© Greenpeace
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Gli attivisti ambientalisti si sono incatenati per impedire alla Ust Luga di scaricare 95mila tonnellate di kerosene
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Attivisti di Greenpeace, in kayak e gommoni, si sono incatenati a una petroliera russa nel fiordo di Oslo, nel porto petrolifero di Slagentangen, per impedire lo scarico di idrocarburi che "finanziano la guerra di Putin". Lo rende noto l'organizzazione ambientalista. La Ust Luga trasporta 95mila tonnellate di kerosene destinate all'impianto Esso nel sudest della Norvegia. Mentre alcuni si incatenavano, altri attivisti hanno esposto lo striscione "Oil fuels War", ("il petrolio alimenta la guerra").
Gli ambientalisti chiedono al governo norvegese di vietare l'importazione di combustibili fossili russi e chiedono che Esso annulli i suoi contratti per l'acquisto di combustibili fossili dalla Russia in questo periodo di guerra in Ucraina.
“Il petrolio non è solo all'origine della crisi climatica, ma anche di guerre e conflitti, - ha spiegato Frode Pleym, capo di Greenpeace Norvegia. - Sono scioccato dal fatto che la Norvegia operi come porto franco per il petrolio russo, che sappiamo finanzia la guerra di Putin. Durante questi due mesi di guerra d'aggressione russa, abbiamo visto immagini orribili e conosciamo l'inimmaginabile sofferenza della popolazione civile innocente dell'Ucraina. Il fatto che il nostro governo consenta ancora l'importazione di combustibili fossili russi nella situazione attuale è insondabile".
L'Ust Luga trasporta 95.000 tonnellate di cherosene per jet, per un valore di mercato di 116 milioni di dollari. La nave cisterna è gestita da Novatek, il secondo produttore russo di gas naturale. Il maggiore azionista di Novatek è l'oligarca Leonid Mikhelson, che ha stretti legami con Vladimir Putin. Un terzo del reddito da esportazione della Russia deriva dal petrolio e l'Europa acquista quasi i tre quarti di quel petrolio, ricorda Greenpeace.
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