Le accuse lanciate dal ministro degli Esteri di Pyongyang. La Casa Bianca ribatte: "Non è vero, dichiararlo è assurdo". Intanto il Pentagono sottolinea: "Abbiamo pronto un arsenale immenso"
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"Tutte le opzioni sono sul tavolo". Lo ha detto il ministro degli Esteri nordcoreano, Ri Yong Ho, in un raro incontro con la stampa a New York, precisando che le recenti affermazioni del presidente Donald Trump sono "una chiara dichiarazione di guerra" alla NordCorea. Pyongyang, citando la carta delle Nazioni Unite, avverte che avvalendosi del diritto all'autodifesa abbatterà i caccia americani anche se non sono ancora all'interno dei confini.
"Trump ha dichiarato che la nostra leadership non sarebbe stata in giro a lungo", ha detto Ri Yong Ho al di fuori dell'hotel in cui è ospitato a New York, dove si trova in occasione dell'Assemblea generale delle Nazioni unite. "Ha dichiarato - ha aggiunto - guerra al nostro Paese".
Casa Bianca: "Dichiarazioni assurde" - "Non abbiamo dichiarato guerra" alla Corea del Nord, affermarlo è "assurdo". Lo ha detto la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, rispondendo alle domande dei giornalisti dopo le accuse del ministro degli Esteri nordcoreano. "Il nostro obiettivo resta lo stesso, cerchiamo di arrivare a una pacifica denuclearizzazione della Penisola coreana e lo facciamo attraverso le più forti pressioni economiche e diplomatiche".
Pentagono: "Pronto un arsenale immenso" - Sulla vicenda è intervenuto anche il Pentagono. "Gli Stati Uniti hanno un arsenale immenso da fornire al presidente Trump per affrontare la questione della Corea del Nord", ha affermato il portavoce, il colonnello Robert Manning. "Tutte le opzioni sono sul tavolo, offriremo al presidente tutte le alternative necessarie se le provocazioni di Pyongyang continueranno".
Cina e Gb d'accordo, sanzioni servono - Gran Bretagna e Cina riaffermano in modo congiunto la condanna dell'ultimo lancio missilistico nordcoreano, "in violazione degli impegni internazionali", e l'impegno a usare l'arma delle sanzioni concordate in sede Onu in risposta ai "test illegali" del programma nucleare di Pyongyang. Lo afferma Downing Street, riferendo dei contenuti di un colloquio telefonico fra la premier Theresa May e il presidente cinese, Xi Jinping.
I due leader, secondo le parole di un portavoce britannico, "si sono detti d'accordo che le ultime sanzioni sono state un segnale potente dell'unità della comunità internazionale nell'opporsi ai test illegali della Corea del Nord" e sul fatto che ora sia "vitale una loro rigida applicazione". Impegno condiviso, poi, anche a lavorare insieme in seno al Consiglio di Sicurezza, nell'ambito del quale Londra attribuisce a Pechino "una speciale responsabilità nella ricerca di una soluzione diplomatica".