in guardia da un conflitto è anche Algeri, confinante col Niger a Nord e legato militarmente alla Russia. "Rifiutiamo categoricamente qualsiasi intervento militare" che costituirebbe "una minaccia diretta per l'Algeria", ha detto il presidente Abdelmadjid Tebboune. Le bandiere russe hanno garrito a Niamey alimentando i timori di Bazoum: i golpisti potrebbero aprire le porte del Paese ai paramilitari russi del Gruppo Wagner come accaduto in Mali. Nel più grande stadio della capitale la folla è stata arringata dal generale Mohamed Toumba, che ha denunciato coloro che "si nascondono nell'ombra" e che "tramano la sovversione" contro "la marcia in avanti del Niger". "Siamo al corrente del loro machiavellico piano", ha avvertito il capo della giunta militare. Nello stadio sono state sventolate ancora una volta le bandiere della Russia, con quasi 30mila filo-golpisti messi in guardia dai ribelli per la presenza di "sovversivi".