Dopo la stretta sui cronisti decisa dalla Duma, con pene e multe su quanto ritenuto fake news, la Rai e altri media nazionali e internazionali si apprestano a sospendere le corrispondenze
Dopo la stretta sui cronisti decisa dalla Russia, anche l'inviato del Tg5 Luigi De Biase tornerà in Italia. "Chi sta a Mosca rientra", conferma il direttore del Tg dell'ammiraglia Mediaset Clemente Mimun. Anche la Rai sospende i servizi giornalistici dei propri inviati e corrispondenti dalla Federazione Russa così come l'agenzia di stampa Ansa, che ferma il flusso di notizie dalla sede di Mosca garantendo che gli aggiornamenti su quanto avviene in Russia saranno comunque forniti attraverso la sede centrale e gli altri uffici di corrispondenza dell'Agenzia all'estero. E cresce, attorno alla Russia, l'isolamento mediatico.
La Rai, dunque, sospende i servizi giornalistici dalla Russia, come comunica l'azienda in una nota. "In seguito all'approvazione della normativa che prevede forti pene detentive per la pubblicazione di notizie ritenute false dalle autorità, a partire da oggi la Rai sospende i servizi giornalistici dei propri inviati e corrispondenti dalla Federazione Russa". "La misura - precisa la nota - si rende necessaria al fine di tutelare la sicurezza dei giornalisti sul posto e la massima libertà nell'informazione relativa al Paese. Le notizie su quanto accade nella Federazione Russa verranno per il momento fornite sulla base di una pluralità di fonti da giornalisti dell'Azienda in servizio in Paesi vicini e nelle redazioni centrali in Italia".
"Scriveremo una lettera ai vertici della Rai: vogliamo avere chiarimenti sui motivi che hanno portato alla sospensione dei servizi dalla Russia. Chiederemo se siano stati coinvolti gli inviati e i corrispondenti, perché è giusto che l'ultima parola spetti ai giornalisti sul campo". Così il presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza Alberto Barachini, senatore di FI, in merito alla decisione della Rai.
Altri media internazionali, a fronte del tentativo di Putin di oscurare la narrazione sulla guerra, hanno preso posizione. Così, per prima, la Bbc ha deciso di ritirare i suoi giornalisti dalla Russia e riaprire le trasmissioni ad onde corte come ai tempi di Radio Londra. Anche la Cnn ha annunciato la sospensione della trasmissione dei suoi programmi in Russia, il tempo necessario "a valutare la situazione".
Decisione simile per l'emittente pubblica canadese Cbc/Radio-Canada che ha temporaneamente sospeso il lavoro dei suoi giornalisti in Russia. L'emittente canadese Cbc (Canadian Broadcasting Corp) "è molto preoccupata per la nuova legislazione approvata in Russia, che sembra criminalizzare i resoconti indipendenti sulla situazione attuale in Ucraina e Russia. Alla luce di questa situazione e preoccupati per i rischi per i nostri giornalisti e il personale in Russia, abbiamo temporaneamente sospeso i nostri servizi in Russia mentre cerchiamo di ottenere chiarezza su questa legge".
Anche i due principali media pubblici spagnoli, la radio-televisione Rtve e l'agenzia di stampa Efe, hanno sospeso i servizi dei corrispondenti dalla Russia: lo si apprende da comunicati ufficiali.
Il Washington Post ha deciso a sua volta di rimuovere le firme e le date dagli articoli dei suoi giornalisti russi per proteggerli. Lo segnala un giornalista del quotidiano, Paul Farhi, sul suo account Twitter. "In risposta alle minacce di Putin contro i giornalisti in Russia, il Washington Post sta rimuovendo i sottotitoli e le date dalle storie prodotte dai nostri giornalisti in Russia. L'obiettivo è garantire la sicurezza dei nostri team", spiega.
La testata americana Bloomberg News ha preso la stessa decisione. "Bloomberg News sospenderà temporaneamente il lavoro dei suoi giornalisti all'interno della Russia dopo che il presidente Vladimir Putin ha firmato una legge che criminalizza il giornalismo indipendente nel Paese", ha affermato la testata in una dichiarazione.
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