Il New York Times pubblica la bozza dei negoziati di pace tra Mosca e Kiev. I russi pretendevano il diritto di veto sull'intervento degli "stati garanti" in caso di nuova invasione
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Il quotidiano statunitense New York Times ha pubblicato la documentazione che racconta le trattative di pace tra Russia e Ucraina redatta nell'aprile 2022, a poche settimane dallo scoppio della guerra. Il documento, intitolato “Trattato sulla neutralità permanente e le garanzie di sicurezza per l’Ucraina”, nomina Regno Unito, Cina, Russia, Stati Uniti e Francia come “garanti della sicurezza dell’Ucraina come Stato permanentemente neutrale”.
È stato finora l’unico tentativo noto dei funzionari ucraini e russi di impegnarsi in colloqui di pace diretti. Tra i punti cardine dell'intesa, in larga parte stipulata nel corso dei negoziati a Istanbul del marzo di quell'anno, l'Ucraina doveva diventare uno Stato permanentemente neutrale e non aderire a blocchi militari come la Nato. I file erano stati già resi noti dal Wall Street Journal che, nel marzo scorso, ne aveva pubblicato una bozza. I documenti sono stati forniti da fonti ucraine, russe ed europee e confermati come autentici dai partecipanti ai colloqui e da altre persone a loro vicine. Alcuni aspetti di questi documenti sono emersi, ma la maggior parte del materiale non è stato precedentemente divulgato.
La Crimea sarebbe rimasta russa ma senza il riconoscimento di Kiev, che sarebbe stata costretta a non disporre di armi straniere e a ridurre le sue Forze armate che dovevano passare a 85mila effettivi, 342 carri armati e 519 pezzi di artiglieria. La lingua russa doveva essere usata su un piano paritario con l'ucraino, mentre le sorti del Donbass sarebbero state discusse in un secondo momento.
Ora il New York Times rivela che uno dei punti che hanno probabilmente contribuito a far saltare un'intesa è il cosiddetto articolo 5: in caso di un altro attacco armato contro l'Ucraina, gli "Stati garanti" che avrebbero firmato il trattato - Gran Bretagna, Cina, Russia, Stati Uniti e Francia - sarebbero intervenuti direttamente in difesa dell'Ucraina. Ma Mosca volle inserire una clausola secondo la quale "tutti gli Stati garanti, Russia compresa", avrebbero dovuto approvare la risposta nel caso in cui l'Ucraina fosse stata attaccata. Insomma, una sorta di diritto di veto di Mosca, che di fatto avrebbe potuto nuovamente invadere il territorio ucraino. La clausola, giudicata assurda, fece precipitare le cose: con questo cambiamento, disse uno dei negoziatori ucraini "non avevamo alcun interesse a continuare i colloqui".
I colloqui sono falliti poiché entrambe le parti si sono trincerate sul campo di battaglia, ma non prima che i negoziatori producessero diverse bozze di un trattato che avrebbe dovuto garantire la sicurezza futura dell’Ucraina soddisfacendo al tempo stesso alcune delle richieste del presidente Vladimir Putin. Oggi, anche con centinaia di migliaia di morti e feriti, Mosca e Kiev sembrano più lontane dalla pace che in qualsiasi altro momento dall’invasione su vasta scala. Nei giorni scorsi Putin ha affermato che la Russia accetterebbe un cessate il fuoco solo se l’Ucraina cedesse quattro regioni che il Cremlino ha dichiarato parte della Russia e abbandonasse le sue aspirazioni nella Nato. Si tratta essenzialmente di una richiesta di capitolazione, che il governo ucraino ha immediatamente denunciato.